La Nato garantisce la sicurezza

La NATO non ha un ruolo difensivo

Giuseppe Padovano, coordinatore nazionale del Comitato No guerra No Nato, in una intervista di Tatiana Santi (Italia, strumento di guerra della NATO, 20 maggio 2016), per la rivista online “Sputnik Italia”, ha dichiarato: “Difficilmente posso vedere un ruolo pacifico della NATO. Inoltre, gli Stati Uniti sono l'unico Paese che ha utilizzato le armi atomiche, sono state colpite Hiroshima e Nagasaki, quando non c'era nessun nemico che minacciava militarmente a quel livello l'America.

Già in origine, alla fine della II Guerra mondiale, possiamo dire che non c'era una caratteristica difensiva, ma la cosa più curiosa è un'altra. La NATO è stata creata per difendere l'Europa e il Nord Atlantico da una possibile aggressione dell'Unione sovietica, quando è crollata l'Unione Sovietica è sparito il Patto di Varsavia. La logica avrebbe voluto che scomparisse anche la NATO. Non solo questo non è successo, ma la NATO si è estesa ancora di più al di là del Nord Atlantico. Tutte le operazioni militari NATO si sono spostate sui confini con la Russia, che non è più Unione Sovietica. La Russia è circondata”.

L’agenda della NATO è la guerra permanente

Il premio Nobel per la Pace Mairead Corrigan, invitata a partecipare dalla Commissione Affari Esteri del Movimento 5 Stelle al Convegno “SenonfosseNATO” che si è tenuto il 29 gennaio 2016 alla Camera dei Deputati, intervistata da Marinella Correggia, Premio Nobel per la pace Mairead Corrigan: ‘La NATO va smantellata immediatamente’, in “l’AntiDiplomatico”, 28 gennaio 2016, ha dichiarato: “La Nato dovrebbe essere abolita, smantellata, insieme al militarismo. Questo è quello che dovrebbe fare un paese membro come la NATO. La nonviolenza è il mezzo per la risoluzione dei conflitti. L'agenda della NATO è la guerra permanente. Ormai è chiaro a tutti coloro che vogliono informarsi veramente. L'Italia dovrebbe uscire dalla Nato ed essere parte di processi di vera pace nel Mediterraneo e nel mondo. La Nato avrebbe dovuto essere abolita con la fine del Patto di Varsavia. Invece è diventata una macchina da guerra aggressiva e le sue guerre ed espansione a Est sono mortali. Ha provocato guerre e destabilizzato interi paesi, Iraq, Libia, e ora la Siria.

Le guerre della Nato e dei suoi membri sono anche la causa di milioni di rifugiati che bussano alle porte dell'Europa dopo che i loro paesi sono stati distrutti.

Dunque la Nato va smantellata. Il denaro impiegato per fini sociali. Non c’è futuro per la Nato, non ci deve essere”.

La NATO è un laboratorio di guerra

Antonio Mazzeo, giornalista da tempo impegnato sui temi della pace e della militarizzazione, intervistato da Tatiana Santi (Italia, laboratorio di guerra NATO&USA, in “Sputnik Italia”, 9 settembre 2016) spiega: “La situazione è molto più complessa della divisione fra basi USA e basi NATO, perché ci sono delle basi italiane che vengono messe a disposizione di volta in volta delle forze aeree statunitensi. È il caso della base italiana Pantelleria, che da un anno e mezzo viene messa a disposizione delle forze armate statunitensi. Si tratta di un aereo appartenente ad una compagnia statunitense, che però compie azioni militari di spionaggio di tutto il Nord Africa, dalla Tunisia fino all'Egitto sotto il comando di USAFRICOM. […] La NATO non è mai stata una struttura difensiva, questo potevano mascherarlo quando c'era la guerra fredda. Caduto l'altro blocco è caduta anche la foglia di fico che dimostra il ruolo profondamente aggressivo e imperialista di questa alleanza. La NATO è cambiata, è molto più complessa, è un'alleanza fatta anche di attori che non sono subordinati agli Stati Uniti. Penso al ruolo della Turchia in questo momento, ma penso anche alla Francia e alla Gran Bretagna, che vogliono assumere un ruolo da primadonna per esempio nel continente africano, anche in conflitto e in tensione con altri Paesi della NATO. Questo a mio avviso aumenta il rischio per Paesi come l'Italia a trovarsi in un'alleanza atlantica che è sempre più aggressiva, imperialista che vede al suo interno interessi contrastanti con gli interessi economici, politici e militari del nostro Paese. In questo contesto, di fatto, la presenza NATO influisce sulla politica estera italiana, ma anche sulla sua situazione sociale e politica interna”.

