Il volo Itavia IH870 fu abbattuto da un missile

Daniele Osnato: battaglia aerea e missile

Daniele Osnato, avvocato dei familiari delle vittime della strage di Ustica, si è sempre battuto per la verità sulla morte delle ottantuno persone che viaggiavano sul Dc9 la sera del 27 giugno 1980. Osnato, supportato dalle diverse sentenze civili sul caso, è convinto che sia stato un missile ad abbattere l’aereo di linea. Nello scontro sarebbero stati coinvolti velivoli militari statunitensi, francesi, italiani e libici: “I Phantom ci sono. Ci sono gli americani, i francesi, gli italiani. Ci sono tanti aerei che seguono il Dc9 nella sua discesa e ci sono anche degli aerei sotto il Dc9 che si nascondono ai radar. Noi abbiamo le prove radaristiche. In questo contesto si avvicinano aerei militari”. L’ipotesi di cui parla Osnato si basa sulla presenza di aerei militari libici sotto il Dc9, abbattuti in una battaglia aerea. Una verità difficile da ammettere per i Paesi coinvolti, in quanto si tratterebbe di una vera e propria operazione di guerra in tempo di pace nello spazio aereo italiano: “Abbiamo sempre chiesto la verità, promettendo anche l’interruzione delle cause – ha dichiarato Osnato - Invece la verità ce la siamo dovuta andare a strappare, impegnando tribunali, Corte d’Appello, Corte d’Assise, Cassazioni, affinché dei magistrati ci potessero dire quello che è diventato inconfessabile e che a questo punto ormai sanno tutti perché è scritto nelle sentenze. Quindi quello che per me diventa inaccettabile, e incomprensibile per tutti i familiari che assisto, è capire che c’è un segreto che è inconfessabile per ragioni politiche, per ragioni di equilibri militari, per ragioni di convenienze internazionali, a fronte di 81 persone morte, di cui 16 bambini. Purtroppo sull’aereo c’erano solo italiani, perché se ci fossero stati cittadini francesi o statunitensi noi avremmo saputo la verità subito” (Andrea Purgatori, Atlantide – Ustica, l’ultimo miglio, “La7” [NC1] , dicembre 2017).

Atlantide (La7): la testimonianza di …

Nel dicembre del 2017, Brian Sandlin, militare americano che la sera del 27 giugno 1980 si trovava sulla nave Saratoga, ha rilasciato un’intervista al giornalista Andrea Purgatori nella quale racconta di due Phantom tornati sulla portaerei senza armamenti. Il comandate della Saratoga, nave statunitense che pattugliava le acque del Mediterraneo, spiegò ai marinai che erano stati abbattuti due Mig libici che si erano avvicinati in maniera minacciosa agli aerei statunitensi durante le operazioni di volo: “Il 27 giugno – racconta Sandlin - dopo essere stati informati dal Capitano su Gheddafi e su quella missione serale, salpammo intorno a mezzogiorno. Quel pomeriggio partimmo da Napoli con i motori a tutta forza. La sera lanciammo i Caccia completamente armati e al loro ritorno sulla nave notammo che non avevano più l’armamento. Un fatto che non si poteva nascondere a cinquemila uomini. Il Capitano Flatly, sempre attraverso gli altoparlanti, ci informò che durante le nostre operazioni di volo due M[i]g libici ci erano venuti incontro in assetto aggressivo e avevamo dovuto abbatterli. Questo ci disse all’epoca e a questo ho creduto per tanti anni".
“Mi avevano assegnato la Saratoga in via permanente, ci sono rimasto per tre anni e mezzo. Ero alla quarta divisione della sezione di coperta, come marinaio semplice, poi sono salito di rango, prima che la missione finisse, ottenendo il grado di aiuto nocchiere. E come aiuto nocchiere sono anche stato di guardia. Quando ero di guardia stavo sul ponte come timoniere […] La missione in quel momento era quella di stazionare nel Mediterraneo in via permanente”. 

