L’attenzione verso il tema “molestie sessuali” è necessaria per combattere un fenomeno tanto odioso quanto diffuso

Gli uomini non sono tutti molestatori

Il caso Weinstein ha creato un effetto a catena pericoloso. I mass media dipingono ormai gli uomini come dei molestatori seriali senza analizzare i casi specifici. Si è creato uno scandalo parlando di certi comportamenti da sempre diffusi in determinati ambienti. Le avances sul luogo di lavoro sono spesso state sfruttate dalle donne per fare carriera e, in ogni caso, non si può puntare il dito solo contro gli uomini.

Mylène Troszczynski, deputata francese dell’Europa delle Nazioni e della Libertà, afferma a tal proposito: “Non dobbiamo presumere che ogni uomo o ragazzo è un potenziale molestatore” (Le molestie sessuali nell’UE discusse alla plenaria del Parlamento europeo, “europarl.europa.eu, 25 ottobre 2017).

I mass media hanno ormai sposato la tesi complottista, tutti i registi sono molestatori, tutte le donne dello spettacolo che si fanno avanti per denunciare a distanza di anni, sono da credere a prescindere. Tuttavia, il tribunale è una cosa, le chiacchere sono un’altra cosa, come afferma l’avvocato e giornalista Annamaria Bernardini De Pace: “I processi non si fanno in televisione, si fanno con una denuncia, con le prove, con il rispetto del contraddittorio, col garantismo” (Lidia Baratta, Bernardini de Pace: "Vittime di molestie, denunciate subito o diventate carnefici", “linkiesta.it”, 16 novembre 2017).

Il gioco della seduzione

Con questo caos mediatico l’uomo ha paura di fare l’uomo, di sedurre utilizzando tutti i mezzi (leciti) a sua disposizione, di corteggiare in maniera diretta o velata la donna dei suoi desideri. Essa viene vista come vittima, ma usa da sempre la bellezza per sedurre uomini, anche nei colloqui di lavoro, anche per ottenere una parte da un regista o una promozione dal capo. Atteggiamenti che hanno sempre fatto parte del gioco della seduzione e che non hanno mai destato tutto questo clamore. Ci si piega ad un ricatto oggi per ottenere un beneficio domani.

Raffaele Morelli, psicologo e psicoterapeuta, afferma in modo provocatorio: "In ogni donna è presente, sempre, il fatto di poter usare la seduzione per ottenere un vantaggio. Una persona che si è prostituita per il successo dopo anni si sente sporca. Ogni donna può diventare una prostituta, perché quelle attrici pensavano di poter condurre le danze. Non esistono donne sante, tutte mirano a ottenere vantaggi, che non sono necessariamente economici, ma anche affettivi. Ogni donna può diventare una prostituta e se esiste santa quella è una malattia. Una grave malattia" "(Morelli: “In ogni donna c’è una prostituta”, “iene.mediaset.it”, 5 novembre 2017).

Le dichiarazioni di questi mesi portano a confondere aspetti profondamente diversi tra loro. “Violenza sessuale” e “Molestia” sono due figure giuridiche completamente distinte, che prevedono pene ben diverse per i rei.
L’abuso di potere è un fenomeno diffuso così come l’utilizzo del potere seduttivo da parte delle donne. I reati sessuali sono ovviamente ben più gravi della molestia e il discrimine sta spesso nella parola “violenza”.

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet distingue così: “Gli abusi di potere non vanno confusi con la violenza sessuale, perché è un’altra cosa. Bisogna stare attenti a usare le parole in modo specifico. Quando si subisce violenza, si è costrette con la forza a fare ciò che non si vuole. L’abuso di potere, quello agito da chi promette un ruolo in un film o un avanzamento di carriera in un’azienda in cambio di sesso, è un’intimidazione bella e buona” (Crepet: violenza, molestie, l'indignazione ai tempi di internet è superficiale. Impariamo a dire di no, “d.repubblica.it”, 24 novembre 2017).

