Il TTIP rappresenta una minaccia per il settore agroalimentare europeo

Per il settore agroalimentare italiano il TTIP rappresenta una risorsa

Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale dell’Unione Europea, ha espresso il proprio punto di vista sui vantaggi che il settore agroalimentare italiano può ottenere dalla stipulazione del Trattato transatlantico. A riportare la notizia è stato il sito web “Il Fatto alimentare”, nell’intervista raccolta da Beniamino Bonardi dal titolo TTIP: intervista esclusiva a Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale UE sui negoziati per il libero commercio tra USA ed Europa, pubblicata il 3 marzo 2015.
Il mercato statunitense, riferisce De Castro, rappresenta la terza destinazione dell’export agroalimentare italiano dopo Germania e Francia; “in particolare per alcuni comparti come il vino, l’olio, i formaggi, i salumi e i prosciutti, rispetto ai quali l’Italia detiene il primato delle importazioni USA. Il nostro Paese esporta quasi 3 miliardi di euro verso gli Stati Uniti, circa il 9% del totale delle esportazioni agroalimentari”. Sono “numeri importanti”, continua de Castro, “dai quali si evince l’importante spazio di opportunità per il sistema agroalimentare nazionale che potrebbe derivare da un esito positivo del negoziato transatlantico”.
Il presidente della Commissione Agricoltura ha inoltre affermato che se proprio ci devono essere dei rischi questi sono costituiti dal fatto che “le condizioni di partenza delle differenti agricolture, con la struttura di quella americana che per dimensioni aziendali e costi di produzione potrebbe surclassare, in condizioni di mercato aperto e senza protezioni, la produzione di materie prime europee”.
Tuttavia, De Castro ha subito tranquillizzato l’opinione pubblica affermando che “già altri negoziati commerciali utilizzano tetti e soglie, ovvero quote, per garantire protezione ad alcuni settori esposti dell’agricoltura europea”. Inoltre, secondo De Castro molti punti del Trattato sono ancora da negoziare: “l’obiettivo è superare ostacoli del commercio che non ledono questi principi [i principi dei livelli di protezione dei cittadini-consumatori, NdR], quindi aspetti come quello degli OGM […] e della tutela della qualità alimentare non rientrano nei temi del negoziato”.
De Castro ha proseguito tranquillizzando i consumatori e dichiarando che “le regole europee, uniche al mondo in termini di standard e di sicurezza alimentare, sono frutto di negoziati lunghi e complessi e, per la loro stessa natura giuridica, non potranno essere modificate dal trattato commerciale di libero scambio”.
Il presidente della Commissione Agricoltura ritiene infatti che i consumatori italiani non verranno in alcun modo svantaggiati dalle regole che saranno decise nel Trattato da Stati Uniti e Unione Europea: “[...] le regole che garantiscono protezione dei consumatori e quindi anche quelle in materia di tutela della salute umana e dell’ambiente, non saranno messe in discussione all’interno di un negoziato. In tal senso, passi indietro che possano minacciare i preziosi risultati raggiunti dall’Unione a tutela dei cittadini, non saranno accettati”.
Come ha precisato De Castro, il negoziato è finalizzato ad abbattere solo le residue barriere tariffarie e generare dei benefici per l’Europa: “Recenti studi d’impatto hanno stimato che ad una riduzione del 25% delle barriere non tariffarie accompagnata dall’azzeramento di quelle tariffarie, corrisponderebbe una crescita dei volumi scambiati tra i due player superiore del 40%, con un incremento delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti di circa il 120%”. Occorre dunque concentrare gli sforzi sull’abbattimento di tali ostacoli, continua De Castro, affermando che saranno date grandi opportunità alle imprese europee, specialmente nel settore agroalimentare, che per l’Italia ha visto come base di lancio l’Esposizione Universale di Milano: “Sarà un lavoro lungo e difficile che alla fine il Parlamento valuterà nel suo complesso, così come già accaduto per altri trattati di libero scambio commerciale”.

