Il progetto CONTAGI-AMO, svoltosi a Pescara tra ottobre e dicembre 2021, promosso dalla Caristas diocesana Pescara-Penne, dall’associazione Spazi di prossimità, dal Gruppo di Volontariato Vincenziano, dall’associazione Psicologi per i Popoli – Abruzzo OdV e l’associazione di promozione sociale Etipublica, ha visto lo svolgimento di eventi in presenza, con la partecipazione di relatori provenienti da diverse discipline e operanti in diversi ambiti, e da un’attività laboratoriale, che ha visto impegnati volontari operanti nel territorio cittadino, coordinati da psicologi dell’associazione Psicologi per i popoli.
Il primo evento, dal titolo La relazione d’aiuto. Dal sapere essere al fare rete, si è svolto il 16 ottobre 2021. Nell’incontro sono stati approfonditi i temi della relazione di aiuto, dell’importanza della formazione come leva per lo sviluppo dell’individuo, dell’importanza di relazionarsi con il mondo delle istituzioni, grazie agli interventi dei relatori intervenuti: il sig. Domenico Spagnoletti, formatore, Coach professionista, consulente per i settori Fitness, Wellness & Sport; la dott.ssa Federica Cavicchio, avvocato e mediatore civile; il dott. Luca De Leonardis, pedagogista ed educatore, assistente amministrativo per l'Azienda per il Diritto allo Studio dell'Aquila. Hanno chiuso i lavori della prima giornata la dott.ssa Ilenia Masci e al dott. Marco Maria Conte, psicologi, membri dell’associazione Psicologi per i Popoli – Abruzzo OdV, che hanno animato un laboratorio rivolto ai volontari presenti dal titolo Famiglie in rete per un nuovo welfare di comunità. Il laboratorio ha avuto come obiettivo l'avvio di un processo di potenziamento della comunità. Partendo da un’analisi del contesto comunitario, ha stimolato l’emersione dei bisogni della comunità stessa, per poter progettare interventi più mirati, volti a incrementarne il benessere.
Il secondo evento in presenza, dal titolo Prossimità e accoglienza familiare. Il valore della prossimità in un mondo che cambia, si è svolto il 13 novembre 2021. Durante questo secondo incontro sono stati approfonditi i concetti di prossimità familiare e di welfare di comunità, in particolare con la testimonianza di Cristiano Verziere, membro della Comunità Giovanni XXIII, responsabile della Casa-famiglia “Mia gioia” di Pescara, e con la restituzione dei risultati del laboratorio ad opera della dott.ssa Ilenia Masci e del dott. Marco Maria Conte, nell’ambito dell’intervento a due voci dal titolo Da una rete di servizi a una rete di relazioni: un nuovo walfare di comunità.
In complesso, il progetto CONTAGI-AMO mira a fornire supporto e formazione ai volontari operanti sul territorio e offrire loro gli strumenti adeguati affinché possano individuare e quando possibile anticipare situazioni di fragilità che possono coinvolgere le varie fasce di popolazione, in particolare quelle più esposte, e possano intervenire direttamente all’occorrenza, ma anche e soprattutto creare le condizioni affinché tali situazioni non si ripetano, migliorando così la qualità della vita dell’intera comunità. Parallelamente, mira a promuovere il ruolo del volontario come patrocinatore del delicato processo di riabilitazione dell’individuo in difficoltà, aiutandolo a sviluppare al meglio il proprio potenziale, nonché a promuovere la cultura del volontariato e della cittadinanza attiva.
In concreto, propone di garantire la fruizione dei servizi ritenuti indispensabili a tutti i cittadini attraverso la creazione di una comunità che collabora e che si impegna attivamente nell’ascolto e nell’assistenza verso l’altro. In tal senso il progetto fa leva sul welfare di comunità favorendo la coesione sociale, mettendo in dialogo tra loro famiglie, risorse e volontari al fine di creare una sinergia che produca un risultato che sia qualcosa di più della somma delle parti. Questo perché offrendo vere e proprie forme di mutuo aiuto e praticando la collaborazione attiva si innescano nuove forme di fiducia, di reciprocità e di responsabilità condivisa. Ed è dalla consapevolezza di un bisogno, di un obiettivo e di valori condivisi tra le persone che nasce la prossimità. Così si costituisce una rete di prossimità per dar spazio al potenziale di risorse umane e relazionali cui attingere per fronteggiare le sfide di una società sempre più complessa. L’appartenenza a questa rete di prossimità permette di tutelare alcuni diritti, consente la promozione di determinati valori civici e contribuisce a rispondere alle necessità dei cittadini migliorando la qualità della vita della comunità.
