TAP è un’infrastruttura incompatibile con il territorio e non indispensabile per lo sviluppo energetico italiano ed europeo

Le proteste contro la TAP sono frutto di disinformazione

L’articolo intitolato Tragicomico Sud: la protesta insensata contro il gasdotto in Puglia, pubblicato in il 30 marzo 2017 sul sito web “linkiesta.it” e firmato dal direttore Francesco Cancellato, riporta l’opinione secondo la quale gran parte delle proteste siano frutto di disinformazione. Cancellato sostiene che i motivi della protesta contro TAP “rientrano tutti nel luogo comune e nella strumentalità politica”. Riferisce infatti che “prima di indignarsi per il sacrificio degli ulivi (che non ci sarà)” occorre “informarsi bene”. L’autore dell’articolo esordisce con una precisa descrizione del futuro Gasdotto Trans-Atlantico che attraverserà la Grecia, l’Albania e il Mar Adriatico fino a raggiungere l’Italia per poi “distribuire 10 miliardi di metri cubi l’anno di metano in tutta Europa, aprendo il cosiddetto corridoio meridionale del gas, quello che non dipende dalla Russia”.

Si tratta di un gasdotto di 878 chilometri: 550 in Grecia, 215 in Albania, 105 nell’Adriatico e otto in Italia. Questi ultimi saranno compresi tra la spiaggia di San Foca e il confine del comune di Melendugno, nel Salento, dove il TAP connetterà con la rete dei gasdotti italiani. Cancellato sottolinea il fatto che le uniche proteste contro TAP stanno avvenendo non in Grecia o in Albania, bensì in Italia, con l’erronea convinzione dei manifestanti che il progetto rovinerà la spiaggia di San Foca e la costruzione del medesimo comporterà l’espianto di ulivi secolari. Nell’articolo precisa che in realtà l’espianto di questi alberi sarà soltanto temporaneo e riguarderà 211 ulivi che verranno poi ripiantati nello stesso posto a lavori ultimati. La questione non deve destare alcuna preoccupazione, specialmente perché “dal 1970 al 2011 non c’è mai stato alcun incidente che ha coinvolto gasdotti con tubi di spessore superiore ai 25 millimetri e che il tubo TAP è spesso 26,8”.

A confermare la totale sicurezza del progetto vi sono le “carte bollate” del decreto di compatibilità ambientale firmato dal ministro Galletti nel 2014, del decreto di autorizzazione unica firmato dal ministero dello sviluppo economico nel 2015 dell’inapplicabilità della legge Seveso, ossia la direttiva europea che impone agli Stati membri di identificare le proprie opere industriali a rischio, e delle sentenze del TAR e del Consiglio di Stato che hanno respinto i ricorsi della Regione Puglia. Cancellato punta il dito contro il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che “rimane alla guida dei comitati No Tap, fregandosene delle sentenze”. Il fine, invece, è quello di promuovere uno sviluppo economico attraverso il progetto e i lavori di costruzione e mautenzione del TAP: “Per smettere di fare dell’Italia, che piange miseria da mattina a sera, ma ha un costo di 600 miliardi per le opere bloccate da qui al 2030, la barzelletta d’Europa. E del Mezzogiorno, la tragedia d’Italia”.

Una protesta infondata contro il gasdotto in Puglia

L’articolo di Carlo Vulpio, politico italiano e giornalista del “Corriere della Sera”, pubblicato in data 2 aprile 2017 con il titolo Puglia, i no Tap e quella strana protesta contro il gasdotto, riporta alcune considerazioni in merito agli avvenimenti del cantiere in Puglia per la costruzione del Gasdotto Trans-Adriatico. L’autore definisce la protesta ambientalista contro il gasdotto Azerbaigian-Italia una protesta “strana”: “E’ strana perché il metano è il meno inquinante tra tutti i combustibili fossili: non c’è paragone con il petrolio o con il carbone, che alimentano, per esempio, le due centrali elettriche di Brindisi (tra le più inquinanti d’Europa) e l’Ilva (la più grande acciaieria europea, produttrice incontrollata di cancerogeni e di diossina)”.