Tra ipocrisia e voglia di apparire

Oltre a salvaguardare tutte quelle donne che decidono di andare avanti senza compromessi e che non si piegano davanti ai ricatti, bisogna altresì evitare di santificare il genere evitando discriminazioni al contrario. Esistono uomini corretti che mai si servirebbero di atteggiamenti molesti nella seduzione e donne senza scrupoli che per arrivare ad un obiettivo sarebbero disposte a tutto.

Antonella Boralevi, scrittrice e conduttrice televisiva afferma: “Credo, magari sbaglio, che occorra stabilire a priori la differenza sostanziale tra chi decide di utilizzare come strumento di carriera la disponibilità sessuale e chi, invece, non ha la forza interiore per difendersi da una richiesta\aggressione” (Antonella Boralevi, Molestie: perché si sta scatenando la corsa a denunciarle solo ora? , “lastampa.it”, 23 ottobre 2017).

L’ondata di perbenismo e ipocrisia sospinta dai mass media arreca un danno anche a tutte quelle donne che realmente subiscono violenze e molestie. Si evita di affrontare il problema e non se ne parla in modo costruttivo.
Anche un’attrice tra le più famose al mondo, Brigitte Bardot, con un’esperienza pluridecennale di registi e film, afferma: “Per quanto riguarda le attrici, e non le donne in generale, nella maggior parte dei casi è una cosa ipocrita, ridicola e senza interesse. Occupa il posto di temi importanti che potrebbero essere discussi. E ho sempre trovato molto piacevole quando gli uomini mi dicevano che ero meravigliosa o che avevo un bel sederino” (Brigitte Bardot e le molestie: “Le attrici fanno le civette per un ruolo”, “La Stampa”, 18 gennaio 2018).
Non è un caso che molte attrici siano venute allo scoperto tutte insieme e, molte di queste non vivano un periodo professionale così florido. Dopo la prima denuncia di Asia Argento contro il produttore Weinstein, sono arrivate una sequela di dichiarazioni tutte dello stesso tipo, ospitate da giornali, siti web, radio e tv. Dal mondo dello spettacolo agli altri mondi lavorativi, il ciclone non ha risparmiato nessuno. Non è stata data però possibilità alle persone accusate di difendersi degnamente e con eguale spazio.

Claudio Santamaria ha invitato le donne a denunciare ma ha anche messo in guardia: "Il rischio è quello che dopo tanti anni le denunce vengano considerate solo funzionali a farsi pubblicità, che confondano, sminuiscano il valore della denuncia alimentando la sete di gossip in salotti televisivi non funzionali ad un principio fondamentale” (Molestie, Santamaria: "E' caccia alle streghe", “adnkronos.com”, 20 novembre 2017).

Un atto di coraggio che va esaltato

Il problema è diffuso in tutto il mondo ed è bastata una miccia per innescare una vera e propria bomba che ha coinvolto anche personaggi apparentemente insospettabili. Le denunce e le dichiarazioni delle donne coinvolte, seppur tardive, sono un importante atto di coraggio e di civiltà per squarciale il velo dell’omertà. Il tema è stato portato anche all’attenzione del Parlamento Europeo e la deputata polacca del Partito Popolare Europeo, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, ha dichiarato: “Siamo arrivate al limite della pazienza e il silenzio è stato spezzato. Le vittime stanno parlando e la loro voce si sta facendo sentire” (Le molestie sessuali nell’UE discusse alla plenaria del Parlamento europeo, “europarl.europa.eu”, 25 ottobre 2017).