La NATO come polizza di assicurazione

Alessandro Marrone, responsabile di ricerca del Programma Sicurezza e Difesa dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), Paola Tessari e Carolina De Simone, assistenti alla ricerca del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI, sono autori dello studio Gli interessi nazionali dell’Italia e la NATO:

dalle missioni alla trincea?, pubblicato dall’Istituto Affari Internazionali, 12 dicembre 2014.

Gli autori nel loro studio definiscono la rilevanza della NATO come “polizza di assicurazione” per la sicurezza europea ed italiana: “Con questa espressione, ci riferisce al fatto che nel periodo post-Guerra fredda il mantenimento di una Alleanza atlantica solida, credibile e attiva, ha costituito una garanzia di sicurezza rispetto ad un eventuale deteriorarsi delle condizioni di sicurezza nel continente europeo, riunendo i paesi democratici con forti interessi di sicurezza comune in una struttura politico militare pronta all’uso in caso di necessità. Come avviene in ogni polizza di

assicurazione, l’investimento da parte di chi vi accede è costante nel tempo anche nel periodo in cui è meno probabile il verificarsi dell’eventualità rispetto a cui ci si vuole assicurare, nella consapevolezza che al momento del bisogno non è possibile mobilitare istantaneamente le risorse per affrontare la crisi. In questo senso, il ruolo di deterrenza svolto durante la Guerra fredda non è scomparso con la positiva trasformazione dei rapporti NATO-Russia, ma è rimasto un elemento cruciale nel calcolo strategico dei vari attori coinvolti nel quadro regionale europeo. Anche

l’interpretazione dal Concetto strategico del 2010 alla difesa collettiva è volta ad estendere ed aggiornare questa ‘polizza di assicurazione’ alla luce delle minacce affrontate dai paesi NATO negli ultimi anni, tanto che nel core task difesa collettiva

si include l’assistenza reciproca non solo contro un attacco ai sensi dell’articolo 5 del Trattato di Washington, ma anche ‘contro sfide emergenti alla sicurezza nel caso in cui minaccino la sicurezza fondamentale di singoli alleati o dell’Alleanza nel suo complesso’”.

La NATO è una garanzia contro il terrorismo

Paolo Alli, parlamentare del Nuovo Centro Destra, nonché vice presidente dell'Assemblea Parlamentare della NATO, nel suo blog personale “paoloalli.it”, dichiara, nell’articolo Bene Pinotti: teniamoci stretta la Nato (6 luglio 2016): “In uno scenario di pericolo imperante da parte del terrorismo dobbiamo tenerci stretta la Nato. La mancanza di un sistema europeo di difesa può essere integrata solo dal sistema di difesa collettivo garantito dall’articolo 5 del Patto Atlantico che ci permetterà anche di non perdere l’importante apporto del Regno Unito su questa fondamentale partita. In questo senso è importante che il ministro Pinotti nella sua intervista al Corriere della Sera abbia evidenziato l’importanza di un ponte tra Nato e Russia e la necessità di una integrazione europea. A oriente, infatti, l’Alleanza Atlantica sta cercando proprio di portare la Russia a un dialogo paritetico. La Nato col tempo si è progressivamente trasformata nel più potente ed efficace strumento di prevenzione e lotta al vero nuovo nemico dell'umanità: il terrorismo internazionale. La missione ISAF in Afghanistan a guida dell'Alleanza Atlantica è stata la dimostrazione più evidente di ciò. La Nato, inoltre, è presente in maniera capillare in tutti gli scenari a rischio terroristico. Ha maturato competenze che hanno permesso all’Alleanza di agire con efficacia nella prevenzione dei conflitti, nella gestione delle crisi o dei post-conflitti, ed anche nel sostegno ad azioni umanitarie e di peace-keeping”.

