Le spese per la ricerca spaziale sono eccessive

I costi contenuti del programma spaziale indiano

L’articolo intitolato India, la missione su Marte è low cost. Ma è polemica, pubblicato in data 4 novembre 2013 dal giornalista de “Il Messaggero” Francesca Marino, riferisce che la sonda Mangalyaan lanciata il 5 novembre 2013 dal programma spaziale indiano rappresenta “la missione spaziale più economica di tutti i tempi”, a dimostrazione del fatto che la ricerca spaziale non impiega fondi eccessivi e non sottrae risorse all’umanità.
A confermare questa affermazione sono i dati della missione indiana: soltanto ottanta milioni di dollari di finanziamento, un costo “assolutamente competitivo”, riferisce l’articolo, sostenuto dall’impiego di materiali e manodopera esclusivamente indiana con un “indice costi-benefici da fare invidia”.
Il direttore dell’Indian Space Research Organization, Koppillil Radhakrishnan, ha colto l’occasione del lancio della missione per rispondere alle critiche sull’inutilità delle missioni spaziali e alle continue domande se sia veramente necessario finanziare la ricerca spaziale:
“La domanda è stata posta milioni di volte negli ultimi cinquanta anni, e la risposta è e sarà sempre: Sì, è necessario per trovare soluzioni ai problemi dell’uomo e della società”.

 

Le spese del programma spaziale americano giustificano

Una nota argomentazione a favore delle spese per la ricerca spaziale è stata fornita nel 1970 da Ernst Stuhlinger, ex direttore scientifico della NASA.
Come riporta il sito web “Ilpost.it” con l’articolo Perché spendere tanto per lo spazio? a firma di Emanuele Menietti in data 8 agosto 2012, dopo aver ricevuto una lettera sulla fame del mondo da una suora (suor Mary Jucunda), l’allora direttore della NASA aveva risposto alle domande per cui valeva la pena esplorare il cosmo anziché concentrarsi sulla risoluzione dei problemi della fame nel mondo: “Credo, […] che viaggiare verso la Luna e forse un giorno verso Marte e gli altri pianeti sia un’iniziativa che dovremmo affrontare ora, e penso anche che questi tipi di progetti, nel lungo termine, possano contribuire alla soluzione dei gravi problemi che affliggono la Terra molto più di altri progetti discussi ogni anno, e che portano spesso a risultati tangibili solo dopo molto tempo”.
Nella lettera datata 6 maggio 1970 e riportata dall’articolo in questione, Stuhlinger spiega inoltre in modo dettagliato i motivi per cui l’ente spaziale americano non può impiegare direttamente il denaro dello Stato per finanziare progetti per la lotta alla fame o alla povertà: “Il budget della NASA, naturalmente, può essere organizzato solamente per la spesa di risorse legate direttamente all’aeronautica e allo spazio. Se questo budget non venisse approvato dal Congresso, i fondi proposti non utilizzati non diventerebbero disponibili per qualcos’altro; non sarebbero semplicemente prelevati dai contribuenti, salvo la destinazione di quei fondi per l’espansione del budget di un altro ufficio/ministero. […] Il sostegno per i bambini affamati, o meglio un aumento dell’impegno profuso già dagli Stati Uniti per questa nobile causa nella forma di aiuti verso l’estero, può essere solo ottenuto se il ministero competente fa richiesta per una linea di credito a questo scopo, e solo se la richiesta viene poi approvata dal Congresso”.
Il direttore scientifico della NASA fornisce tuttavia alcune soluzioni per dimostrare che la ricerca spaziale si rende utile al progresso dell’uomo e indirettamente anche alla risoluzione dei problemi delle popolazioni più povere: “Penso addirittura che lavorando al programma spaziale posso dare il mio contributo per alleviare e forse risolvere gravi problemi come la povertà e la fame sulla Terra. […] il miglior strumento per migliorare questi fattori è, indubbiamente, lo studio della Terra con i satelliti artificiali. Orbitando attorno al pianeta i satelliti possono monitorare grandi aree di terreno in poco tempo, possono osservare e misurare l’ampia serie di variabili che indicano lo stato e le condizioni dei campi, del suolo, delle precipitazioni eccetera. […] Si stima che anche un piccolo sistema di satelliti possa far aumentare la produzione dei campi per molti miliardi di dollari”.