Sandlin racconta della situazione piuttosto tesa che stava attraversando proprio l’area mediterranea e dei vari scali che dovettero saltare a causa delle tensioni internazionali in corso, soprattutto tra gli Stati Uniti e la Libia di Gheddafi. Proprio per l’astio di molte Nazioni nei confronti degli Usa, la Saratoga trascorse molto tempo in acque territoriali italiane, spesso facendo scalo a Napoli. Il militare parla di precise disposizioni del Capitano in caso di attacchi libici e dell’atmosfera di tensione che si viveva in quei giorni sulla Saratoga. Fino a quella tragica sera d’inizio estate in cui decollarono i Caccia armati.
Tutti i militari all’epoca credettero al racconto del Capitano in merito allo scontro aereo con i Mig libici.: “Ci fu detto che furono i due Phantom ad abbattere gli a[e]rei di Gheddafi, ma quella sera lanciammo più velivoli – continua - La cosa insolita è che quella sera gli aerei sono partiti armati e sono tornati disarmati […] Noi che eravamo in plancia avevamo visto che non c’erano più armi, quindi dovevano spiegarci per forza qualcosa. Quando il Capitano Flatley ci raccontò dei due Mig libici abbattuti prendemmo quell’informazione come la verità. Chi poteva saperlo meglio di lui”. Spiega poi come e quando ha ricollegato quell’episodio alla Strage di Ustica, e perché non ha rilasciato dichiarazioni prima. “Non sapevo nulla del volo IH870 e non ne ho saputo nulla fino al maggio del 1993, quando vidi una puntata del programma ‘60 Minutes’ dedicata al disastro di Ustica, Quella è stata la prima volta in cui ne ho avuto notizia e alla fine riuscii a capire quello che era accaduto. La puntata spiegava molte cose. Allora avevo preso carta e penna per chiamare in redazione, ma era il 1993 e avevo paura. Paura che poi qualcuno mi trovasse morto da qualche parte per overdose o in un incidente d’auto, in un dirupo. Sapevo che mi avrebbero ucciso se avessi parlato”.
L’ex militare parla anche delle contraddittorie dichiarazioni rilasciate dal capitano della Saratoga ai magistrati italiani:

“Siamo partiti la sera e rientrati il giorno dopo. Flatley era un ottimo comandante e non avrebbe mai detto nella prima dichiarazione di essere uscito con la nave e poi rientrati senza prima controllare”, precisa. Inoltre, secondo Sandlin, è impossibile che i radar fossero spenti ed è inconcepibile che il giornale di bordo della nave sia stato completamente riscritto dopo la missione in Mediterraneo.
Il racconto continua e si intreccia a misteriosi eventi che si verificarono nei giorni della missione della Saratoga: “C’era un sottufficiale capo che doveva andare in pensione. Svolgeva la funzione di capo furiere, gestiva le pratiche degli alti ufficiali, piloti inclusi. Prima che la nave salpasse da Napoli avevano disposto che raggiungesse in aereo la base di Sigonella. A Napoli, la sera prima della sua partenza, va a terra con quattro o cinque suoi amici che gli avevano organizzato una festa di addio. Mentre esce dal bar per avviarsi verso la nave, lo derubano e lo accoltellano a morte. Solo lui, gli altri restano tutti illesi. Con il senno di poi ho qualche sospetto per la funzione che svolgeva e sulle modalità di quella aggressione. La divulgazione di notizie che non dovevano essere divulgate veniva arginata con ogni mezzo”.
“Eravamo coinvolti in un’operazione NATO ed eravamo affiancati da una portaerei britannica equipaggiato con Harrier Jet a decollo e atterraggio verticale e da una portaerei francese. Quella notte in volo potevano esserci quaranta Caccia della nostra flotta e altri venti o trenta velivoli di supporto".

