Le criptovalute sono una clamorosa bolla speculativa

Comandini: “i bitcoin non sono una bolla ma il futuro”

Tra i maggiori sostenitori di bitcoin in Italia c’è Gian Luca Comandini, fondatore di Assobit, l’associazione di categoria degli imprenditori che investono nella moneta virtuale. In un’intervista rilasciata a Alessandro Di Liegro, giornalista de “Il Messaggero”, ha spiegato perché il bitcoin non rappresenta una bolla speculativa come molti detrattori sostengono: “Il Bitcoin non è una bolla – ha spiegato Comandini – E lo dimostra l’incredibile mole di persone che si stanno avvicinando sempre di più. L’unico rischio che potrebbe determinare un calo del valore è che tante persone che non conoscono Bitcoin e la tecnologia blockchain vogliano entrare nel sistema pensando di poter diventare milionari. Il Bitcoin non è un sistema per guadagnare moneta fiat per diventare milionari, ma è semplicemente il sistema di pagamento più tracciabile e sicuro che sia mai stato inventato nella storia della civiltà umana”.
Il fondatore di Assobit ha inoltre precisato il significato dell’aggettivo “cripto” legato alle monete virtuali come il bitcoin e spesso frainteso dalla stampa e dall’opinione pubblica: “L’aggettivo cripto si riferisce al funzionamento della moneta che si basa su un algoritmo crittografico. È quindi motivo di sicurezza più che di paura. Probabilmente ci vorrà un po’ per alfabetizzarci, capire cosa sia realmente la crittografia e come può essere importante per la nostra vita” (Alessandro Di Liegro, Blockchain e bitcoin, il futuro è nelle criptovalute, “Il Messaggero”, 2 dicembre 2017).

Hileman: “il bitcoin potrebbe diventare moneta globale”

Anche Garrick Hileman, studioso del Centre for Alternative Finance dell'Università di Cambridge, è convinto che il bitcoin e le altre criptovalute non rappresentino una bolla speculativa. Al contrario, per Hileman il bitcoin potrebbe diventare la prima vera valuta globale: “In apparenza si tratta di un classico caso di frenesia speculativa. Ma ci sono segnali che indicano invece che siamo in una nuova era dal punto di vista finanziario e monetario – ha dichiarato Hileman - Quel che conta è la persistenza: Il Bitcoin già in passato ha raggiunto diversi picchi nelle valutazioni per poi collassare. E' successo nel 2011 e 2014. Ma è sempre tornato a crescere superando il record precedente. Non è quindi una bolla, perché le bolle una volta esplose in genere non ritornano”.
L’economista ha supposto una crescente affermazione del bitcoin, fino a ipotizzarne l’utilizzo come moneta globale: “La legittimazione delle criptovalute è data dal numero di persone che le posseggono e le acquistano, e dal loro valore. In aprile si stimavano fra i 6 e i 10 milioni di persone, oggi sono invece fra i 20 e i 40 milioni. In sei mesi il numero di chi tratta criptovalute è quadruplicato. La velocità ricorda quella delle aziende di maggior successo della Silicon Valley. I bitcoin in circolazione oggi hanno un valore doppio rispetto alla capitalizzazione di Goldman Sachs, è una delle prime venti monete a livello mondiale. E se continua così – ha concluso - diverrà la prima vera moneta globale e non più una semplice moneta alternativa. Ma, ovviamente, non è affatto detto che questo accada e che il Bitcoin prosegua nella sua ascesa” (Jaime D’Alessandro, Garrick Hileman: “Il bitcoin non è una bolla. Potrebbe diventare la prima vera moneta globale, “La Repubblica”, 9 dicembre 2017).

Lielacher: 5 ragioni per cui Bitcoin non è una bolla

Alexander Lielacher, fondatore e caporedattore di “BitcoinAfrica.io”, ha elencato 5 ragioni per cui bitcoin non è da considerare una bolla speculativa. La prima è che il bitcoin è sempre più riconosciuto dalle autorità, come nel caso del Giappone o delle Filippine. Il secondo punto di forza risiede nel crescente numero di negozi che accettano la moneta virtuale come metodo di pagamento. Inoltre, secondo Lielacher, il bitcoin sta diventando una riserva di valore nelle economie in difficoltà, come accaduto in Venezuela, Bolivia e Zimbabwe (terza ragione). La quarta ragione di forza è data dal fatto che la criptovaluta nel 2017 è diventata mainstream: tutti la conoscono o ne hanno quantomeno sentito parlare e molti nuovi investitori si avvicinano al settore. Con la quinta ragione a favore del bitcoin, Lielacher risponde alle perplessità di molti esperti di finanza non convinti della crescita così rapida del suo valore: sale così tanto perché la base monetaria è limitata, possono essere minati solo 21 milioni di bitcoin (Corrado Nizza, 5 ragioni per cui Bitcoin non è una bolla, “Insider Pro”, 26 ottobre 2017).