 

Armonizzare le regole sulle barriere non tariffarie

A supportare il Trattato transatlantico per il settore agroalimentare si è schierata anche “Agrinsieme”, l’organizzazione agricola italiana che coordina aziende e cooperative di Confederazione Italiana Agricoltori, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Italiane.
In data 15 gennaio 2015 “Agrinsieme” ha rilasciato il proprio punto di vista in merito sul sito web di Confagricoltura nell’articolo TTIP, Agrinsieme: un'opportunità da cogliere per l'agroalimentare europeo e italiano. “Agrinsieme” ha definito il TTIP come una “opportunità da cogliere per l’agroalimentare europeo e italiano”. L’accordo per il negoziato è infatti rilevante per l’Europa in quanto “interessa un mercato complessivo di quasi un milione di abitanti del pianeta e due ‘blocchi’ che attivano 6-7 mila miliardi di euro di scambi a livello mondiale”.
Le opportunità che il negoziato fornisce consistono innanzitutto nella finalizzazione degli interessi offensivi dell’Unione Europea anche in campo agricolo e agroalimentare.
Sono inoltre presenti dei settori produttivi in cui la rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie vincolano il nostro export verso gli Stati Uniti anche per l’Italia.
Le barriere non tariffarie sono complicazioni burocratiche, costituite per esempio da norme sanitarie e fitosanitarie e altri costi diretti e indiretti. È quindi necessaria, secondo l’articolo, un’armonizzazione e reciprocità su regole e standard normativi se si vuole uniformare i due mercati. Tenendo conto di questo aspetto si afferma sulla pagina web di Confagricoltura che l’Europa dovrà comunque “evitare eccessive concessioni che rischino di favorire il forte potenziale esportativo degli USA, specie in comparti particolarmente ‘sensibili’”. “Agrinsieme” conclude la propria analisi dichiarando che bisogna in ogni caso bilanciare “gli interessi in una logica win-win per entrambi e va colta l’occasione di una window opportunity che consentirebbe, tra le scadenze elettorali, di conseguire entro la fine del 2015 un importante risultato che avvantaggerebbe sia Stati Uniti sia Europa. Anche sul fronte agricolo e agroalimentare”.

 

La tutela dei consumatori italiani è garantita dal TTIP

Nell’articolo TTIP per l’agroalimentare: un affare da 20 miliardi. “Nessun rischio per la salute dei consumatori” di Tommaso Cinquemani, pubblicato sul quotidiano online “Affari italiani” il 20 novembre 2014, il politico ed economista Paolo De Castro ha ribadito i buoni principi che stanno dietro ai negoziati del TTIP e le conseguenze favorevoli per l’Europa. De Castro ha definito il TTIP “un affare da 20 miliardi” che “non presenta nessun rischio per la salute dei consumatori”.
Dal punto di vista agroalimentare, infatti, l’Europa ha un interesse molto ampio ad aderire al Trattato in quanto “esporta verso gli USA 17 miliardi di euro di prodotti agroalimentari all’anno. Mentre ne importa circa 10 miliardi. Abbiamo un saldo attivo in grande crescita”, ha continuato de Castro, “aumentato del 40% in 10 anni, mentre le importazioni sono rimaste costanti”. Aggiunge che importiamo dagli USA “prevalentemente materie prime come grano, soia , mais, polvere di latte. Esportiamo invece prodotti lavorati come vino, conserve, formaggi, pasta”. De Castro afferma che, esportando prodotti lavorati, gli italiani hanno “interesse che cadano le barriere commerciali con gli USA. Questo ci permetterebbe di raggiungere un mercato più ampio, che per l’Italia attualmente vale 3 miliardi”. Nel caso dell’abbattimento delle barriere non tariffarie e tariffarie “si stima un aumento del 120 % delle esportazioni europee verso Stati Uniti e del 40% nel senso opposto”.
In merito agli allarmismi e alle varie teorie di complotto in riferimento al TTIP De Castro ribadisce che “si sono sentite tante frottole su questo accordo” e bisogna quindi essere chiari quando si parla di salute dei consumatori: “Voglio rassicurare tutti, le nostre regole di tutela dei consumatori non cambieranno con il TTIP”.

 

Nessun rischio per la sicurezza alimentare degli italiani

Maurizio Martina, ministro italiano delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha espresso le proprie opinioni in merito alla questione del settore agroalimentare affermando che gli organismi geneticamente modificati non rientreranno a far parte del TTIP e che per la sicurezza alimentare italiana non sarà presente alcun tipo di rischio. Le sue dichiarazioni sono riportate nell’articolo di Domenico Giovinazzo Martina: Ogm non rientrano nel Ttip, nessun rischio per sicurezza alimentare, pubblicato sul sito web “Eunews” il 19 novembre 2014.
Il ministro ha voluto chiarificare le perplessità sul trattato, assicurando che “l’Europa potrà vietare i prodotti per cui non esistono sufficienti evidenze scientifiche che ne escludano la nocività, come gli organismi geneticamente modificati”. Martina ha rassicurato i cittadini italiani in merito alle false preoccupazioni di una possibile invasione di prodotti geneticamente modificati sul mercato italiano: “Ci sono preoccupazioni sul fatto che gli USA pretenderanno l’abolizione della normativa europea sugli OGM. Sono preoccupazioni infondate perché il mandato non prevede che gli OGM siano in oggetto del TTIP”. Il principio di precauzione sui prodotti alimentari in commercio vigente in Unione Europea continuerà dunque ad essere tutelato. Martina rassicura inoltre che “il mandato per le trattative prevede per ciascuna delle parti il diritto a impedire gli scambi qualora le evidenze scientifiche non siano sufficienti […], quindi non ci sarà nessun rischio per la sicurezza alimentare dei cittadini europei”.
La tutela delle indicazioni geografiche tipiche rimarrà garantita come un punto fondamentale delle trattative TTIP, ha rassicurato il Ministro. Martina ha posto l’esempio dei risultati importanti che sono stati ottenuti nella trattativa tra Unione Europea e Canada.
In questi negoziati è infatti stato compiuto un passo fondamentale, in quanto tra i due Paesi è stato codificato il divieto di evocazione.