Nel finale dell’intervista, Sandlin ribadisce la sua ipotesi sull’abbattimento del Dc9: “Io quella sera non ero in volo e non posso conoscere i particolari di quello che avvenne – conclude – ma so per certo che non eravamo a Napoli, che abbiamo lanciato in volo dei Caccia e che abbiamo abbattuto qualcuno” (Andrea Purgatori, Atlantide – Ustica, L’ultimo miglio , [NC2] “youtube.it”, 21 dicembre 2017).

 

Daria Bonfietti: “Verità vicina”

Dopo la testimonianza di Brian Sandlin, Daria Bonfietti, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime del disastro aereo di Ustica, è tornata a parlare pubblicamente delle indagini. Per Bonfietti si è ormai vicini alla verità: “So che la magistratura sta continuando a lavorare, dopo le dichiarazioni di Francesco Cossiga del 2008 e quelle del marinaio americano che ha detto che quella sera furono abbattuti due aerei libici su ordine del suo comandante – ha spiegato - Sappiamo con certezza dal 1999, vale a dire dalla sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore, che il Dc9 è stato abbattuto in un episodio di guerra aerea, perché quella sera c'erano, in quei cieli, aerei militari di paesi alleati […] Da allora sono state emesse numerose sentenze civili che obbligano i ministeri dei trasporti e della difesa a risarcire l'Itavia e i parenti delle vittime”. “Bisogna aggiungere l'ultimo pezzo di verità, perché bisogna sapere chi ha abbattuto l'aereo: è un problema di dignità nazionale e di difesa dei propri diritti”, perché, conclude la Bonifietti, “si sa che o gli americani o i francesi erano in cielo” (Strage di Ustica, Bonfietti: “A un passo da tutta la verità”, “La Repubblica”, 25 giugno 2018).

Alessandro De Sanctis, 19 marzo 2019

Generale Tricarico: “a Ustica fu una bomba”

Il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, ha sostenuto da sempre la teoria della bomba nella toilette del Dc9 precipitato vicino l’isola di Ustica. Per Tricarico, i francesi sono colpevoli del depistaggio sulle cause dell’incidente. Il generale ha ribadito le proprie posizioni in merito in un’intervista rilasciata a Luca Telese durante la trasmissione “Matrix”: “Sostengo che per Ustica ci sia stata una gigantesca e perdurante mistificazione della verità, a danno della verità stessa e del cittadino italiano che è stato sistematicamente, per lustri, disinformato e depistato. Rispetto poi a quello che non io, né i generali, ma la magistratura ha accertato come verità”. E sull’ipotesi di una battaglia aerea ha precisato che “quella sera non c’era nessun aereo intorno al velivolo Dc9 Itavia”. “A testimonianza della veridicità di quanto sto affermando - ha continuato Tricarico – dico che non c’è l’evidenza del missile. Se fosse stato un missile si sarebbero dovute trovare le tracce, la firma del missile ”. La verità per l’ex generale è una sola: “una bomba nella toilette”. Infine Tricarico mette in dubbio la presunta integrità della toilette dopo l’incidente: “Nella toilette ci sono dei tubi e degli altri materiali schiacciati. Soltanto una pressione di 400 Kg per centimetro quadrato poteva provocarlo e questo è compatibile solo con l’esplosione di una bomba” ( Strage di Ustica, il gen. Tricarico intervistato da Telese (Matrix) , “youtube.com”, 11 febbraio 2016).