 

Daniele Vassalli, 3 gennaio 2017

I costi ingenti dei programmi spaziali

Nel libro di Daniele Gasparri, Conoscere, capire, esplorare il Sistema Solare, Amazon, 2012, sono state analizzate le spese effettuate dai più noti programmi spaziali della storia.
L’autore riferisce nel suo libro a pagina 383 che il costo economico dell’esplorazione spaziale è piuttosto elevato. In riferimento alle missioni passate di esplorazione della Luna hanno sicuramente impressionato le spese sostenute per il programma Apollo che costituisce il più grande e complesso programma spaziale mai realizzato: “Rapportato al valore del denaro attuale, le missioni Apollo hanno avuto un costo complessivo pari a circa 170 miliardi di dollari, sostenuti interamente dagli Stati Uniti e naturalmente suddivisi in un periodo di circa 10 anni, dalla progettazione delle astronavi fino al ritorno dell’ultima capsula lunare”.
Gasparri sostiene che la spesa di questo programma in valore assoluto è “veramente ingente e naturalmente improponibile per un paese diverso dalla grande superpotenza americana”.
Spese elevate, stando a quanto riporta il libro di Gasparri, riguardano anche gli altri programmi spaziali della NASA e dell’ESA: “La progettazione e i 135 voli del programma Space Shuttle hanno avuto un costo totale pari a circa 200 miliardi di dollari spalmati in oltre 30 anni”, mentre la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale ha richiesto un investimento di circa 100 miliardi di dollari.

 

Le spese elevate dell’Agenzia Spaziale Italiana

Nell’articolo intitolato Il PD non vuole il parere della Corte dei Conti sull’Agenzia spaziale, pubblicato in data 26 giugno 2015 sul sito web del Movimento 5 Stelle, viene evidenziato quanto il governo italiano non sia intenzionato a fare luce sul problema delle spese italiane a favore dell’esplorazione spaziale.
I deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura e Attività Produttive criticano l’incentivo di ingenti investimenti nel settore spaziale come stabilito in una risoluzione del Partito Democratico.
Il M5S ha inoltre ricevuto il rifiuto da parte del governo alla richiesta di ascoltare la Corte dei Conti in merito a tale problema: "Per quale ragione il Pd non vuole ascoltare quello che ha da dire la Corte dei Conti sui costi e le spese per il settore spaziale, che pure macina miliardi di soldi pubblici? Forse ha paura di accendere i riflettori su quello che la Corte dei Conti denuncia da tempo: contenimento della spesa e razionalizzazione dei costi di gestione, anche relativamente al trattamento economico accessorio e delle indennità dei dirigenti delegati".
Quello che il Movimento vuole mettere in luce è lo spreco di soldi pubblici per il settore spaziale e i disavanzi registrati nei conti dell’Agenzia Spaziale Italiana: “Quella dell'Asi è infatti una storia non priva di ombre. Guarda caso era stata proprio la Corte dei Conti, nella relazione finanziaria sull'Asi per il 2013, a scoprire che l'Agenzia per quell'anno aveva un disavanzo di 140 milioni di euro. Adesso, con questa risoluzione il PD vorrebbe addirittura far passare il controllo finanziario dell'Asi nelle mani della presidenza del Consiglio”. 

 

Una voragine milionaria nei conti di ASI

Una critica alla gestione dei soldi pubblici nei confronti dell’Agenzia Spaziale Italiana è stata mossa da Chiara Organtini, giornalista de “L’Espresso”.
L’articolo a sua firma L’Agenzia spaziale ha un buco da 200 milioni. E spunta anche una parentopoli stellare, pubblicato su “L’Espresso.it” in data 20 marzo 2015, riferisce, infatti, che nell’ente spaziale italiano è presente un forte e crescente disavanzo finanziario: “C’è un buco nero nei bilanci dell’Asi, l’agenzia spaziale che ha il compito di portare in orbita il Made in Italy nel campo della ricerca scientifica e tecnologica. La Corte dei Conti ha passato al setaccio i risultati del 2013: in soli due anni, il disavanzo finanziario dell’Agenzia è triplicato, arrivando alla soglia record di 233 milioni di euro”.
L’inchiesta su Asi si è allargata anche ad altri rami della politica. L’articolo della giornalista collaboratrice de “L’Espresso” Angela Camuso Agenzia spaziale italiana, nell’inchiesta spunta il nome di Maurizio Gasparri, pubblicato in data 19 giugno 2014 su “L’Espresso.it”, accusa la presenza di fondi neri dell’Agenzia Spaziale Italiana: “Più che un fondo nero sembra un buco nero. Di quelli che avrebbero dovuto studiare, sostenendo il meglio della ricerca astronomica del nostro Paese. Invece le indagini sull’Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana, stanno facendo emergere una galassia del malaffare che continua ad allargarsi".