Come riporta il sito web “Politix.it” nell’articolo del 20 novembre 2014 A Martina piace il Ttip, il ministro Martina ha espresso la propria convinzione sul fatto che il Trattato possa portare crescita e tutele garantite per il settore agroalimentare italiano: “L’opinione pubblica è troppo allarmata, il trattato non comporterà alcuna riduzione delle tutele per i cittadini in favore dell’arricchimento delle multinazionali”.
Martina ha infine dato promessa che l’Unione Europea si spenderà “affinché nel mercato unico non entrino prodotti considerati dannosi in Italia, come i polli trattati con la clorina” e il diritto di precauzione rimarrà una priorità per l’Europa.
La Commissione Europea, ha aggiunto il ministro, si batterà anche per la tutela e la valorizzazione delle indicazioni geografiche tipiche, tenendo conto che ci saranno degli effetti positivi nella stipulazione del Trattato come la crescita delle esportazioni per l’Italia e l’aumento del suo saldo commerciale attivo.
In generale, stringere un’intesa commerciale con gli Stati Uniti, ha concluso Martina, è un’opportunità da non perdere per l’intero sistema agroalimentare italiano e europeo.

 

La tutela del diritto di precauzione e i vincoli per gli OGM

Il 24 novembre 2014, Paolo Cova, deputato del Partito Democratico, membro della XIII Commissione Permanente Agricoltura e Veterinario italiano, ha confermato tramite l’articolo Audizione Ministro Martina su TTIP, pubblicato sul suo sito web personale, le buone intenzioni delle negoziazioni del TTIP in merito al settore agroalimentare. Cova ha confermato che per il settore agroalimentare italiano verrà mantenuto il dritto di precauzione per il quale, senza certezze scientifiche, non si consente la commercializzazione di alimenti trattati geneticamente.
In merito all’audizione alla Camera del ministro Maurizio Martina sul tema del TTIP, svoltasi il 19 novembre 2014, Paolo Cova ha ribadito che le indicazioni di produzione sulle etichette dei prodotti alimentari saranno mantenute anche nell’accordo di negoziazione sul TTIP, mentre gli OGM sono ancora in corso di negoziazione.
Come riportato nell’articolo Calenda, OGM sono esclusi da trattato TTIP, pubblicato sul sito web “Ansa” il 27 maggio 2015, Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo Economico, ha rassicurato i cittadini italiani riguardo la questione degli Organismi Genericamente Modificati, che secondo alcune fonti non confermate potrebbero raggiungere il nostro Paese a seguito della realizzazione del Trattato transatlantico: “Gli OGM sono fuori dal TTIP […] e non ci sarà un allentamento di questi vincoli”. Calenda ha proseguito col dichiarare che, in merito alle preoccupazioni che gli alimenti OGM possano avere libero accesso nel mercato italiano. “la Commissione non ha alcun titolo per allentare i vincoli per l’ingresso di prodotti alimentari dagli USA”. Al contrario, continua il viceministro, l’Italia sarà uno dei Paesi che andranno a beneficiare direttamente del trattato di libero scambio, anche sul settore agroalimentare.