L’autore dell’articolo riferisce che il gasdotto in progetto è un tubo di 90 centimetri di diametro, collocato a 10 metri di profondità e che secondo le previsioni sboccherà nell’entroterra pugliese a 8 chilometri dalla costa. Per realizzare questo progetto sono stati espiantati circa 211 ulivi presenti sul tracciato del cantiere, che saranno presto ripiantati per preservare l’ambiente del Salento. “E’ la Xylella il nemico degli ulivi, non il gasdotto”, ha ricordato Vulpio facendo riferimento al batterio responsabile di patologie negli ulivi secolari del Salento. Le accuse sono rivolte al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per avere ingiustamente attaccato il progetto TAP nell’attuale zona di realizzazione e per non avere fornito un’adeguata informazione riguardo le caratteristiche del gasdotto: “Emiliano – afferma Vulpio - ha persino spostato il problema sulla questione che l’Azerbaijian, paese da cui proviene il gasdotto, non rispetta i diritti umani”.

La TAP è un progetto estremamente utile

Il giornalista Jacopo Giliberto, nell’articolo del 7 aprile 2017 pubblicato su “Il Sole 24 Ore”, “Il gasdotto del TAP: non devasterà il Salento e serve a tutti noi”, assicura che il progetto in Puglia per il Gasdotto Trans-Adriatico non rappresenta un pericolo per l’ambiente e non costituisce un’opera inutile: “Il TAP serve tanto quanto gli stoccaggi di metano da realizzare in vecchi giacimenti vuoti, come quelli in realizzazione a Cornegliano Laudense (Ital Gas Storage) o a Bordolano (Snam). Come sono utili i giacimenti di metano in Adriatico che si stanno esaurendo, che devono tornare attivi”.

Gli impianti del gasdotto, secondo Giliberto, hanno suscitato tanto ribrezzo in alcuni ambientalisti ma sono in realtà uno strumento efficace per accelerare la transizione verso le fonti rinnovabili di energia e verso l’efficienza, rendendo più facile abbandonare forme più inquinanti di energia come il carbone o il petrolio: “Questi impianti hanno un impatto ambientale, ovvio. Quando vengono posati, i metanodotti disturbano quanto un acquedotto o un collettore di fogna: in Italia da decenni ci sono, invisibili, quasi 40 mila chilometri di gasdotti internazionali o dorsali in alta pressione che attraversano le spiagge della Sicilia o della Calabria, gli oliveti dell’Umbria, dell’Irpinia e della Marche, le montagne dell’Abruzzo, dell’Emilia e del Friuli”.

Il giornalista rassicura anche sul presunto danno all’ambiente: “Se le tubazioni e gli stoccaggi sono invisibili, sepolti sotto granturco e olivi, nemmeno gli impianti fuori terra del TAP hanno impatto sul paesaggio anarchico dell’edilizia d’arrembaggio che scempia la spiaggia devastata di Melendugno da San Foca a Roca e Torre dell’Orso”. L’articolo si chiude ribadndo che il progetto TAP in Puglia non è inutile e che non solo il gasdotto può contribuire a ridurre le emissioni e contrastare il cambiamento climatico ma consente anche di ridurre le spese: “Nelle bollette che pagheremo da giugno, sentiremo sotto forma di rincari il fatto che in gennaio non bastavano gli stoccaggi e i metanodotti d’importazione”.

Il Tap è un’opera importante per lo sviluppo energetico del Paese

L’ex presidente del consiglio, Matteo Renzi, nel corso di una conferenza stampa dedicata ai Mille Giorni del suo governo, aveva dichiarato espressamente il proprio appoggio alla costruzione del Gasdotto Trans-Adriatico nella zona della Puglia: “Vi sembra normale che un Paese come l’Italia blocchi un’infrastruttura strategica come il gasdotto TAP in una cornice come quella che stiamo vivendo a livello energetico? Non è possibile, e aver risolto quel tema significa essersi assunti una bella responsabilità come Governo, ma significa farlo”. La dichiarazione è riportata in data 8 settembre 2014 dal sito web “e-gazette.it” nell’articolo Tutti (o quasi) a favore del gasdotto Tap in Puglia. Via libera da Galletti.

