Dall’introduzione della prima pianta geneticamente modificata nel 1983 alle coltivazioni di 181,5 ettari di terreno con organismi geneticamente modificati del 2014, emerge costantemente il tema dell’impatto ambientale. Gli scettici nei confronti degli OGM sostengono infatti che l’introduzione di questi organismi ingegnerizzati potrebbe creare dei danni ambientali incalcolabili e danneggiare irrimediabilmente la biodiversità. Gli OGM, in quanto organismi selezionati, potrebbero prendere il sopravvento sulle specie selvatiche, portando all’estinzione di queste ultime e consequenzialmente ad una drastica riduzione delle biodiversità.
Oltre a ledere le biodiversità in campo vegetale, l’introduzione della resistenza a particolari parassiti potrebbe alterare in maniera irreversibile l’intero ecosistema con conseguenze, appunto, irreversibili.
Un ulteriore danno ambientale sarebbe quello di appiattire il paesaggio, le coltivazioni OGM, prendendo il sopravvento, porterebbero ad una standardizzazione paesaggistica, ad una perdita delle coltivazioni Bio e alla unicità di molte specie che hanno reso unico e impareggiabile il Made in Italy.