 

L’America come mercato di destinazione delle eccellenze italiane

Anche il quotidiano “La Stampa”, nell'articolo TTIP, Calenda in USA vara strategia per sostegno “made in Italy”, a firma di Francesco Semprini, ha riportato in data 11 giugno 2015 le opinioni di Carlo Calenda. Stando a quanto afferma il quotidiano, in merito alla questione dei negoziati TTIP, il viceministro Calenda si è recato a Chicago presso il “Food Marketing Institute”, dove è stato tenuto un incontro per discutere del “made in Italy” e dei suoi impatti con il TTIP.
Rappresentando l’Agenzia per la Promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ex ICE), Calenda ha difeso i diritti dei consumatori e delle imprese italiane in tema di riconoscimento dei prodotti nazionali. L’agenzia, riferisce Semprini, ha il compito di attuare un piano messo a punto dal governo italiano e di illustrarne le linee guida. L’obiettivo è quello di incrementare presso la grande distribuzione americana il numero di prodotti autentici del “Belpaese” disponibili sugli scaffali dei supermercati americani: “l’Italian Trade Agency è onorata di essere partner di Fmi Connect, un primato di grande importanza per noi visto che si tratta di un’esibizione dell’eccellenza in termini [di] prodotti, attrezzature e servizi orientati al retail per il comparto food” ha affermato Carlo Calenda.
Durante l’incontro, riporta l’articolo di Semprini, è emerso che il governo italiano ha stanziato un investimento di 260 milioni di euro per promuovere l’eccellenza del “made n Italy”: “nel 2014 […] per il settore dell’agroalimentare l’export di prodotti italiani verso gli Stati Uniti è aumentato del 6,2% rispetto ai precedenti dodici mesi, riconfermando l’America come terzo mercato di destinazione delle eccellenze alimentari del Paese”.
Calenda ha dunque rilanciato gli sforzi di intesa sull’accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea, affermando che “è realistico chiudere un accordo TTIP sostanzioso, che contempli tariffe, convergenza regolamentare, energia e qualcosa sulle indicazioni geografiche dei prodotti”. Il viceministro ha infine dichiarato che “il mercato americano potenziale per il ‘made in Italy’ prima del TTIP è di 9,2 miliardi di euro, […] e si calcola che la chiusura di un accordo di libero scambio ambizioso si tradurrebbe in un aumento potenziale del PIL italiano dello 0,5%, un valore molto significativo”.

 

Un’occasione per la crescita economica italiana

Lisa Ferrarini, presidente di “Assica” (Associazione delle Carni e dei salumi), ha dichiarato tramite un commento comparso sulla rivista di economia e marketing “Largo Consumo” del mese di settembre 2013 che il trattato TTIP rappresenta “un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire. Le due aree, infatti, se paragonate al mondo asiatico, sono molto simili in termini di reddito, abitudini di consumo, composizione socio-culturale”.
Secondo Ferrarini, la progressiva integrazione dei due mercati non può che essere vantaggiosa per entrambe le parti. Inoltre, ha affermato che nel mercato statunitense occorre sfruttare la notevole rilevanza economica per le imprese nazionali italiane che spiccano nel settore agroalimentare.
Il presidente di “Assica” ha aggiunto che un aumento decisivo dell’export europeo verso gli Stati Uniti porterebbe una conseguente crescita economica e un aumento del reddito annuale medio per le famiglie: “Di fronte a una tale prospettiva è impensabile non trovare un compromesso e il modo di andare d’accordo anche sulle questioni più spinose, quali le normative sanitarie e fitosanitarie o le indicazioni geografiche. È pertanto fondamentale che gli Stati Uniti siano disponibili a rimuovere gli ostacoli che limitano l’accesso al mercato delle produzioni europee – determinati soprattutto dalle difficoltà delle misure regolamentari, degli standard, dei requisiti tecnici di conformità di sicurezza, salute e tutela dell’ambiente – attraverso l’adozione di sistemi di mutuo riconoscimento delle normative e/o di allineamento degli standard”.
Il prezzo per questo accordo, ha concluso Ferrarini, è la necessità che l’Unione Europea sia in grado di superare le sue “storiche posizioni di ‘conservatorismo agricolo’, aprendosi anche alla discussione sulle moderne biotecnologie e sulla loro applicazione alla produzione agroindustriale”.

 

Il TTIP è un rischio per la difesa del “made In Italy”