A conclusione dei lavori del progetto, ai volontari, che sono la parte più preziosa di questa rete e anima del progetto, è stato chiesto di raccontare, a partire dalla loro esperienza sul campo, cosa pensano di alcuni dei punti nevralgici del volontariato e di rendere partecipe la comunità delle loro proposte di miglioramento, potenziamento e rinnovamento dell’attività di volontariato. Abbiamo messo in confronto speculare, simulando un dialogo ideale tra le idee, le suggestioni le esperienze, due gruppi di volontari tra loro diversi, uno ben rodato, compatto ed efficiente, il Gruppo di Volontariato Vincenziano, e quello di recente costituzione, alle sue prime intense esperienze, la comunità di Santo Stefano. Certi che i loro racconti costituiranno un forte stimolo e un importante spunto di riflessione per lavorare insieme all’adeguamento dell’attività di volontariato all’attuale società, più complessa e più dinamica, rinnovandola profondamente, favorendone la crescita e rendendola maggiormente aderente alle nuove istanze del nostro tempo.
La nostra comunità vive il quotidiano, e nel quotidiano si prodiga per gli altri, i fratelli, come soggetto della nostra azione di carità, attraverso un servizio che testimonia il nostro essere vincenziane, cioè crescere nella fede e nei valori evangelici.
Siamo coscienti di essere un’unica creatura vivente, con qualche cosa di nostro da offrire e condividere. Distribuiamo abbigliamento e biancheria per ogni esigenza ed anche desiderio che induce ad una conoscenza personale ed affettiva, che spesso si prolunga nel tempo.
Distribuiamo generi alimentari per bambini ed adulti e siamo presenti con un servizio docce e guardaroba per chi è senza dimora.
L’impegno delle nostre volontarie prosegue con pagamento di utenze e affitti, consegna di buoni per farmacia e macelleria, basandoci su di un ascolto continuo ed assiduo.
Apertura di un centro di ascolto 2-3 volte a settimana, della durata di due ore, con la presenza di due operatori per volta.
Preparazione di volantini da divulgare nella comunità di appartenenza con l’esplicitazione dell’iniziativa.
Riunioni periodiche del gruppo, per condividere, analizzare, trovare delle soluzioni tampone usando tutti i mezzi a disposizione.
In un contesto sempre più a rischio povertà, e con una situazione reale di crisi in atto da diversi anni, che ha prodotto gravi forme di disagio economico e sociale, si rivela sempre più necessario misurarsi con la responsabilità di sviluppare l’educazione e la comunicazione solidale, intesa come avere la capacità e la voglia di condivisione e scambio, partecipazione alla vita sociale, al fine di generare una sorta di effetto domino: gesti spontanei, atteggiamento umile a testimonianza dell’impegno e della partecipazione, disponibilità all’attenzione verso opinioni altrui, alle esperienze vissute, ai diversi punti di vista; un effetto domino che riesca a contagiare specialmente i più giovani, affinché abbiano l’opportunità di mettere in atto anch’essi piccoli gesti di solidarietà efficace.
Ma l’uomo non vive di solo pane, come ricorda la Bibbia, ma ha bisogno di luce, di bellezza e di spiritualità.
La nostra attuale società si accanisce sul corpo, e si è persa la capacità di contemplare, di gestire la poesia, di gioire per la vita dello spirito.
Ecco, quindi, il coraggio di agire nella cultura che ci circonda, per ricordare qual è il “Mio” (proprio) posto nel mondo alle generazioni giovanili desiderose di contribuire a fornire nuova e più efficace linfa.
Sviscerare le problematiche riguardanti i giovani, interessando e coinvolgendo, per quello che può riguardarli. I gruppi di ragazzi presenti in parrocchia (Scout, coro, Catechismo). Essere presenti con volontari per accompagnare bambini/ragazzi negli studi, qualora se ne avvertisse un reale bisogno (es. impegni lavorativi dei genitori) o nell’intrattenimento ludico.
In questa situazione di malessere generale si è notato un aumento del diritto sociale più che di quello economico. In particolare, i fenomeni migratori, gli stravolgimenti geopolitici, e la pandemia hanno prodotto nuovi destinatari, le cui esigenze e risorse risultano essere fortemente differenti dal passato. La nostra comunità vincenziana si è resa conto di quanto sia più difficile e complesso aiutare questi nuovi fratelli ai quali offrire il pane.
