ONG nel Mediterraneo
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
Il ruolo delle ONG (Organizzazioni Non Governative) nel Mediterraneo venne messo in discussione inizialmente da un report confidenziale di Frontex, e in seguito da due inchieste giudiziarie delle procure di Trapani e Catania, che dimostrerebbero l’esistenza di comunicazioni radio tra le ONG e i trafficanti di esseri umani. A seguito degli incontri di Parigi sull’emergenza immigrazione tenutisi tra luglio e agosto 2017, l’ex ministro dell’Interno italiano, Marco Minniti, redasse un codice di condotta per le ONG operanti nel Mediterraneo. Varie ONG, in dissenso con tale regolamento, abbandonarono le operazioni di salvataggio. La linea Minniti è stata ulteriormente inasprita con l’arrivo di Matteo Salvini al Viminale, che persegue la linea della totale chiusura dei porti alle ONG. Salvini ha respinto anche la proposta dell’Unione Europea di versare 6000 euro a profugo per aiutare l’Italia nella gestione dell’emergenza migratoria.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
Il ruolo delle ONG nel Mediterraneo è stato messo in discussione da un’inchiesta del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che ha definito “criminale” l’attività di alcune di esse e ha sostenuto di avere prove di comunicazioni radio tra le ONG e i trafficanti di esseri umani. Viceversa, al procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, non risulta alcun legame tra ONG e trafficanti.
Non ci sono prove che dimostrino legami fra trafficanti e ONG. Queste ultime suppliscono all’inefficacia delle politiche europee sulle migrazioni, basate sulla deterrenza anziché sulla protezione delle persone. L’accordo di Parigi e il codice di condotta del ministro Minniti tendono a bloccare i migranti in Paesi che non rispettano i diritti umani, pur di non farli giungere in Italia.
La gestione dell’immigrazione spetta agli Stati e all’UE, ma non alle ONG. Salvataggi in mare e accoglienza dei migranti non sono fenomeni separati. Permangono dubbi su presunti contatti tra ONG e scafisti. Il codice di condotta Minniti e agli accordi presi dal governo italiano con la Libia e con gli Stati subsahariani confinanti hanno portato ad una riduzione degli sbarchi e dei morti in mare.
Forzando l’alt della Guardia di Finanza, Carola Rackete ha messo in pericolo i suoi passeggeri e le nostre Forze dell’Ordine
Nel corso delle lunghe trattative tra l’equipaggio della Sea Watch 3, guidato dalla capitana Carola Rackete, e il governo italiano, alcuni parlamentari sono saliti sulla nave della ONG in segno di solidarietà e per protesta contro le politiche sull’immigrazione dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini. La delegazione è formata da Graziano Delrio, Davide Faraone, Matteo Orfini, Nicola Fratoianni e Riccardo Magi. Dopo il fermo della capitana, il gip di Agrigento Alessandra Vella non ha convalidato l’arresto Carola Rackete e non ha disposto nei confronti della giovane tedesca alcuna misura cautelare. Anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, si è schierato dalla parte di Carola.
Nei giorni della vicenda Sea Watch, l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini ha più volte attaccato pubblicamente Carola Rackete e l’operato delle ONG nel Mediterraneo. Anche il ministro degli Esteri ed ex capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, non ha accolto con favore la decisione del giudice per le indagini preliminari di Agrigento. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha fortemente criticato i politici che si sono schierati pubblicamente con la capitana della Sea Watch 3. Mentre Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, si è schierato in difesa della Guardia di Finanza, accusando la capitana della Sea Watch di “tentata strage” per il contatto avvenuto al porto con una motovedetta delle fiamme gialle che fino alla fine ha provato a intimare l’alt alla ONG.
Le ONG salvano vite umane e suppliscono all’inadeguatezza delle politiche migratorie
Le indagini volte a dimostrare l’esistenza di legami fra trafficanti e ONG non hanno prodotto alcun risultato. Al contrario, le ONG svolgono un ruolo fondamentale di protezione dei diritti umani in tutto il mondo, tra cui rientra anche il salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. L’azione delle ONG supplisce all’inefficacia delle politiche europee sulle migrazioni, basate sulla deterrenza anziché sulla protezione delle persone: ne è una prova l’accordo stanziato tra UE e Turchia con il solo scopo di fermare gli arrivi dei migranti sulle proprie coste. Il codice di condotta dell’ex ministro Minniti e la linea dura dell’attuale ministro Salvini vanno nella stessa direzione, avendo come obiettivo primario il blocco dei migranti in Paesi che non rispettano i diritti umani, pur di non farli giungere sulle coste italiane. Inoltre, l’Unione Europea è ancora molto indietro nel processo di ricollocamento dei rifugiati.
Il soccorso di vite in mare è necessario e non viene messo in discussione, tuttavia gli straordinari flussi migratori impattano profondamente sulla stabilità dell’Italia e potrebbero in futuro influire sul suo assetto demografico. La gestione della politica migratoria spetta agli Stati – teoricamente anche all’Unione Europea – ma non alle ONG. Non è possibile considerare come due questioni separate i salvataggi in mare e la successiva accoglienza dei migranti, in cui si è infiltrata anche la criminalità organizzata. Inoltre, permangono numerosi dubbi sull’operato delle ONG nel Mediterraneo, dai presunti contatti con gli scafisti fino alla scarsa collaborazione con la polizia. Una regolamentazione più stringente sulle ONG, oltre alla chiusura dei porti da parte del ministro Salvini, hanno portato ad una riduzione degli sbarchi e quindi dei morti in mare. Il blocco delle ONG sta quindi scoraggiando le partenze nel Mediterraneo.