Claudio Forleo, giornalista per la sezione politica della rivista “International Business Time”, in data 22 febbraio 2015, nell’articolo Sicurezza alimentare e TTIP: perché le rassicurazioni dell'Europa non spengono i timori, ha riferito le preoccupazioni di chi denuncia il cambiamento delle regole sulla sicurezza alimentare, l’invasione di prodotti transgenici o ricchi di anabolizzanti la cui coltivazione è vietata in Italia e la scomparsa del “made in Italy”.
Molti rappresentanti di categoria del settore alimentare, afferma Forleo, hanno espresso il timore che per incassare qualche punto di PIL rinunceremo alla qualità dei nostri alimenti, ai controlli e alle regole che ci siamo dati, e alle cosiddette barriere non tariffarie, finendo forse per rifiutare definitivamente la qualità che sta dietro il “made in Italy”.
Claudio Forleo informa che nello specifico l’approccio nel settore alimentare di Stati Uniti ed Europa è infatti molto differente: “Nel Vecchio Continente vige il cosiddetto principio di precauzione. Di fronte ad un rischio per la salute umana e ambientale, in cui i dati scientifici non consentono di valutare a fondo l’entità del rischio, viene impedita la distribuzione, la consumazione o predisposto il ritiro di prodotti potenzialmente pericolosi. Negli Stati Uniti il principio è capovolto. Il prodotto non è fa male fino a prova contraria, dunque viene commercializzato fino a che i dati scientifici non ne dimostrano la nocività”.
Oltre a questo, continua Forleo, vi è il modo di fare agricoltura che divide i due Paesi: coltivazione di OGM, utilizzo o abuso di ormoni e antibiotici sul bestiame, sono tutte tecniche adottate dagli Stati Uniti ma vietate allo stesso tempo in Europa. Per quanto riguarda gli ormoni e gli antibiotici, negli Stati Uniti tutto è intensivo e teso alla massima resa di profitto e i prezzi per i consumatori sono più alti. A discapito di tutto questo va la qualità dei prodotti e i rischi per la salute aumentano. In Europa, invece, il trattamento con anabolizzanti del bestiame è vietato sebbene esista chi riesce ad aggirare le regole. Gli OGM, afferma Forleo, sono prodotti normalmente negli Stati Uniti. Gli ettari di colture transgeniche o biotecnologiche nel 2013 superavano i 70 milioni e nuove autorizzazioni sono state approvate di recente. La normativa italiana, al contrario, non consente la coltivazione di prodotti OGM sul territorio nazionale, anche se non ne è esclusa la commercializzazione con obbligo di etichetta.
In base a queste precisazioni Forleo dichiara che bisogna tenere conto che il trattato TTIP potrebbe creare non pochi problemi alla difesa del “made in Italy” e alla questione dell’etichettatura, infatti: “Già oggi non riusciamo a difendere i nostri prodotti dalla concorrenza sleale di chi all'estero spaccia per ‘italiano’ l’alimento che commercia”.

 

Il TTIP è una minaccia per l’economia dei produttori e la salute dei consumatori

L’articolo del 21 settembre 2014 Agroalimentare in pericolo a causa del TTIP. Parla Schaber dell'European Milk BoardAgroalimentare in pericolo a causa del TTIP. Parla Schaber dell’'European Milk Board, di Giada Vicenzi, cronista per il sito web del trentino “Il fatto 24 ore”, ha riconosciuto nell’agroalimentare un settore in pericolo a causa dei negoziati in corso tra Stati Uniti e Unione Europea per la realizzazione del trattato di libero scambio. Vicenzi ha descritto il TTIP come una minaccia per l’economia dei produttori e la salute dei consumatori: “Un accordo su cui si sa ancora poco, ma che sta sollevando grandi preoccupazioni nell’opinione pubblica europea e americana. […] suscita la preoccupazione per il futuro dell’agroalimentare da parte dei consumatori e dei produttori”.
Romuald Schaber, presidente della European Milk Board (EMB) e dell’associazione tedesca dei produttori di latte (BDM), si è battuto in difesa degli allevatori che rischiano di subire gli effetti negativi del trattato transatlantico. La denuncia di Schaber ha portato alla luce difficoltà legate alla filiera del latte, non solo tedesco, ma anche italiano. Infatti, come si legge nell’articolo, “Se si pensa che al produttore il latte viene pagato mediamente 35-39 centesimi al litro, mentre il prezzo pagato dal consumatore finale è moltiplicato anche per cinque, è chiaro che la fetta più grande della torta venga fagocitata dalle multinazionali e dalla grande distribuzione. Prezzi che talvolta […] non riescono neanche a coprire i costi di produzione, che al netto della sovvenzione europea si aggirano mediamente attorno ai 45 centesimi al litro”.
Schaber afferma che questo effetto è dovuto alle liberalizzazioni selvagge che l’Unione Europea ha portato avanti negli anni e contro le quali si battono i membri della EMB e di altre organizzazioni europee del settore. L’EMB chiede in sostanza che a livello europeo si producano le quantità di latte corrispondenti alla domanda interna, con una retribuzione giusta per gli allevatori. “L’eventuale surplus”, continua l’articolo, “può essere rivenduto sui mercati mondiali, ma a un prezzo equo, abbandonando la politica delle sovvenzioni, che ‘drogano’ il mercato”.
Sulla scia delle forti preoccupazioni prodotte dal TTIP, l’EMB si sta dando da fare per trovare un appoggio istituzionale, dialogando con i rappresentanti politici dei vari Paesi Europei: “Tutti i rappresentanti politici con cui ci siamo confrontati hanno avuto come obiettivo solo la propaganda, ma non hanno fatto niente per i produttori. Probabilmente siamo troppo piccoli e non gli interessiamo. Nei 5 Stelle abbiamo trovato, invece, un’apertura e un interesse straordinario” ha affermato Schaber.
Il presidente dell’EMB ha richiesto in sostanza la sovranità alimentare come garanzia di indipendenza e di conservazione del paesaggio agricolo: “[…] bisogna stringere il controllo sulle importazioni […], che non significa chiudere i mercati, ma salvaguardare i nostri standard alimentari e sanitari, che in Europa sono più alti rispetto al resto del mondo”.
Come riporta in conclusione lo stesso Schaber, le mobilitazioni e i tentativi di fermare i danni per l’agroalimentare italiano si sono concretizzati in diverse azioni, quali per esempio la richiesta all’Unione Europea (immediatamente respinta) di indire un referendum per far cessare subito i negoziati.