Paolo Guzzanti: Ustica verità svelata

Paolo Guzzanti, giornalista ed ex senatore, ha pubblicato nel 1999 un libro inchiesta intitolato Ustica verità svelata (Bietti Editore, 1999), nel quale viene accreditata l’ipotesi della bomba e l’attentato è collegato con la Strage di Bologna. Guzzanti è rimasto fermo sulle proprie posizioni anche dopo la sentenza della Cassazione che ha accertato i depistaggi sulla Strage di Ustica: “La sentenza della Corte di cassazione che ha accertato il depistaggio sulla strage di Ustica non trova riscontro in una sola prova – ha dichiarato in merito - Se il DC-9 fosse stato colpito da un missile come affermano i magistrati si sarebbe polverizzato. La realtà è che si spezzò in due, guarda caso un mese prima della strage di Bologna”.
La sentenza per Guzzanti è un verdetto non veritiero: “La pressione per ottenere questa sentenza definitiva sul missile è dovuta a una pressione politica e mediatica che non trova alcun riscontro nelle prove. La realtà anzi porta diritta all’ipotesi della bomba a bordo”.
Guzzanti afferma inoltre di avere le prove di quanto teorizzato nel libro. Prove che secondo il giornalista gli furono “riferite personalmente dall’allora colonnello Guglielmo Lippolis, che per primo accorse sul luogo del disastro, e poté constatare le bruciature delle poltrone e dei cadaveri in prossimità della camera di scoppio”.
“Ho in mente inoltre le fratture stesse del relitto che mostrano con matematica precisione in che modo il velivolo sia esploso in aria. Il DC-9 si divise in tanti pezzi poi ritrovati sul fondo del mare seguendo le equazioni della fisica che calcolavano le parabole di caduta ”, ha spiegato, insistendo sull’impossibilità dell’abbattimento tramite missile che avrebbe polverizzato il Dc9. L’aereo invece si è scomposto in alcune parti “ che corrispondono matematicamente e per fisica newtoniana alla rottura della struttura nel punto di scoppio della bomba” (Pietro Vernizzi, USTICA/Guzzanti: il vero “complotto” è quello della Cassazione , “Il Sussidiario”, 23 ottobre 2013).

Zamberletti: Ustica fu un attentato terroristico

Anche il libro del politico italiano scomparso nel gennaio 2019, Giuseppe Zamberletti, La minaccia e la vendetta. Ustica e Bologna: un filo tra due stragi, (Franco Angeli, 1995), accredita l’ipotesi della bomba libica piazzata nella toilette del Dc9 e parla di un collegamento con la strage della stazione di Bologna. L’ex esponente della Democrazia Cristiana nel suo libro sostiene che le due stragi furono opera della Libia di Gheddafi, fortemente contraria all’accordo tra il nostro Paese e Malta. Il primo attentato, quello di Ustica appunto, secondo Zamberletti, sarebbe stato un avvertimento per scongiurare la firma del patto tra le due nazioni mediterranee, e sarebbe stato attuato mediante la collocazione di una bomba nella toilette dell’aereo prima della sua partenza dall’aeroporto emiliano. La strage di Bologna, invece, avvenuta nella stessa città da cui decollò il Dc9, fu compiuta il 2 agosto, stesso giorno in cui una delegazione italiana, guidata proprio da Zamberletti, si recò a Malta per firmare il patto di collaborazione (Ustica-Bologna: Zamberletti, la Libia dietro le due stragi, “Adnkronos”, 5 ottobre 1995).

Giovanardi e la teoria della bomba

Tra i più agguerriti oppositori della teoria del combattimento aereo e dell’abbattimento del Dc9 c’è sicuramente Carlo Giovanardi, esponente di Identità e Azione. Giovanardi ha sempre sostenuto che ad abbattere l’aereo di linea partito da Bologna e diretto a Palermo sia stata una bomba posizionata nella toilette. Un attentato terroristico, dunque, nel clima degli anni della strategia della tensione. Il 25 giugno 2010, a due giorni dal trentennale della strage, Giovanardi è tornato sulla questione : “ Le sentenze hanno spazzato via l'ipotesi del missile e della battaglia aerea – ha dichiarato in quell’occasione - Sappiamo ormai con certezza che non c'erano aerei in prossimità del Dc9 e che le tracce accertate sui resti dell'aereo, come tutti possono vedere a Bologna (presso il Museo per la memoria di Ustica è stato costruito il velivolo che si è inabissato in mare, ndr), sono quelle di una bomba. C'è da chiedersi perché all'epoca non si indagò su questa ipotesi. Ci sono delle certezze che emergono. Non c'erano missili, non c'erano aerei, ci sono tracce di bomba, Semmai queste tracce sono simili a quelle della bomba che buttò giù l'aereo della Pan Am a Lockerbie ” ( “Ustica fu una bomba”. Scontro Giovanardi-Priore , “La Repubblica”, 25 giugno 2010).