L’autore riporta anche le opinioni di Carlo Malacarne, amministratore delegato della Società Nazionale Metanodotti (Snam), che, parlando a margine del Workshop Ambrosetti a Cernobbio, ha riferito che la TAP “è un’opera importante che dà la possibilità di diversificare le fonti e gli operatori interessati sono all’opera per cercare di risolvere il problema dei permessi: è interesse di tutti risolvere in tempi brevi le vie autorizzative”.

TAP sarà un’infrastruttura compatibile con il territorio e rispettosa dell’ambiente

L’articolo intitolato Tap risponde alla lettera dei primi cittadini: ‘molte inesattezze del 3 aprile 2017, pubblicato sul sito internet “lecceprima.it”, riporta le considerazioni della multinazionale TAP in merito alle accuse lanciate dai sindaci nei confronti del progetto. Contestando punto per punto le ricostruzioni che i sindaci salentini hanno offerto al Capo dello Stato, al presidente del Consiglio dei ministri e al presidente della Regione Puglia attraverso una dettagliata lettera, TAP ha pubblicato la propria risposta. In particolare le argomentazioni si incentrano sul fatto che i gasdotti “sono infrastrutture compatibili con i territori che attraversano e rispettose dell’ambiente”. “Una volta terminata la costruzione -  continua TAP - l’opera sarà sempre invisibile, perché interrata ad una profondità di almeno 1,5 metri. Non avrà alcuna interferenza con le attività agricole e turistiche del territorio che la ospita”.

La multinazionale ha inoltre tranquillizzato i critici del gasdotto riguardo il problema dell’espianto di ulivi: “Allo stesso modo, tutti gli ulivi che dovranno essere rimossi temporaneamente per permettere la costruzione del gasdotto, verranno successivamente reimpiantati nel luogo d’origine. Lo stesso avverrà per tutti i muretti a secco e le ‘pajare’ (trulli salentini) che saranno interferite durante la costruzione”. In riferimento al turismo in Puglia, TAP dichiara che la Regione è già “regina del turismo” in Italia ed ospita al momento 14.000 chilometri di gasdotti, molti dei quali passano sotto spiagge che vantano riconoscimenti di “Bandiera Blu” o il premio “Cinque Vele”.

Il caratteristico paesaggio del Salento non sarà in alcun modo devastato dall’opera del gasdotto: “Nella fase di realizzazione delle opere, Snam attua le scelte progettuali più opportune per ridurre al minimo gli impatti sulla biodiversità e sulle caratteristiche peculiari di ciascun territorio attraversato. Una volta completate le attività di costruzione, mette in campo i ripristini ambientali e i progetti di monitoraggio svolti in accordo e in collaborazione con gli enti competenti. L’obiettivo dei ripristini della vegetazione non è la sola ricostituzione delle aree a verde, ma è la generale ricomposizione del paesaggio e la ripresa della funzionalità biologica delle aree vegetate, intese soprattutto nel loro ruolo di habitat faunistico con specifiche caratteristiche di biodiversità”.

In merito alle alternative presentate per collocare l’approdo del gasdotto in un’area diversa da quella attualmente stabilita, TAP ha dichiarato che “tutte le fasi del complesso procedimento per la Valutazione di Impatto Ambientale, compresi la conferenza dei servizi e i tavoli di conciliazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, hanno costituito occasioni significative per esprimere proposte alternative e modifiche da parte della regione e dei Comuni del territorio”. “Tuttavia -prosegue TAP - nessuna alternativa condivisa è stata espressa in queste sedi e la scelta di San Foca, come miglior approdo da un punto di vista ambientale, è stato confermato dal Ministero dell’Ambiente nel Decreto di Compatibilità Ambientale”.

