L’uso dello smartphone peggiora il rendimento scolastico

Un buon connubio tra vecchio e nuovo

Lo smartphone non deve diventare una miniera di risposte, ma uno strumento da integrare con il libro e la didattica tradizionale. Spetta ad ogni singolo insegnante tarare il metodo di insegnamento coniugando vecchio e nuovo. Si parla di dotare ciascun studente di un tablet ma per far questo è necessario fornire le scuole di banda larga e garantire corsi di aggiornamento professionale per i docenti. Il cellulare è utile in classe e permette di compiere diverse azioni, come prendere appunti o fare ricerca su un vocabolo che non si conosce.

Secondo il ministro Valeria Fedeli, lo smartphone "è uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet. Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico"(Luisa Perego, Smartphone in classe: punti di vista a confronto, “nostrofiglio.it”, 20 settembre 2017).

Una didattica per determinate fasce d’età

L’utilizzo dello smartphone è dunque auspicabile ma a determinate condizioni. Ci sono fasce d’età in cui la nuova didattica può fare più presa e altre fasce d’età in cui un nuovo approccio può addirittura risultare dannoso. La continua ricerca di materiale su Internet può essere inutile se fine a se stessa e mero esercizio, ma può diventare una preziosa leva per far sorgere dubbi e domande.

Per Franco Lorenzoni, scrittore e maestro, “È un problema di età. Alle superiori va benissimo purché si usi come strumento didattico. Se è uno strumento che moltiplica le domande è buono, se è un ‘rispostario‘ è inutile” (Alex Corlazzoli, Scuola, smartphone in classe? L’apertura della Fedeli fa discutere: “Elemento di distrazione”. “No, strumento didattico”, “ilfattoquotidiano.it”, 14 settembre 2017).

Disciplinare l’utilizzo

D’altronde, lo smartphone è usato nella vita di tutti i giorni per fare qualsiasi cosa, perché non utilizzarlo a scuola? Perché non sfruttare le grandi potenzialità di questo strumento? Regolarne l’utilizzo è fondamentale, ma non cambia molto rispetto a un qualsiasi computer che ormai si utilizza in quasi tutte le scuole.

Le proibizioni assolute non sono mai molto utili, poiché i ragazzi spesso riescono bene ad aggirare i divieti: “È ovvio che usare gli smartphone in maniera indiscriminata in classe produrrebbe un certo ritardo. Ma da qui a proibirlo del tutto, ne passa. Lo stesso smartphone può essere un potente mezzo di attivazione didattica, se non è usato in maniera incontrollata. In fondo, ormai, cosa cambia rispetto a un Pc?”, spiega Paolo Ferri, ordinario di Didattica e Pedagogia all’Università Bicocca di Milano ed esperto di tecnologie applicate alla formazione (Alberto Magnani, Smartphone a scuola, sì o no? Come funziona all’estero, “ilsole24ore.com”, 14 settembre 2017).

Gli insegnanti difendono il loro ruolo

Molti insegnanti in disaccordo con l’utilizzo degli smartphone nelle classi e difendono con vigore il loro ruolo predominante nell’insegnamento. Il docente infatti possiede tutte le abilità e gli strumenti necessari per trasmettere le conoscenze, senza bisogno dell’ausilio della tecnologia, un ruolo principale che non deve essere subordinato. Il pedagogista Daniele Novara afferma: “Lo smartphone in classe è l’ultimo atto della consegna della scuola italiana alle lobby digitali. Il ministero confeziona come novità la svendita della scuola agli interessi dei colossi dell’informatica. La didattica digitale non appartiene in alcun modo alla didattica progressista e innovativa” (Alex Corlazzoli, Scuola, smartphone in classe? L’apertura della Fedeli fa discutere: “Elemento di distrazione”. “No, strumento didattico”, “ilfattoquotidiano.it”, 14 settembre 2017).

L’uso dello smartphone peggiora il rendimento scolastico

L’utilizzo dello smartphone non è mai associato a un maggior rendimento scolastico, è vero piuttosto il contrario. È bene sconsigliare gli smartphone in classe, perché distolgono l’attenzione e atrofizzano la voglia di fare e di mettersi in gioco dei ragazzi. La professoressa Angela Biscaldi, docente in Scienze Demoetnoantropologiche presso l’Università degli Studi di Milano, sostiene che “Nessuno strumento migliora magicamente l’apprendimento, servono professori motivati. La letteratura negli altri Paesi dimostra che gli smartphone nelle aule producono un abbassamento dei voti. Uno studio ha stabilito che la sola presenza del cellulare sul banco distrae lo studente, peggiora la sua attenzione” (Alessandro Belardetti, Cellulare in classe, è bufera: gli esperti bocciano la Fedeli, “quotidiano.net”, 13 settembre 2017).

Nello stesso articolo è riportata l’opinione di Luca Pisano, psicoterapeuta ed esperto di cyberbullismo, direttore di Ifos (Istituto di Formazione Sardo), molto critico nei confronti dell’introduzione di dispositivi come lo smartphone in classe, visti come strumenti di distrazione per lo studente e di deresponsabilizzazione dell’istituzione scolastica: “la scuola tecnologica delega la funzione del pensare a un oggetto. Questa è la base per fabbricare cretini a scuola: con gli smartphone non si sviluppa l’apparato psichico. Il docente così si depotenzia: c’è già la lavagna didattica, a cosa serve il cellulare? Come farà poi il prof a controllare che gli studenti non giochino o vedano porno durante la lezione? Siamo passati dalla direttiva Fioroni del 2007 […] alla resa di oggi: sembra che la scuola, non avendo strumenti per impedire un abuso degli smartphone in classe, legalizzi il suo uso. La capacità di mantenere costante la concentrazione è decisiva per l’apprendimento, ma con gli smartphone gli alunni avranno decine di stimoli e la classe non sarà più gestibile” (Ibidem).

Scuola come “palestra di disintossicazione”

Il cellulare ha ormai preso piede nella vita di tutti i giorni, studi parlano di circa 12 ore al giorno passate dai nostri ragazzi “in connessione”. La scuola può essere dunque un luogo di disintossicazione, dove maturare esperienze altre, dalla lezione dell’insegnante al confronto con il compagno di banco, senza isolarsi dietro uno schermo. Si stimolano la socializzazione e l’apprendimento e, anche la didattica tradizionale, se affrontata nel giusto modo, può apparire stimolante e coinvolgente.

Inoltre, i ragazzi, forse complice alcune lacune portate dalle classi elementari, presentano sempre più difficolta a scrivere a mano e in maniera corretta. Bisogna salvaguardare dunque la tradizione, i libri e il contatto della mano con la pagina, le enciclopedie e il materiale imponente detenuto dalle scuole italiane. L’utilizzo dello smartphone rischia di complicare tutto ancor di più. Semmai bisognerebbe educare i ragazzi a riscoprire il cartaceo e a prestare maggiore attenzione e concentrazione nelle attività scolastiche.

Come sostiene Paolo Ferri, docente di Didattica e Pedagogia presso l’Università Bicocca di Milano: “La scuola inizia pian piano a infrastrutturarsi e si sta cominciando a fare una formazione anche tecnologica degli insegnanti. Ma siamo ancora indietro, e forse è presto per gli smartphone” (Alberto Magnani, Smartphone a scuola, sì o no? Come funziona all’estero, “ilsole24ore.com”, 14 settembre 2017).

Claudio Alessandro Colombrita, 26 ottobre 2017