Abbiamo profuso impegno, disponibilità, energie in ogni ambito, abbiamo ampliato la nostra formazione, avviato nuovi progetti mirati, per amplificare e rendere lo strumento comunicativo più efficace per un percorso di riabilitazione, ed ecco pertanto la Visita Domiciliare, per la quale la nostra associazione si distingue.
È il mezzo più efficace per arrivare al povero, per capire come e per quali bisogni possa essere aiutato. Ma le modalità sono cambiate, poiché sono cambiati i tempi.
Vergogna, reticenza, diffidenza spingono per lo più i nostri assistiti a non riconoscerci, ad avere paura di essere lì per verificare e non per aiutare, per capire le loro difficoltà.
Sappiamo che l’incontro domiciliare va preceduto da una relazione di arricchimento vicendevole, da conversazioni scevre da giudizi e pregiudizi, da un ascolto carico di umanità, che il nostro gruppo dedica nella fedeltà al fondatore San Vincenzo, nella consapevolezza che andiamo ad incontrare Cristo e a portare Cristo.
Non per esperienza diretta, in quanto ancora non si avvia il gruppo Caritas, ma sembra che il bisognoso/il povero non cerchi solo indumenti o alimenti (a volte non si riesce ad apprezzare, gestire quanto ricevuto, per cui si ha uno spreco nello spreco), ma soprattutto attenzione, considerazione, rispetto.
Tentare di coinvolgere il bisognoso nella vita concreta.
Di fronte al rigore delle leggi i servizi sociali fanno spesso prevalere criteri umanitari basati su superficialità e noncuranza, così il volontariato stabilisce altri contatti con risorse esistenti sul territorio.
Il nostro Gruppo di Volontariato Vincenziano è stato precursore nel fare rete con altri partner, in primis la Mensa di San Francesco e Missione Possibile, che con opera di riciclo dei materiali, realizza oggetti di vario genere per mercatini estivi e natalizi.
In seguito si sono aggregati servizi sociali quali il Comune per l’assistenza verso chi debba affrontare un iter burocratico complesso, la Caritas con l’accoglienza e l’accompagnamento per il disbrigo di pratiche, il Banco Alimentare e varie Parrocchie si sono rese disponibili alla solidarietà ed alla prossimità, accomunate dalla vicinanza territoriale.
Questa rete di interazione con altri partner rende il nostro servizio attivo nella collaborazione e soprattutto aperto al confronto, senza nascondere problemi e bisogni, mantenendo ciascuno le proprie caratteristiche.
La Caritas diocesana, ma anche un confronto e un supporto delle altre Caritas presenti nel territorio da più tempo e quindi con più esperienza. In primis è necessario approfondire la conoscenza delle potenzialità della propria parrocchia.
Essere “a servizio” degli altri insegna a sentire, insegna ad ascoltare davvero, a mettere le persone subito nella frequenza d’amore di chi si ha davanti.
Tendere una mano significa dare priorità all’essenziale. Mettersi a disposizione educa a porre in secondo piano l’esteriorità ed il freddo stile delle liquidità di alcuni rapporti umani.
Così ci è capitato con una giovane in stato interessante, senza il compagno, pronta ad abortire: si è riusciti ad evitare il triste evento, con sostegno e cura è stato possibile farla diventare madre, a ritrovare il compagno, con cui si è poi sposata. Oggi ha altri figli.
Un’altra esperienza, tra le tante, vissute dal nostro Gruppo, riguarda due ospiti di una Casa- Famiglia: un uomo e una donna di età e storie diverse.
Abbiamo messo in atto informazioni sulle loro condizioni psicofisiche, richiesta di sussidi, proposte alternative al loro stato sociale, ed infine siamo riusciti, anche con l’aiuto di una coppia che ha messo a disposizione per l’affitto un appartamento, a pianificare una vita in coabitazione, ma autonoma e collaborativa allo stesso tempo, facendo loro riacquistare libertà e sicurezza nel contesto sociale.
Tempo fa c’è stato qualche approccio nelle famiglie, in presenza. Un’esperienza bella, concreta, è stata quella di aver organizzato per diversi anni un mercatino: “Il mercatino dell’Immacolata”, il cui ricavato è stato utile per sostenere a distanza nei loro studi dei ragazzi le cui famiglie erano impossibilitate. Un’esperienza che potrebbe essere ripetuta nella nostra comunità per le famiglie che ne avessero necessità.