5 tesi per il no - Referendum Trivellazioni
Piercamillo Falasca, direttore editoriale di Strade e membro del comitato
Secondo Piercamillo Falasca, bisogna continuare a produrre gas natrale e petrolio in Italia per non aumentare le importazioni e la dipendenza energetica di gas dell'Italia da paesi non democratici né affidabili come la Russia e i paesi arabi. Non sono le piattaforme né i giacimenti nei mari italiani ma le petroliere estere la causa del catrame che purtroppo a volte danneggia le coste italiane. Il petrolio e il gas naturale "a chilometro zero" prodotto in Italia, al contrario, sono più sicuri e meno impattanti per l'ambiente.
Nel 2014 le compagnie del gas naturale e del petrolio hanno versato nelle casse dello Stato e nelle regioni circa 340 milioni di euro. Invece di rinunciare a queste entrate occorre lavorare per ottenere royalties più alte, anche per avere maggiori risorse pubbliche da investire in ricerca e sviluppo delle energie rinnovabili.
Le energie rinnovabili sono sono sufficienti a coprire il fabbisogno energetico nazionale e i settori del gas naturale e delle estrazioni in mare sono driver di innovazione tecnologica e di creazione di ricchezza. Se vince il sì, andranno persi 1,2 miliardi di euro di investimenti, di cui 300 milioni in ricerca e sviluppo: la riduzione degli investimenti farà perdere all'Italia la leadership mondiale nel settore delle perforazioni. E con la chiusura degli impianti andranno persi migliaia di posti di lavoro: in Italia 11mila persone sono direttamente impiegate in attività estrattive; altre 21mila operano nell'indotto. Per aumentare l'occupazione nell'alta tecnologia nelle rinnovabili abbiamo bisogno anche del lavoro di chi oggi si sta occupando al petrolio e al gas naturale in Italia, perché sono proprio le compagnie che oggi estraggono petrolio e gas naturale in Italia le più interessate al mix energetico e, in prospettiva, a dedicarsi ad altre fonti di energia.
Questo referendum danneggia non soltanto il settore del gas naturale e del petrolio ma l'intera credibilità dell'Italia come territorio di attrazione di investimenti produttivi internazionali poiché dà la sensazione agli investitori esteri che non è un paese in cui gli investimenti pluriennali sono tutelati e sicuri.