TAP dichiara infine di aver sempre cercato un dialogo aperto e trasparente con tutte le istituzioni e la cittadinanza coinvolte nel progetto: “Questo è testimoniato dagli oltre 1000 incontri effettuati sul territorio con tutte le parti interessate, dal 2013 ad oggi. Tra questi purtroppo non è possibile annoverare incontri con l’Amministrazione Comunale di Melendugno, che TAP ha sempre cercato per un confronto serio, duraturo e costruttivo sul progetto. TAP desidera infatti esercitare un ruolo attivo nella crescita del territorio in cui si sente già parte e di cui farà parte per almeno 50 anni, per lo sviluppo delle sue grandi potenzialità negli ambiti del turismo, dell’ambiente, dell’agricoltura e del sociale”.

 

Sindaci e manifestanti contro il cantiere TAP di Melendugno

Presso il cantiere TAP di Melendugno, in provincia di Lecce, un blocco di manifestanti ha protestato contro l’espianto degli ulivi sul tracciato dove sorgerà il tunnel del gasdotto. La notizia è riportata dall’articolo intitolato Gasdotto Tap, scontri al cantiere in Puglia, scritto da Raffaello Binelli in data 28 marzo 2017 per il sito “ilgiornale.it”. La protesta è nata dopo che il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi di Regione Puglia e del Comune riguardo la realizzazione del gasdotto. L’articolo riporta alcune informazioni rilevanti in merito alle proteste che sorte nelle aree di realizzazione del nuovo gasdotto in Puglia riferendo che durante le operazioni per il trasferimento di circa 200 alberi di ulivo lungo il tracciato del tunnel del gasdotto dopo l’approdo a San Foca, si sono verificati episodi di forte tensione e di tafferugli tra la polizia e i manifestanti. La folla di persone riunitasi per protestare, riferisce l’articolo, è stata caricata dalle forze dell’ordine che hanno forzato il presidio contro l’espianto di ulivi.

Tra i manifestanti, in prima fila alcuni sindaci della zona, tra cui quello di Melendugno, Marco Potì, che a seguito di un duro faccia a faccia sono stati “energicamente spostati” dalla polizia per forzare il blocco anti-TAP. L’articolo riporta che il numero dei manifestanti si aggirava attorno alle 300 persone, riunitesi da qualche giorno nella zona del cantiere per protestare e impedire i lavori di espianto degli ulivi. La protesta è frutto di una manifestazione più ampia che è stata in parte condotta dalla stessa Regione Puglia del presidente Michele Emiliano che, stando a quanto riportato dall’autore dell’articolo, in aperta polemica con il governo Renzi che aveva ordinato gli espropri, ha più volte richiesto che l’approdo del gasdotto fosse spostato altrove.

Il testo si chiude con le parole del direttore dell’Ufficio pastorale sociale e del lavoro dell’arcidiocesi di Lecce, monsignor Nicola Macculi: “Non è che il gasdotto non si faccia, nessuno lo mette in discussione, ma che venga trasferito in un’altra area, come potrebbe essere quella industriale a sud di Brindisi, dove l’impatto ambientale sarebbe decisamente più contenuto”.

L’approdo della TAP in Puglia deve essere spostato 30 chilometri più a nord dell’attuale cantiere

L’articolo intitolato Tap, Emiliano: chiediamo di spostare l’approdo a 30 chilometri più a nord, pubblicato in data 30 marzo 2017 sul sito internet di “Rainews.it”, riporta alcune informazioni riguardo le vicende dei manifestanti che hanno reso inaccessibile l’area dei cantieri presso Melendugno con sbarramenti, trincee di pietre, rami secchi, pneumatici, transenne e cassonetti della spazzatura.

I lavori di espianto degli ulivi, sospesi temporaneamente nelle località di San Basilio, San Foca e Marina di Melendugno, sono stati ripresi nella tarda serata del 29 marzo “per ragioni legate alla necessità di avvicendamento del personale di polizia impiegato in questi giorni in un massiccio servizio d’ordine pubblico davanti all’area di cantiere della multinazionale svizzera dove continuano a sostare ininterrottamente da una quindicina di giorni attivisti No TAP”. Le accuse al via dei lavori nell’area degli ulivi secolari del Salento sono state mosse dal Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: “Noi siamo favorevoli all’opera ma lamentiamo la mancanza di una consultazione con il governo, per un accordo sulla localizzazione dell’opera. Il ministro Galletti dice spesso delle cose sbagliate. Io lo sfido pubblicamente a dire che l’impatto del micro tunnel del gasdotto abbia avuto la valutazione di impatto ambientale”.

