Investire nella ricerca spaziale comporta importanti ricadute per il progresso dell’umanità

Le innovazioni provenienti dalla ricerca spaziale

L’articolo del sito internet “Focus.it” intitolato Le invenzioni nate dalla ricerca spaziale, pubblicato in data 24 settembre 2014 da Roberto Graziosi, ingegnere aerospaziale e redattore della rivista “Focus”, espone in modo chiaro le ricadute pratiche che la ricerca spaziale continua a fornire:
“Le ricadute pratiche della ricerca spaziale nella vita di tutti i giorni sono molto più frequenti e importanti di quanto ci potrebbe sembrare in termini di nuovi materiali e tecniche innovative”.
L’articolo di Graziosi procede con l’elenco delle tecnologie che maggiormente hanno avuto ricadute pratiche sulla vita quotidiana degli abitanti del nostro pianeta.
Al primo posto viene citato il coagulometro tascabile, un apparecchio che si basa su speciali micro-sensori già impiegati a bordo della Stazione Spaziale Internazionale:
“Tra le ‘ispirazioni’ provenienti dallo spazio ci sono i coagulometri tascabili, apparecchi che permettono a chi affronta terapie anticoagulanti di tenere sotto controllo lo stato del proprio sangue”.
Vi sono poi le protesi per i disabili sviluppati dall’azienda tedesca Isatec: “Nuove protesi per disabili, leggere e resistenti, sono state costruite grazie all’AMS-2, il rilevatore di particelle che, sulla Stazione Spaziale Internazionale, va a caccia di antimateria e materia oscura”.
Innovazioni sono presenti persino per la fase di impacchettamento delle patatine:
“Per non rompersi, le patatine devono cadere nella busta con velocità e traiettoria perfette. Per calcolarle, un costruttore di sistemi per il perfezionamento (Rovena) ha impiegato modelli e simulazioni numeriche usati dall’Agenzia Spaziale Europea per calcolare le traiettorie di alcune sonde [...]”.
La lega di acciaio “Cronidur30” impiegata per realizzare coltelli, taglieri e lame è un’ulteriore invenzione spaziale: “Questo materiale, sviluppato inizialmente per realizzare le pompe del carburante dello Space Shuttle, è estremamente duro e resiste alla corrosione 100 volte di più degli acciai normali”.
E proprio grazie allo Space Shuttle è oggi possibile eliminare, al computer, i difetti dei video girati con le nostre fotocamere:
“Attorno al 2000 per analizzare i filmati relativi alle fasi di lancio della gloriosa navetta, la Nasa sviluppò alcune tecnologie per migliorare le immagini, per esempio per eliminare l’effetto ‘mosso’ o correggere i colori”.
Infine, l’aerogel progettato dalla NASA per proteggere dal freddo le sonde inviate su Marte ha avuto la prima applicazione grazie a un’azienda italiana:
“Corpo Nove, azienda specializzata in abbigliamento tecnico, lo ha usato per realizzare il giubbotto Absolute Zero che ne sfrutta le straordinarie qualità termiche e la leggerezza da record”.

 

Le ragioni dell’importanza dell’esplorazione spaziale

L’articolo Dieci ragioni per sostenere l’esplorazione spaziale, pubblicato in data 16 febbraio 2015 su “Focus.it” da Elisabetta Intini, divulgatrice scientifica e giornalista free-lance, spiega il motivo per cui grandi investimenti economici, grossi rischi e obiettivi quasi impossibili della ricerca spaziale condizionino positivamente il progresso della nostra società.
Innanzitutto, riferisce Intini, la ricerca spaziale ci protegge dagli asteroidi:
“Un programma spaziale serio e ben finanziato deve avere anche il compito di monitorare gli asteroidi di grosse dimensioni, potenzialmente distruttivi per il nostro pianeta”.
Come secondo punto la ricerca spaziale tutela la nostra salute: “Dal braccio robotico che consente di operare direttamente in risonanza magnetica funzionale ai metodi per somministrare farmaci antitumorali in modo mirato alle cellule malate: la ricerca di microgravità ha portato a importanti innovazioni nel campo della medicina”.
Vi sono in aggiunta degli spunti per poter ispirare le nuove generazioni e convincere sempre più giovani ad appassionarsi agli studi di ingegneria aerospaziale.
Grandi opportunità sono presenti per la ricerca di nuove materie prime: “Hanno fatto molto discutere le intenzioni di alcune compagnie private di estrarre materie prime dagli asteroidi, e trasformare le risorse spaziali ancora senza proprietario in dollari sonanti”.
Inoltre la ricerca spaziale ha notevoli ricadute per la sicurezza militare: “Il ruolo della sorveglianza dei satelliti sulle manovre militari dei paesi più ‘caldi’ dal punto di vista politico e garantire alle super potenze militari di vegliare sulle mosse dei paesi rivali e impedire, per esempio, la corsa all’appropriazione di una determinata ‘fetta’ di Spazio e alle risorse che essa contiene”.
La ricerca spaziale è inoltre importante per fornire esempi di collaborazione pacifica, dalla suddivisione dei costi fino allo sfruttamento delle risorse tecnologiche più sicure per garantire l’incolumità degli astronauti.
Infine, è importante promuovere la ricerca spaziale anche per poter rispondere alla famosa domanda se siamo soli nell’universo, per soddisfare la sete di esplorazione che caratterizza da sempre il genere umano ed anche per il bisogno di colonie spaziali: “Non ci è bastato danneggiare questo pianeta: molto presto potrebbe servircene un altro da colonizzare. Se vogliamo che la specie umana sopravviva”.