L’esperto di Yale: bitcoin pericolosa bolla speculativa

L’economista Stephen Roach ha messo in guardia gli investitori sui pericoli del mercato delle criptovalute proprio nel momento di maggiore crescita del Bitcon, nel dicembre del 2017. L’esperto di Yale, in un’intervista all’emittente “CNBC”, ha fortemente criticato il bitcoin: “È una pericolosa bolla speculativa senza qualsiasi ombra di dubbio. È un concetto tossico per gli investitori – ha dichiarato Roach - Non ho mai visto un grafico di un titolo dove il prezzo ha davvero un modello verticale. E il Bitcoin è il più verticale di qualsiasi modello che abbia mai visto nella mia carriera”.
Per l’economista non ci sono dubbi, il bitcoin è una gigantesca bolla speculativa e “come tutte le bolle, scoppierà. Andando giù, chi ha fatto l’ultimo investimento si farà più male, non c’è dubbio” (Alessandra Caparello, Bitcoin, Yale: “una pericolosa bolla speculativa”, “Wall Street Italia”, 5 dicembre 2017).

Roubini contro le criptovalute

Anche Nouriel Roubini, professore di Economia e Business Internazionale alla Leonard N. Stern School of Business, in un’intervista rilasciata a “Business Insider Polonia”, si è detto alquanto scettico nei confronti del mondo delle criptovalute, ammettendo comunque l’utilità della tecnologia blockchain: “Prima di tutto distinguerei la blockchain dai bitcoin – ha infatti spiegato - La blockchain crea un’opportunità enorme di incrementare la produttività in molte aziende, e io penso che questa tecnologia sia qualcosa di molto positivo. Ma i bitcoin e le altre criptovalute, questa è tutta un’altra cosa. A mio parere esiste una gigantesca bolla speculativa in relazione ai bitcoin”.
Per Roubini non ci sono dubbi: bitcoin e altcoin sono una bolla finanziaria destinata a esplodere: “Perché questo non è né un metodo di pagamento serio, né un buon modo per immagazzinare capitali – ha concluso l’economista - Il bitcoin si autoalimenta. Non esistono motivi fondamentali perché il suo prezzo raggiunga livelli simili. Per di più è usato anche dai criminali per le loro attività losche. Penso che sempre più Paesi inizieranno a dichiarare illegali gli scambi di criptovalute, come ha fatto la Cina. Entreranno in vigore nuove norme. Così tutto questo avrà fine” (Damian Szymański, Intervista a Nouriel Roubini: i bitcoin sono una “gigantesca bolla speculativa” che prima o poi avrà fine, “Business Insider”, 12 novembre 2017).

Krugman: “la bolla finirà in tragedia”

Stessa interpretazione del fenomeno è data dal premio Nobel per l’Economia del 2008, Paul Krugman, che ritiene che il Bitcoin sia una bolla colossale “destinata a finire in tragedia”. L’economista, parlando al “New York Times”, ha paragonato quello che sta accadendo nel mondo delle cripotvalute alla famosa bolla dei tulipani scoppiata nel 1637. Per Krugman, anche allora gli olandesi che avevano comprato i bulbi dei fiori nel 1635 vissero anni di forte entusiasmo fino al crollo catastrofico dei prezzi. Così sarà per i bitcoin: i primi acquirenti hanno riscontrato dei forti guadagni, ma chi ha investito per ultimo si troverà nel mezzo della pura speculazione. Inoltre, per Krugman le criptovalute sono pericolose perché non hanno istituti di controllo e sono utilizzate dai criminali per l’elevata attenzione che riservano alla privacy: “L'esistenza di un Bitcoin è documentata da registri distribuiti in più luoghi – ha precisato lo studioso - E il vostro diritto di proprietà non viene verificato provando (e rilevando) la vostra identità: la proprietà di un Bitcoin viene verificata con il possesso di una password segreta che - usando tecniche derivate dalla crittografia - vi consente di accedere a quella moneta virtuale senza rivelare alcuna informazione che volete tenere riservata”. Nell’intervista, il premio Nobel ha insistito sugli aspetti criminali delle monete virtuali, affermando che i creatori e parte degli utenti sono paragonabili a “una setta i cui iniziati coltivano fantasie paranoiche su governi cattivi che rubano i loro soldi” (Dario D’Elia, Krugman: Bitcoin è una bolla che finirà in tragedia, “tomshw.it”, 31 gennaio 2018).

Padoan e Carstens: i pericoli del bitcoin

Il ministro dell’Economia del governo Gentiloni, Pier Carlo Padoan, durante un convegno organizzato da Enel Foundation e Aifi, ha parlato dei pericoli legati all’esplosione della bolla bitcoin e della conseguente necessità di regolare il mercato delle criptovalute: “Il sistema delle criptovalute va regolato e le Banche centrali si stanno attrezzando per farlo, per evitare lo scoppio di bolle – ha affermato il ministro - La blockchain è una tecnologia e un conto è la tecnologia, un conto è l’uso che se ne fa. La tecnologia da sola non crea bolle. Tutto questo sistema dovrà essere regolato, le banche centrali si stanno attrezzando e stanno valutando se emetterne in modo da evitare bolle, che poi esplodono e fanno danni” (Federica Meta, Gennaio “nero” per il bitcoin. Padoan: “Va regolato per evitare bolle, “corrierecomunicazioni.it”, 31 gennaio 2018). Anche Agustin Carstens, direttore generale della Banca dei Regolamenti Internazionali, ha posto l’attenzione sui pericoli negli investimenti in moneta virtuale: “Il Bitcoin è la combinazione di una bolla, uno schema Ponzi ed un disastro ambientale”, ha dichiarato in un convegno a Francoforte, esortando un intervento delle banche centrali per “evitare che diventi una minaccia per la stabilità finanziaria” (Bitcoin: Bri, è bolla e minaccia, “Ansa”, 6 febbraio 2018).

Alessandro De Sanctis, 15 febbraio 2018