Il governatore sostiene che, riguardo al TAP, sono tutt’ora presenti gravi errori di valutazione del progetto che devono essere tenuti in conto nella valutazione di impatto ambientale: “Bisognerebbe parlare degli errori di progettazione che sono stati fatti e dei quali non si parla mai. Il TAP ne ha commessi talmente tanti nell’iter che, a supporto, è dovuta intervenire la Snam per correggere l’infinita serie di sbagli fatti e che sono l’unica ragione di ritardo nella realizzazione delle opere. Noi non abbiamo ancora la sicurezza che il ministero dell’Ambiente li autorizzi a fare i lavori dove li hanno cominciati, perché i difetti di progettazione del micro tunnel sono talmente gravi che la Valutazione d’impatto ambientale è ancora in corso”.

In riferimento alle cariche delle forze dell’ordine Emiliano si è inoltre detto dispiaciuto nel vedere che la polizia, che dovrebbe essere impiegata nella lotta contro la Sacra Corona Unita, è stata invece schierata contro i sindaci: “Non è un fatto demagogico. Il timore dei sindaci è comprensibile, si teme che si possa creare un impatto di immagine e un oggettivo pericolo che è contrario alla vocazione turistica di quel territorio”. In conclusione, il presidente della Regione Puglia ha dichiarato che i cantieri della TAP nelle zone interessate della Puglia restano un grave problema e che l’approdo del gasdotto dovrebbe essere spostato 30 chilometri più a nord se si vuole davvero salvare la zona degli ulivi.

La rivolta contro la TAP in Puglia è “sacrosanta”

Secondo la notizia pubblicata dal sito web “ansa.it” in data 31 marzo 2017 con il titolo Tap: Vendola, rivolta sacrosanta, viene rigettata l’idea che le proteste contro il gasdotto transatlantico in Puglia siano una forma di localismo. “E’ fin troppo facile classificare la protesta della popolazione salentina contro Tap come se si trattasse di un’insorgenza periferica della cosiddetta ‘sindrome di Nimby’ (ovvero: non nel mio cortile!). Viceversa, la ribellione contro questo gasdotto è sacrosanta per queste ragioni”.

Con queste parole l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha scritto sul proprio blog che il motivo di tali accuse nei confronti delle proteste anti-tap promosse dai pugliesi è che “nei cortili di Puglia si produce tantissima energia, che solo in minima percentuale viene fruita dai pugliesi e che in gran parte rifornisce l’intero paese”. “Rappresentare questa regione come affetta da localismo pre-moderno”, ha continuato il politico di Sinistra Italiana, “è dire il falso. Anche sulle tematiche del gas, nessuno ha promosso crociate o sollecitato paure irrazionali.”

Secondo quanto riportato nell’articolo Tutti (o quasi) a favore del gasdotto Tap in Puglia. Via libera da Galletti, pubblicato in data 8 settembre 2014 dal sito web “e-gazette.it” Nichi Vendola, ha criticato il governo accusandolo di poca trasparenza in merito alle decisioni prese per la costruzione della TAP senza considerare le opinioni dei cittadini: “La diffusa contrarietà delle popolazioni del Salento alla Tap a San Foca non ha trovato ascolto nel governo che torna sovrano assoluto di scelte che impattano fortemente sui territori. Non contesto al governo la titolarità delle scelte di politica energetica, contesto la poca trasparenza con cui si discute di energia”.

Il progetto TAP è privo di trasparenza e di dialogo nei confronti della comunità locale

Contro la prosecuzione dei lavori per realizzare il tratto del Gasdotto Trans-Adriatico che passa per la Puglia, i manifestanti No Tap appoggiati dai sindaci di comuni locali hanno fatto sentire la loro voce con diverse proteste nelle zone interessare del Salento. Mauro Bortone nell’articolo Schierati col ‘NO’ 94 sindaci, la replica di Tap alla lettera per Mattarella, del 2 aprile 2017, scritto per il sito “quotidianodipuglia.it”, spiega che le opposizioni dei manifestanti sul cantiere di San Basiglio sono state supportate da alcune figure di rilievo nel panorama politico italiano, tra cui rappresentanti del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana, a cui si è aggiunto anche Luca Casarini, storico leader del movimento “No-Global”.