 

Daniele Vassalli, 3 gennaio 2017

L’immagine della missione Rosetta rovina l’icona della cometa

Mario Buffa, giornalista, caporedattore centrale del TG4 e direttore della rassegna stampa del telegiornale Mediaset, è stato autore di un servizio mandato in onda la sera dell’11 novembre 2014 che ha criticato il ruolo della ricerca spaziale.
Nello specifico, il servizio ha preso in considerazione la missione Rosetta realizzata dall’Agenzia Spaziale Europea con il compito di atterrare sulla cometa 67-P.
L’autore ha ampiamente criticato la funzione della missione dichiarando che la ricerca spaziale non ha fatto altro che contribuire alla demolizione della bella figura che l’immaginario collettivo ha sempre avuto riguardo le comete e gli astri in generale.
Il servizio, della durata di novanta secondi, è stato ritrasmesso sul sito web “Nextquotidiano.it” il 13 novembre 2014, accompagnato da un articolo intitolato TG4, il Servizio di Mario Buffa su Rosetta.
Buffa esordisce fornendo un’immagine positiva dell’aspetto estetico delle comete: “Se c’è un corpo celeste che ci affascina come e forse anche più della Luna questo è una cometa, l’astro con la coda luminosa, visibile anche di giorno. Uno passò sopra la Natività. Uno si è visto con sorpresa e stupore giusto l’anno scorso a novembre”.
Nel servizio, il giornalista del TG4 ritiene l’operazione di esplorazione della cometa una missione pressoché ”inutile”, che ha avuto come unica conseguenza la funzione di screditare la bellezza di questi corpi celesti: “Non lo sapeva quasi nessuno ma è dal 2004 che l’Ente spaziale europeo lavora per rovinarci questa immagine”.
La sonda Rosetta lanciata dieci anni fa, riferisce Buffa, è giunta dopo un lunghissimo viaggio solitario sulla cometa 67-P, a più di 800 milioni di chilometri dal Sole.
Le immagini recuperate non rispecchiano tuttavia quella che è da sempre stata l’idea di una cometa nella mente delle persone: “Ecco le immagini nude e crude che ci manda: un grosso sasso polveroso”.
Definendo la cometa come un semplice “sasso polveroso”, Buffa chiama in causa anche la responsabilità dell’Italia nella realizzazione delle tecnologie impiegate nella missione: “Su questo sasso tra poche ore scenderà un robot, farà un buco nella superficie, e fa quasi male sapere che il trapano è stato costruito in Italia”.
La colpa della missione, secondo Buffa, consiste nell’aver svelato la reale immagine della cometa, “un sasso e niente più”, contribuendo a screditare la bellezza di questo oggetto spaziale e ogni possibile mistero che l’uomo ha sempre attribuito alla figura delle comete.
Le critiche di Buffa si rivolgono anche ai costi della missione, eccessivi secondo il giornalista del TG4: “Una missione costata finora più di 100 milioni di euro, francamente troppi anche per recuperare un reperto archeologico dell’universo”.
Una rettifica al servizio è giunta da parte della redazione del TG4 in data 14 novembre 2014 a seguito delle pesanti critiche che sono piovute sull’opinione esposta da Mauro Buffa.
È lo stesso Buffa a ribadire che il messaggio del precedente servizio dichiarava semplicemente che: “L’immagine nuda e cruda della cometa 67-P rovina l’icona della cometa. Quell’immagine misteriosa ed affascinante che questi corpi celesti da sempre hanno per la gente”.

 

La scarsa utilità delle missioni spaziali

Vincenzo Salemme, regista, sceneggiatore e attore italiano è stato autore dell’articolo intitolato Ma i sassi di plutone ci cambiano la vita?, pubblicato su “Napoli.Repubblica.it” in data 17 luglio 2015.
Con il sottotitolo “Quando un viaggio dentro di sé è preferibile a una missione spaziale” la critica espressa nell’articolo di Salemme è rivolta nei confronti della sonda New Horizons sviluppata dall’ente spaziale americano (NASA) che ha raggiunto il pianeta Plutone il 14 luglio del 2015.
“Ha impiegato nove anni per percorrere più di 5.000 miliardi di chilometri! In proporzione è come se io per arrivare a Berlino impiegassi il tempo di un passo”.
Salemme ritiene le necessità di svolgere una simile missione spaziale poco in linea con le reali esigenze dell’umanità: “Siamo certamente di fronte ad una grande conquista. Ma di che cosa, sinceramente, non capisco bene. Ora non vorrei apparire come un cinico calcolatore, ma parliamoci senza ipocrisie: a noi, di vedere le foto di Plutone da vicino che ci cambia nella vita?”.
Salemme si domanda in particolare quale utilità abbia fornito la missione New Horizons: “Ma pure i sassi raccolti da quel piccolo trattore in scala ridotta sul suolo rosso di Marte; e pure quelli che in fotografia ci riporterà indietro quest’ultima missione […] a cosa sono serviti?”.
Il punto sul quale preme Salemme è la quasi totale assenza di ricadute che la ricerca spaziale ha riportato per il progresso dell’umanità: “Abbiamo forse sconfitto il raffreddore? No. Abbiamo forse sconfitto le zanzare? Nemmeno. È finita la Salerno Reggio Calabria? Figurarsi! E allora? Ripeto, entusiasma anche a me l’avventura di un uomo (e della donna, diciamolo, grazie a Cristoforetti) nello spazio, però stiamo attenti a non farci ingannare dalle false speranze”.