 

Soltanto le multinazionali beneficeranno della riduzione della barriere non tariffarie

Francesco Cancellato, direttore del quotidiano on line italiano “Linkiesta”, nell’articolo Dagli OGM all’export, tutti i rischi del patto USA-UE, pubblicato in data 20 ottobre 2014 sullo stesso sito web, ha affermato che il TTIP “non è una buona notizia per l’Italia”. Cancellato ha dichiarato che un problema per l’agroalimentare è che se passa il TTIP sarà possibile “ai prodotti alimentari americani come ortaggi geneticamente modificati, carne agli ormoni e polli lavati nel cloro di fare la loro comparsa sugli scaffali dei nostri supermercati senza etichette che attestino tali trattamenti, consentiti negli USA e (sinora) proibiti in Europa”.

Stando a quanto riportato dall’articolo, vige oggi la preoccupazione che Bruxelles conceda un alleggerimento sull’etichettatura dei prodotti alimentari alla lobby dell’industria alimentare americana o ad altri distributori americani. Sarebbe spinta a farlo per ammorbidire gli Stati Uniti sulle regolamentazioni su automobili, macchinari e manifattura in generale che da noi sono più stringenti.

Nonostante l’Unione Europea abbia rassicurato che le leggi europee che riguardano ormoni o che proteggono la salute dei consumatori non saranno parte delle negoziazioni e non verranno quindi modificate, vige ancora la preoccupazione di un possibile danno per il settore agroalimentare italiano.

Si pensa che a beneficiare del trattato saranno esclusivamente le multinazionali e le grandi aziende che si basano sull’export.

Le piccole imprese saranno invece svantaggiate perché si ritroveranno a soffrire a causa dell’abbattimento di tutte le barriere daziarie, che le porterà a dover lottare contro più prodotti esteri.

Il TTIP rappresenta una sciagura per l’agroalimentare italiano

Mara Bizzotto, parlamentare europea della Lega Nord, membro della Commissione europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale e vicesegretaria nazionale della Liga Veneta, nel post “TTIP: una sciagura per l’agroalimentare di casa nostra”, pubblicato il 13 febbraio 2015 sul suo sito web personale, ha affermato che il TTIP rappresenta una “sciagura di dimensioni inimmaginabili per il settore agroalimentare italiano, con danni enormi per le nostre aziende e per le produzioni di qualità tipiche dei nostri territori”.
L’Europa, afferma Bizzotto, ridurrebbe infatti il “made in Italy”, spalancando le porte alle multinazionali americane che invaderebbero il mercato italiano con i loro prodotti.

In merito, la vicesegretaria veneta della Lega Nord ha presentato alla Commissione Europea un pacchetto di interrogazioni sul TTIP accusando i negoziatori di mettere “in ginocchio il comparto dell’agroalimentare italiano fatto di origini protette e di tipicità certificate, aprendo alla commercializzazione in Europa di prodotti americani tarocchi come ‘l’Asiago del Wisconsin’, il ‘Grana Cheese’, il ‘Parmesan”, i falsi Amarone, Prosecco e Valpolicella o le carni d’allevamento trattate con antibiotici promotori della crescita vietati in Europa ma ampiamente utilizzati negli allevamenti statunitensi”.
Bizzotto spiega che “mentre nel nostro Paese e in Europa le denominazioni di origine, DOP e IGP, vengono tutelate da rigidi disciplinari che certificano la qualità e la filiera del prodotto, negli USA esse rappresentano ‘nomi comuni’ utilizzabili senza alcun vincolo: addirittura gli imprenditori americani hanno fondato un Consorzio per la difesa dei nomi comuni (CCFN) che difende la commercializzazione di alimenti ‘Italian sounding’”.
Vi è dunque il timore, secondo Bizzotto, che il TTIP diventi un pericoloso “‘salvacondotto’ legalizzato per la contraffazione alimentare” che permetta la libera circolazione del finto “made in Italy” in Europa provocando danni economici per il nostro Paese.
Gli Stati Uniti potrebbero infatti commercializzare liberamente i loro prodotti senza passare per i controlli e per il processo di certificazione costituendo un pericolo letale per numerose aziende italiane che “garantiscono prodotti di certificata qualità e di piena tracciabilità”.
Mara Bizzotto chiede all’Unione Europea di “mettere in atto tutte le misure necessarie per assicurare la tutela assoluta e senza deroghe delle denominazioni di origine europee che rischiano di essere svuotate del loro valore legale, economico, e qualitativo, con devastanti conseguenze per tutto il comparto agroalimentare italiano e degli altri Stati membri”.