In merito alla questione, Nicola Fratoianni, politico italiano e attuale segretario di Sinistra Italiana, ha rilasciato una dichiarazione riguardo al diritto di tenere in considerazione le opinioni dei cittadini per la realizzazione del contestato gasdotto: “E’ dovere della politica e delle istituzioni ascoltare il suo popolo. Non si governa contro il popolo, si governa con il popolo. Bisogna avere il coraggio di fermarsi, riaprire un confronto, una discussione, non è troppo tardi, come si va invece ripetendo”.

Il sindaco di Melendugno, Marco Potì ha espresso la propria opinione nei confronti della mancata trasparenza con cui sono stati approvati i progetti e avviati i lavori della TAP: “Sta crescendo in tutti una consapevolezza, quella che ogni decisione debba passare necessariamente dall’ascolto della comunità locale”.

Il progetto TAP non ha tenuto conto delle opinioni di enti e associazioni locali

Secondo l’Assessore alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro, per la propria Regione è difficile immaginare un ruolo attivo in un contesto nel quale il sentiero del progetto TAP è già stato tracciato a livello internazionale: “Continuo a leggere dichiarazioni improprie rispetto al ruolo della Regione nel proporre approdi alternativi per il gasdotto Tap e non posso fare a meno di pensare che quelle esternazioni siano frutto, a voler essere buoni, di memoria corta. Il destino di quel progetto, la forza degli interessi strategici ed economici legati al gasdotto sono stati chiari sin dall’inizio della vicenda, quando nel settembre del 2012 l’allora ministro degli Esteri del Governo Monti, Giulio Terzi, sottoscrisse a New York l’accordo trilaterale con Albania e Grecia. Accordo che poi sarebbe stato ratificato dal Consiglio di Ministri nel successivo mese di maggio. Ferme restando le prerogative del Governo nazionale in termini di strategia energetica, in quelle occasioni eccepii l’inopportunità di accordi sottoscritti senza che enti territoriali e popolazioni interessate dal progetto avessero potuto conoscerlo e capire come e quanto avrebbe inciso sulla realtà esistente”.

Nicastro, ha ribadito di “non essere un appassionato del NO a prescindere” e di comprendere “le esigenze di fonti geograficamente alternative per l’approvvigionamento di gas, tanto più alla luce delle attuali tensioni tra Russia e Ucraina e delle possibili conseguenze per l’intero continente europeo”. L’organo tecnico chiamato ad esprimersi, aggiunge Nicastro,il Comitato VIA, non ha tra le sue prerogative quello di suggerire alternative, ha il compito di valutare proposte e di esprimere pareri, non quello di proporre scelte tecniche o localizzative. Le risposte politiche non potevano che giungere da Roma che non ha mai fatto mistero del proprio interesse verso l’opera: in più occasioni anche il proponente, oltre a politici di varia estrazione, ha cercato un consenso trasversale che alla fine, come temevamo ha fatto scivolare tutto verso una blindatura a prescindere dall’opera nonostante le istanze dei territori e le prescrizioni tecniche del nostro Comitato Via regionale.

Nicastro conclude asserendo che: “A chi, legittimamente esprimendo un proprio parere, dice che avremmo dovuto andare oltre posso solo suggerire di chiedere ai propri referenti romani quanto davvero sono interessati ai pareri dei territori, quanto veramente hanno il coraggio di ascoltare e fare proprie le istanze dei comuni, associazioni, imprenditori, quanto sono disposti a far valere a livello internazionale le preoccupazioni di cittadini italiani che sul territorio vivono e che pagano le tasse e che percepiscono il gasdotto come una imposizione. Magari mettendo da parte i toni da campagna elettorale” (Tutti (o quasi) a favore del gasdotto Tap in Puglia. Via libera da Galletti, “e-gazzette.it”, 8 settembre 2014).

 

Daniele Vassalli, 22 maggio 2017