La Nato è l’unica tutela della nostra sicurezza dalle minacce internazionali

Giampaolo Di Paola, ammiraglio e politico italiano, nel suo articolo Quale nato dopo celtic manor? difesa o sicurezza collettiva?, pubblicato sul sito “ispionline.it”, 3 ottobre 2014, evidenzia che “La Nato è una libera alleanza di paesi democratici basati su valori liberali che questi valori vogliono proteggere e difendere prioritariamente con la forza della politica e del diritto ma anche con quella militare quando necessario ed indispensabile. Secondariamente perché ci piaccia o meno non avremo mai un teatro Europeo stabile e pacificato senza un nuovo e diverso rapporto con la Russia che del teatro Europeo è attore imprescindibile. Inoltre perché l’Alleanza rappresenta la più evidente manifestazione politico-militare di quel legame transatlantico che costituisce essenza dell’Identità Occidentale e il solo strumento credibile della nostra sicurezza. Non è senza un motivo se i nostri alleati europei nord-orientali non hanno cercato rassicurazione nell’Unione Europea di cui sono membri ma nell’Alleanza. E infine perché gli scenari di crisi e conflittualità che circondano l’Alleanza non riguardano solo l’Est, dove fermezza e deterrenza sono strumenti visibili e ben comprensibili per un potenziale avversario, bensì, e ancor più pericolosamente, il Sud e il Sud-Est ove si sviluppano conflittualità e minacce asimmetriche e ibride meno facilmente prevedibili, affrontabili e risolvibili, anche per la natura spesso irrazionale e terroristica delle minacce e che richiedono un impegno rafforzato e prolungato nel tempo di sicurezza collettiva e cooperativa con i paesi del sud del mondo, molto spesso diversi da noi per storia, cultura, radici religiose e abitudini di vita”.

Gianluca Veneziani, giornalista, nel suo articolo Quelli che ci vogliono fuori dalla Nato (in “L’Intraprendente”, 30 gennaio 2016), “C’è un tema che è in grado di unire destra e sinistra in modo trasversale, che è capace di tenere dentro la politica e pure l’antipolitica, e di creare un partito della nazione fondato sull’individuazione di un nemico comune: si chiama ‘Usciamo dalla Nato’.

Alla grande coalizione anti-militarista e anti-americana si è di recente iscritto anche il grillino Alessandro Di Battista che ieri ha organizzato un convegno significativamente intitolato ‘Se non fosse NATO’. Il membro del direttorio 5 Stelle ha espresso le proprie posizioni in modo subdolo, senza gridare un netto no all’Alleanza atlantica, ma cavandosela con un più timido ‘La Nato si può modificare dopo 60 anni’, visto che ‘non siamo sudditi dell’America e non è detto che tutto quello che ci impone Washington sia giusto’. Della serie, rifondiamo la Nato senza più la guida americana, che sarebbe come dire ‘aboliamo la Nato’. Non si capisce però chi dovrebbe prendere il posto dell’America e soprattutto a quale partner o coalizione internazionale l’Italia dovrebbe affidarsi per garantire la propria sicurezza. […] A tutti costoro, bisognerebbe ricordare che la Nato è l’unica tutela della nostra sicurezza dalle minacce internazionali. Non abbiamo un esercito europeo e neppure lo straccio di una politica estera comune a livello continentale; e abbiamo un governo che non è in grado di intervenire col suo esercito neppure quando le minacce terroristiche sono a poche miglia da noi. Ci resta come soluzione la Nato che – vogliano o non vogliano – ha senso e utilità solo se a guidarla è uno Stato chiamato Usa”.

Anna Maria Tanda, 27 ottobre 2016