 

Il TTIP apre le porte ai prodotti OGM in Europa

Marta Albè, collaboratrice per la rivista on line di alimentazione e salute naturale “Greenme.it”, nell’articolo OGM, antibiotici e falsi cibi: l'agroalimentare USA invaderà le tavole italiane?, pubblicato sullo stesso sito il 20 ottobre 2014, ha affermato che in Italia vi è il rischio di una invasione di OGM, antibiotici e falsi cibi provenienti dagli Stati Uniti se gli accordi del TTIP andranno a buon fine. Questa irruzione di prodotti stranieri comporterebbe gravi conseguenze per i cittadini e i consumatori europei.
L’accordo di libero scambio, stando a quanto affermato dall’articolo, è nato per cercare di migliorare la situazione della crisi economica ma pare a discapito dei cittadini e dei piccoli produttori: “Le etichette alimentari della carne venduta negli USA non danno informazioni su quei trattamenti per la somministrazione di antibiotici e ormoni per la crescita permessi oltreoceano ma vietati in Europa. Sulla carne importata dagli USA potrebbe apparire la dicitura ‘Carne di alta qualità’, quando in Europa non lo si può segnalare nemmeno per i prodotti a denominazione di origine protetta”.

Gli USA vogliono vendere in Europa i loro prodotti come tali, così come vengono venduti sugli scaffali dei propri supermercati, per esempio senza indicare la presenza di OGM, che in Europa invece è vietata. Albè ha lanciato la propria preoccupazione basandosi sul fatto che questi prodotti arriverebbero di conseguenza anche da noi in Italia: “Negli USA tutto il bestiame viene allevato con ormoni e sostanze promotrici di una crescita rapida mentre gran parte dell’agricoltura è OGM”. Le multinazionali americane non sostengono i processi di etichettatura dei loro prodotti perché se riportassero una dicitura che indica la presenza OGM, di sicuro i consumatori non li acquisterebbero. Inoltre, conclude Albè, le imitazioni del cibo italiano in vendita in America costituiscono prodotti che non hanno nulla a che vedere con ciò che troviamo in vendita in Italia.

 

Il “made in Italy” sarà sacrificato per aprire il commercio ai prodotti americani

Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica), ha avvisato sui danni che il TTIP potrebbe arrecare nei confronti dell’agricoltura europea e in particolare per quella biologica. A riportare le informazioni di Vizioli è stato l’articolo di Corrado Fontana, AIAB sul TTIP: pericolo per bio e agricoltura Ue, pubblicato il 27 maggio 2015 sul sito web “Valori”.
Nell’articolo è stato sottolineato che l’allarme per il settore agroalimentare non arriva solo dalle associazioni agricole, ma anche da molte realtà differenti della società civile.
Le preoccupazioni di AIAB consistono nel fatto che il biologico europeo, sottoposto già a verifiche molto rigide a carico dei produttori, se messo in competizione con l’organico statunitense si potrebbe trasformare per gli europei in un genere di lusso, dati i costi più elevati dei controlli.
L’agroalimentare “made in Italy”, ha riferito Vizioli, sarà così sacrificato per aprire il commercio ai prodotti americani e “consentirà a USA e Canada di importare i migliori prodotti dall’agricoltura europea, esportando cibo di qualità inferiore e con più bassi livelli di sicurezza alimentare”.

