Anche semplici episodi di disturbo giovanile possono essere l’anticamera per forme di bullismo. Bisogna quindi stare attenti a questi segnali, non minimizzare e denunciare quando si hanno elementi sufficienti per farlo.
La debolezza e l’insoddisfazione del popolo
Proprio partendo da uno stralcio dell’intervento di Michele Serra, giornalista de “La Repubblica”, sulla sua rubrica “L’Amaca”, possiamo ragionare: “Il popolo è più debole della borghesia, e quando è violento è perché cerca di mascherare la propria debolezza, come i ragazzini tracotanti e imbarazzanti che fanno la voce grossa con i professori per imitazione di padri e madri ignoranti, aggressivi, impreparati alla vita” (Michele Serra, l’Amaca, “repubblica.it”, 20 aprile 2018). Il bullismo può essere dunque manifestazione di insofferenza, un grido di dolore di un’intera classe sociale, un tentativo per farsi notare, per urlare al mondo che si è presenti nel mondo, con tutte le difficoltà del caso. Purtroppo, sia i professori che i genitori non sono bravi a ravvisare tali avvisaglie, tendono a rimandare o a sottovalutare il problema, non mettendosi in gioco quando il loro intervento potrebbe diventare addirittura risolutivo.
Denunciare è un passo importante
La nuova legge sul cyberbullismo fornisce gli strumenti necessari per denunciare episodi di violenza, dunque il primo passo è quello di denunciare, subito, senza far passare un tempo che può risultare letale. Federica Zanella, giornalista ed ex deputata di Forza Italia, tra le prime promotrici delle campagne contro il bullismo, sottolinea: “Non denunciare abusi e sopraffazioni o tentare di minimizzarli è un grave errore. Questa piaga sociale possa essere curata solo con un impegno sinergico da parte di tutte le istituzioni considerato che il fenomeno accomuna nella stessa maniera le regioni del Nord, del Centro e del Sud” (Nino Materi, Se anche nelle scuole d'élite i bulli la fanno da padroni, “ilgiornale.it”, 25 aprile 2018). Il fenomeno riguarda proprio tutti, non si differenzia geograficamente, dunque un intervento mirato e sinergico potrebbe essere addirittura più facile rispetto a fenomeni molto più eterogenei e difficili da approcciare.
Autori citati:
Serra Michele
- editorialista di “La Repubblica”
Zanella Federica
- giornalista ed ex deputata Forza Italia
Bullismo e violenza non sono sinonimi. Esistono episodi di violenza che non possono essere classificati come bullismo, che manifestano un disagio giovanile fisiologico e dunque non allarmante.
Disagio giovanile e bullismo
I ragazzi attraversano varie fasi, molte di queste sono parecchio complicate, una di queste è l’adolescenza. Manifestano insofferenza, sono inqueti, spesso emerge qualche atteggiamento fuori le righe ma non per questo lo si deve catalogare subito come “atto di un bullo”. Daniele Novara, direttore del Centro Psicopedagogico per l'Educazione e la Gestione dei Conflitti, afferma: "Non c’è un aumento del fenomeno bullismo, troppo spesso confuso con normali episodi di disturbo tra coetanei, da sempre parte delle normali dinamiche scolastiche e giovanili” (Il bullismo oggi, tra carenze educative, assenza di limiti e social network, “ansa.it”, 19 aprile 2018). Dunque, i social media parlano di una portata del fenomeno che non esiste, in quanto questo si attesta sempre nella normalità di rapporti tormentati tra ragazzi.
Aggressività e bullismo
Luca Mazzucchelli, psicologo e psicoterapeuta, afferma: “Vi è differenza fra aggressività e bullismo. La prima si manifesta con comportamenti violenti che servono principalmente a scaricare energia, emozioni e tensione. Il bullismo è, invece, un fenomeno caratterizzato da violenza fisica, verbale e psicologica che ha conseguenze devastanti a lungo termine. Il tipo di relazione che si instaura tra il bullo e le sue vittime è caratterizzata dalla presenza di uno squilibrio di potere. Il più forte mette in atto condotte ostili verso il più debole per danneggiarlo o metterlo in difficoltà; non si conclude dopo un singolo episodio ma si cronicizza” (Linee guida per fermare il bullismo, “psicologo-milano.it”, I agosto 2013). Attenzione a non confondere dunque due aspetti profondamente diversi. L’atto di violenza è estemporaneo, dettato da svariati motivi, anche piuttosto futili, è istintivo, non ragionato. Il bullismo è un’escalation di violenze, a volte è premeditato perché bisogna avere una relazione basata su uno squilibrio di potere con la vittima. Presenta parecchie dinamiche legate alla psiche, al ricatto psicologico, alle forme di condizionamento anche più subdole, è cronico ed è difficile da interrompere.
Claudio Alessandro Colombrita, I giugno 2018
Autori citati:
Novara Daniele
- pedagogista
Mazzucchelli Luca
- vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia