Il braccialetto brevettato da Amazon lede la dignità e la libertà dei dipendenti

Uno strumento per lavorare meglio

Non è vero che tutta l’opinione pubblica si è schierata contro l’introduzione del braccialetto elettronico presso gli stabilimenti Amazon. Esistono anche pareri positivi, non solo da parte della politica ma anche dai sindacati.
Federica Benedetti, segretaria di Piacenza e Parma della Fisascat, il sindacato del commercio della Cisl che rappresenta i dipendenti Amazon a tempo indeterminato, afferma: “Se il braccialetto è solo uno strumento di lavoro e serve a migliorare metodi e tempi non c’è problema. Ma se diventa strumento di controllo e pressione siamo ovviamente contrari” (Chiara Brusini, Amazon, il giuslavorista: “Jobs Act ha spianato la strada al bracciale elettronico. Ormai l’unica tutela è il codice privacy”, “ilfattoquotidiano.it”, 2 febbraio 2018).
Una distinzione importante, perché il braccialetto, di per sé, non può essere considerato uno strumento di controllo o di pressione.

Uno strumento che rispetta le norme

Amazon è ormai presente in tutto il mondo e si adegua ovviamente alle norme presenti in ogni Stato ospitante. Tiene molto al rispetto delle regole inerenti il diritto del lavoro e al rispetto dei principi fondamentali legati alla persona umana. Dopo il vespaio di polemiche innescate dalla questione del braccialetto elettronico, la stessa azienda ha pubblicato repentinamente questo comunicato: “Ogni giorno, in aziende in tutto il mondo, i dipendenti utilizzano scanner palmari per il controllo dell'inventario e per spedire gli ordini. Questa idea, se e quando dovesse essere implementata in futuro verrà fatta nel pieno rispetto delle leggi e delle norme, con il solo obiettivo di migliorare il lavoro di ogni giorno dei nostri dipendenti nei centri di distribuzione. Muovendo le attrezzature verso i polsi dei dipendenti, le mani vengono liberate dall'utilizzo degli scanner e gli occhi non devono più guardare lo schermo. Tutte le tecnologie che abbiamo implementato fino a oggi hanno contribuito al miglioramento delle condizioni di lavoro nei nostri centri di distribuzione" (Amazon, Calenda: 'Non oltrepassare la soglia della dignità', “ansa.it”, 3 febbraio 2018).
Il braccialetto dunque non limita il dipendente ma lo aiuta in maniera decisiva, rendendo più facile il suo lavoro e sollevandolo da alcune importanti responsabilità. Inoltre, si tratta ancora di un’idea che non è detto trovi spazio all’interno degli stabilimenti.

Bezos è molto attento ai diritti dei lavoratori

Il fondatore di Amazon è paladino dei Diritti dei lavoratori, che sono tutelati con ogni mezzo possibile. Anche nei 14 principi che muovono Amazon, si fa spesso riferimento al lavoratore che, oltre ad essere affidabile e attento, deve poter svolgere la propria attività fruendo appieno dei propri diritti. Tano Canino, giornalista, afferma: “Jeff Bezos grazie ad Amazon è diventato l’uomo più ricco del mondo. Ed è pure un liberal tutto d’un pezzo, fiero sostenitore e finanziatore di ogni diritto negato, di ogni pluralismo conculcato, di ogni libertà violata. Bezos è, insomma, un vero simbolo dei liberal di ogni dove” (Tano Canino, Amazon, ma se Bezos è così liberal come mai i suoi operai scioperano?, “secoloditalia.it”, 28 novembre 2017).

I lavoratori sono messi a proprio agio

La struttura fa di tutto per rendere il lavoro meno ripetitivo e noioso possibile. Naturalmente, la natura dell’attività non rende particolarmente divertenti le mansioni, che sono alternate tra tutti i lavoratori per evitare anche infortuni fisici e conseguenze psicologiche. Dunque l’introduzione del braccialetto non potrebbe mai andare verso un’ottica di compressione dei Diritti fondamentali dell’individuo. Amarildo Qarri, capo reparto del “receive” Amazon, conferma: “L’obiettivo è quello di alternare le attività statiche a quelle dinamiche. Un regolamento interno prevede che ogni dipendente debba svolgere attività statiche per 24 delle 40 ore settimanali. Non conosco nessuno che abbia fatto la stessa mansione per più di due giorni” (Matteo Zorzoli, ‘Ecco come Amazon ci spreme fino allo sfinimento’. Parlano due magazzinieri del centro di smistamento di Piacenza, “businessinsider.com”, 23 novembre 2017).

Uno strumento inaccettabile

Il braccialetto elettronico che controlla i dipendenti emettendo impulsi in caso di errore, ha destato parecchie reazioni, soprattutto in ambito politico. Una lesione della libertà e della dignità umana, un controllo inaccettabile anche secondo l’ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda:"Dare impulsi, anche non dolorosi, al lavoratore è una violazione della dignità del corpo, è una soglia che non possiamo oltrepassare” (Amazon, Calenda: 'Non oltrepassare la soglia della dignità', “ansa.it”, 3 febbraio 2018).
L’Italia si è dunque da subito schierata apertamente contro Amazon e contro lo strumento brevettato nel 2016, venendo incontro a lavoratori già abbastanza vessati in un ambiente sicuramente stressante e ansiogeno.

Il Jobs Act ha aperto a tale possibilità

Da un altro punto di vista, l’introduzione del braccialetto elettronico è stata consentita dall’apertura attuata dal Jobs Act, che ha agito sullo Statuto dei Lavoratori, modificandolo notevolmente, anche in negativo. Infatti, l’apertura a forme di controllo, seppur autorizzate dall’Ispettorato del Lavoro, ha dato il via alla questione braccialetto. Vincenzo Martino, vicepresidente degli Avvocati Giuslavoristi Italiani (AGI), ha rincarato la dose: “Si tratta di un mezzo per monitorare il lavoratore in una maniera che ne lede la dignità. E le informazioni raccolte, sempre in seguito al Jobs Act, sono utilizzabili a fini disciplinari. Non è innovazione, è ritorno all’Ottocento” (Chiara Brusini, Amazon, il giuslavorista: “Jobs Act ha spianato la strada al bracciale elettronico. Ormai l’unica tutela è il codice privacy”, “ilfattoquotidiano.it”, 2 febbraio 2018).

Le alternative esistono già

Eppure, in grandi aziende, sono già previsti sistemi alternativi e sicuramente non lesivi della dignità e libertà umana, strumenti che seguono il prodotto e non l’essere umano. Chiarisce meglio il concetto il prof. Antonio Rizzi, docente di Logistica del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Università di Parma: “Il sistema per non sbagliare, però, esiste già ed è molto meno invasivo di un braccialetto elettronico. Viene applicato agli oggetti e diventa una sorta di targa. Da quel momento in poi il prodotto, muovendosi attraverso la filiera, dal produttore all'operatore logistico, dal distributore al consumatore finale, passa attraverso dei punti di lettura. In questo modo si costruisce la storia di questo oggetto. Serve per prevenire anche gli errori" (Braccialetto Amazon? Vi spiego tutto io", “adnkronos.com”, 2 febbraio 2018). Gli errori si possono dunque prevenire seguendo il percorso dell’oggetto e senza alcuna limitazione per la libertà dei dipendenti.

Claudio Alessandro Colombrita, 12 luglio 2018