La storia ha dimostrato che, in assenza di un sistema di partiti solido, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica può rappresentare uno scivolamento verso forme di plebiscitarismo. Ciò che caratterizza la riforma in senso presidenzialista che si propone è proprio la designazione elettorale del “capo” della maggioranza e l’attribuzione ad esso di tutti i poteri sostanziali di determinazione dell’indirizzo politico di maggioranza. In questo modo, secondo alcuni costituzionalisti, si estremizza la tendenza al leaderismo e al personalismo che già caratterizza il nostro sistema. Infatti in Italia non vi è un problema di debolezza istituzionale dell’organo di Governo, ma di assenza di maggioranze che si formino sui programmi e non sul seguito personale dei rispettivi leader. In Europa, l’unico caso di (semi)presidenzialismo è la Francia di De Gaulle, che si è trasformata con un colpo di stato nel 1958. Tuttavia in questo caso storico si è dato seguito a una trasformazione intensa dell’ordinamento, – sia dal punto di vista della forma di governo che del sistema elettorale – che ha controllato le degenerazioni personalistiche.