 Successivamente, nell’aprile del 2014, in risposta ad una delle sentenze civili che ipotizzavano l’attacco di un missile, Giovanardi ha ribadito le sue posizioni: “Come ben sanno tutte le persone in buona fede, in Italia e all'estero, l'esplosione del dc9 dell'Itavia ad Ustica venne provocato da una bomba collocata nella toilette di bordo, così come certificato da tutta la letteratura scientifica esistente. Con sprezzo del ridicolo il sindaco di Bologna nega si sia trattato di un atto di terrorismo ma continua a fantasticare di scenari di guerra ed intrighi internazionali aumentando così la confusione, non volendo accettare la realtà dei fatti, con l'aggravante del troppo tempo perso per identificare i mandanti e gli esecutori della strage dovuta a una bomba collocata sull'aeromobile durante lo stazionamento sulla pista all'aeroporto di Bologna” (Ustica, Carlo Giovanardi insiste: “Bomba nella toilette, fu un atto di terrorismo” , “Huffington Post”, 22 aprile 2014).

Alcuni anni dopo è di nuovo Giovanardi a parlare di Ustica e terrorismo pubblicamente, dichiarandosi incredulo per la secretazione di alcuni documenti che, secondo il politico, avrebbero testimoniato l’escalation delle tensioni tra l’Italia e il Fronte popolare di liberazione della Palestina nei giorni precedenti il disastro: “Nell’ambito delle audizioni del leader palestinese Abu Sharìf, svoltasi ieri in Commissione bicamerale di inchiesta sulla morte di Aldo Moro, purtroppo la parte riguardante la drammatica escalation di tensione fra l’Italia e il Fronte popolare di liberazione della Palestina con tanto di minacce di rappresaglie, nelle settimane precedenti l’esplosione del DC9 Itavia nei cieli di Ustica, di cui ricorre proprio oggi il 37mo anniversario, è stata secretata perché le domande da me poste sul ruolo dei libici e le risposte di Sharìf non possono essere rese pubbliche, se non rischiando tre anni di carcere. È vergognoso come le istituzioni continuino a parlare del dovere di ricercare la verità quando il primo a nasconderla è proprio il governo italiano” (Robert Perdicchi, Ustica, 37 anni dopo. L’ira di Giovanardi: “Vergognoso silenzio del governo” , “Secolo d’Italia”, 27 giugno 2017).

Con la sentenza della Cassazione penale, Giovanardi torna all’attacco: “Solo un sistema giuridico schizofrenico come quello italiano – grida Giovanardi - può far coesistere una sentenza penale passata in giudicato nella quale si afferma, dopo anni di processo e centinaia di udienze, che su Ustica non c'è mai stata nessuna battaglia aerea e meno che mai è stato lanciato un missile, con le tante sentenze civili che senza uno straccio di prova né il sostegno di alcuna perizia tecnica continuano a ritenere che sia 'più probabile che non' che si sia trattato di un missile, ripetendo per l'ennesima volta una tesi scritta prima del processo penale non da un magistrato, ma dall'avv. Francesco Batticani, giudice onorario aggiunto di Bronte".
"Davanti a chi definisce depistatore la nostra Cassazione penale con ancora maggiore energia continueremo la nostra battaglia per la verità, perché vengano identificati i mandanti e gli esecutori della collocazione della bomba a bordo del DC9 Itavia, anche per impedire che il nostro Paese si copra di ridicolo in tutto il mondo civile, dove le cause degli incidenti aerei vengono determinate dalle perizie tecniche e non dalle opinioni dei magistrati. Ancora con più forza chiedo che venga tolto il segreto al carteggio fra la nostra ambasciata a Beirut e il governo italiano dei mesi precedenti la strage di Ustica, che ho potuto consultare e non rendere pubblico, che contiene clamorose rivelazioni sui motivi che possono aver portato all'abbattimento con una bomba del DC9 Itavia” ( Giovanardi su Ustica: “Continueremo la nostra battaglia per la verità” , “Bologna Today”, 30 giugno 2017).