 

Il TTIP metterà in pericolo il diritto alla salute e il rispetto dell’ambiente

Roberto Molentino, coordinatore dell’associazione Utoya, ha affermato il 26 novembre 2014 nell’articolo intitolato 5 Questioni sul TTIP (pubblicato sul sito internet della stessa associazione) che il trattato TTIP comprende una revisione al ribasso degli standard qualitativi europei sulla sicurezza alimentare, del rispetto dell’ambiente e della tutela della biodiversità: “Il pericolo”, riferisce Molentino, “è che attraverso il TTIP possano giungere sui mercati europei prodotti alimentari OGM, carni di animali allevati con ormoni, antibiotici o trattati chimicamente, oppure che venga permesso con maggiore facilità l’utilizzo di pesticidi e diserbanti in agricoltura”. Ne vanno a discapito la salute dei consumatori, l’ambiente, il paesaggio e la biodiversità in Europa, che sono già messi a dura prova da decenni di sviluppo economico non certo improntato alla sostenibilità.
Stando a quanto affermato nell’articolo, l’agricoltura biologica, sostenibile e di qualità, verrebbe messa in ginocchio, specialmente in Italia, dall’arrivo di questi prodotti e da una più generalizzata politica di deregolamentazione qualitativa del settore agricolo.
Secondo Molentino, per la Commissione Europea il diritto alla salute, il rispetto dell’ambiente e la tutela della biodiversità sono sostanzialmente sacrificabili sull’altare di una potenziale crescita economica e dei consumi.
Come si riporta nell’articolo di Molentino, anche Monica Di Sisto, giornalista, vicepresidente di “Fairwatch” e docente di Modelli di sviluppo economico alla “Pontificia Università” di Roma, ha affermato che sulle materie agroalimentari ci sono diverse preoccupazioni: “Stati Uniti e Unione Europea interverranno attraverso il […] Meccanismo di Cooperazione Regolatoria che verrà creato dal TTIP e consentirà ai contraenti di agire al di fuori dal mandato originario e in maniera ancora più antidemocratica”.

 

In pericolo l’eccellenza dei prodotti italiani

Il 20 aprile 2015 anche il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo ha manifestato la propria contrarietà ai negoziati in corso per il TTIP, affermando che il Trattato “apre la strada al sistema alimentare criminale”. Grillo, riporta l’articolo Grillo: “Trattato TTIP rovinerà l’eccellenza italiana”, pubblicato su “Termometro Politico” il 20 aprile 2015, ha espresso toni duri contro il trattato di libero scambio tra Washington e Bruxelles: “I prodotti alimentari italiani sono sottoposti a controlli rigorosi a garanzia della qualità del prodotto finale e della salute del consumatore. Grazie alla rigidità dei controlli e al duro lavoro dei piccoli allevatori, agricoltori e pescatori italiani, il nostro cibo è considerato un’eccellenza nel mondo. Una delle poche rimaste ma che perderemo non appena approvato il TTIP, trattato che permetterà l’ingresso di prodotti dagli USA con standard qualitativi e prezzi inferiori ai nostri”.
Il leader del Movimento 5 Stelle è convinto che il TTIP rovinerà l’eccellenza italiana.
La situazione critica dei negoziati è stata descritta da Grillo senza risparmiare le accuse contro il sistema di libero scambio: “con l’avanzare della crisi i consumatori […] abbasseranno le loro pretese e acquisteranno polli al cloro, carne bovina e suina cresciuta e pasciuta a ormoni, frutta e verdura con pesticidi. La loro salute ne risentirà, contadini, allevatori e pescatori chiuderanno baracca e del ‘Food made in Italy’ non resterà che uno sbiadito ricordo. Non possiamo permettere questo crimine contro la salute!”.
Dal proprio blog, nel post #TTIP, #Lobby, #Salute: un gigantesco piano contro i cittadini pubblicato in data 1 giugno 2015, il leader del Movimento 5 Stelle” ha dichiarato di volersi mobilitare per una seria azione contro il TTIP per fermare “questo gigantesco piano contro i cittadini”, e ha criticato i negoziati per il TTIP soffermandosi in particolare sul potere delle lobbies americane: “la maggiore lobby delle industrie chimiche, la CEFIC, alcune settimane prima che i criteri dell’UE fossero abbandonati, spiegava che le questioni endocrine ‘potrebbero diventare un impedimento per il successo del TTIP’”; mentre “il gigante chimico tedesco BASF aveva lamentato che il divieto dei pesticidi ‘restringerà il libero commercio dei prodotti agricoli su scala globale’”.
Nel complesso, il Movimento 5 Stelle ha già cercato di indebolire il Trattato nelle varie Commissioni parlamentari del Parlamento europeo. Grillo ha dichiarato che “per il momento, solo la Svezia ha mostrato di avere la schiena dritta in materia”. “Il prossimo 9 giugno”, riferisce il leader del Movimento 5 Stelle, “nella plenaria di Stasburgo, ci sarà un’altra battaglia per fermare questo gigantesco piano lobbystico”.