Eugenio Baresi, Ustica storia e controstoria

Eugenio Baresi, antiquario, politico e scrittore, ha pubblicatoil libro Ustica storia e controstoria (Koinè Nuove Edizioni, 2016) nel quale sostiene che ad abbattere il Dc9 nei cieli di Ustica fu una bomba probabilmente piazzata nella toilette dell’aereo dal gruppo terroristico palestinese FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina) di George Habash, con l’aiuto del colonnello libico Mu’ammar Gheddafi. Baresi spiega le sue convinzioni sulla strage di Ustica, e i contenuti del libro, in una lettera a “Dagospia” del 2 febbraio 2017: “Il libro si intitola Ustica storia e controstroria, edito da Koine nuove edizioni, e smaschera le menzogne e i silenzi che hanno impedito che si raccontasse quello che è accaduto: una bomba a bordo probabilmente ficcata dai palestinesi del Fronte popolare di liberazione di George Habbash in combutta con Gheddafi. Ma nessuno ne ha parlato eppure è stato presentato in tre occasioni diverse da personaggi autorevoli. Ancor più va precisato che tutte le volte ha fornito l'occasione di conoscere fatti eclatanti... e non esagero a definirli tali. Al Senato, nella prima presentazione, è emerso che l'enorme somma di cui sopra non dovremmo pagarla come cittadini italiani se fosse accertato e stabilito dai Tribunali penali italiani che la responsabilità del disastro è di un missile. Dovrebbe pagarla la Nato. Non lo dico io, ma lo ha affermato in Parlamento l'attuale Presidente della Repubblica quando era Ministro della Difesa... peccato che i tribunali competenti alla luce di una perizia internazionale e dopo 276 udienze, 4000 testimoni e 1 milione e 750 mila pagine di resoconto abbiano definito fantascienza l'ipotesi del missile. Peccato che un tribunale civile abbia invece stabilito in 4 udienze che è stato un missile! Ed in base a ciò noi cittadini italiani dovremmo pagare! L'intelligenza della ragione non appartiene alle Istituzioni dello Stato italiano che stanno silenti di fronte a questa contraddizione. Tanto paghiamo noi cittadini! Alla seconda presentazione è emerso, da parte di autorevoli persone per ruolo a conoscenza dei fatti, che le mie affermazioni sono corroborate e confermate da documentazione ancora segretata dopo 36 anni e che non si può divulgare perché il Governo non la vuole far conoscere: insomma è vero quello che racconto! Alla terza presentazione è emerso che, da decine di anni, si è montata una finta verità per coprire le nostre collusioni con Libia e palestinesi. Le tre presentazioni si possono ascoltare integralmente su Radio Radicale, unica insieme al giornale ‘La Verità’ a riportare notizie e informazioni. Le scrivo con estrema sintesi perché volevo chiederle se non le pare ‘curioso’ tutto questo silenzio ” (Eugenio Baresi,Le mille verità su Ustica – L’ex parlamentare del CCD, Eugenio Baresi, dice la sua a Dagospia: “Sulla strage si è impedito di raccontare l’accaduto: una bomba a bordo probabilmente messa dai palestinesi del Fronte Popolare di Liberazione di George Habbash in combutta con Gheddafi. Sulla storia del missile…m", “Dagospia”, 2 febbraio 2017).