L’opinione pubblica tende a concentrarsi più sulla tempistica della denuncia che sul suo contenuto. Si perde così un’occasione per parlare di un argomento che presenta mille profili diversi, che necessita di prudenza nei giudizi e fermezza nella punizione dei colpevoli. Denunciare non è facile, poiché è tanta la paura delle conseguenze, per questo bisogna analizzare ogni situazione con la massima cautela.
L’avvocato Tatiana Biagioni, presidente degli Avvocati Giuslavoristi Italiani(AGI), da sempre coinvolta professionalmente in storie di abusi e molestie, evidenzia anche un altro aspetto, riferendosi alla denuncia di Asia Argento: “È vergognoso perché si cerca di deviare l’attenzione sul fatto che lei abbia denunciato dopo vent’anni, mentre ciò che conta è l’abuso che ha subìto. Come si fa a giudicare in modo così superficiale, a dire: potevi rifiutarti? Ogni donna reagisce in modo diverso e ogni situazione è diversa. Di norma non si denuncia: si cerca di andare avanti, cercando la strada che si ritiene meno dolorosa” (L'avvocato delle donne: "C'è un confine tra molestia e corteggiamento", “famigliacristiana.it”, 17 novembre 2017).

Denunciare è la strada più giusta ma anche la più tortuosa, soprattutto quando di mezzo c’è un rapporto di lavoro. Tuttavia le donne devono essere consapevoli delle armi a loro disposizione. Esistono infatti due fattispecie di reato ben definite: “la molestia” e la “violenza sessuale” ed esiste una giurisprudenza sempre più robusta sulla “molestia sessuale”, fattispecie non delineata dal codice penale ma che sta assumendo una sua identità attraverso le pronunce della Corte di Cassazione.

La vittima non va lasciata sola

L’aspetto più paradossale, emerso soprattutto con i casi di cronaca degli ultimi mesi, è che a essere colpevolizzate sono più le vittime che i carnefici. “Perché ha denunciato ora? Non poteva farlo prima? Forse è in cerca di pubblicità o comunque ha tratto un vantaggio dalla situazione ecc.”. Non ci si immedesima nelle donne vittime di molestie e si perde un’occasione per parlare del problema in modo costruttivo, trovando le soluzioni per fronteggiarlo.
Chiara Volpato, psicologa sociale dell’Università Bicocca di Milano sottolinea le difficoltà che hanno le donne nell’essere credute: “Sì, c’è spesso un processo di colpevolizzazione della vittima. Anche di fronte all’esibizionista in treno chi di noi denuncia? Pochissime. E se lo racconti spesso la risposta è banalizzare, come se non avesse importanza. In questo senso ho l’impressione che le donne siano sole, non c’è il sostegno istituzionale che legittima la loro protesta […] Manca una cultura condivisa” (Avances, molestie, violenza Parlarne è già una rivoluzione, “corriere.it”, consultato il 23 gennaio 2018).

E’, dunque, auspicabile la vivacità del dibattito pubblico sul tema. La donna è spesso sola nel suo percorso, l’intervento delle istituzioni e delle forze dell’ordine non è tempestivo, gli amici e i colleghi la isolano o la additano. La vittima si trova a dover percorrere una strada complessa. Spetta dunque anche agli uomini costruire le condizioni necessarie a isolare i comportamenti molesti. Così Vincenzo Puppo, medico sessuologo: “Tutti gli uomini devono sapere che una molestia/violenza sessuale non migliora una donna e non la fa sentire veramente una donna, […] non è vero che le donne che denunciano sono esibizioniste e devono tacere per considerarsi mature” (Raffaele Morelli: ‘In ogni donna c’è una prostituta’. Sbagliato, lo stupro è sempre un crimine, “ilfattoquotidiano.it”, 9 novembre 2017).

Una volta creato un sistema efficace ed efficiente, la vittima può essere libera di scegliere se subire o denunciare, se rimanere nel silenzio o farsi paladina di una battaglia comune.
Il coraggio chiama altro coraggio, dalla prima denuncia ne possono quindi derivare tante altre, in un effetto a catena benefico per l’intera società.
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet sottolinea proprio questo aspetto: “Le donne che affrontano vis-à-vis il proprio violentatore in un'aula di tribunale, credo che lo facciano anche per insegnare alle donne che c’è sempre una strada, una scelta per contrastare la violenza” (Crepet: violenza, molestie, l'indignazione ai tempi di internet è superficiale. Impariamo a dire di no, “d.repubblica.it”, 24 novembre 2017).

Questo non è spettacolo!

Il caso Weinstein ha creato scalpore e ha scatenato un botta e risposta tra gli addetti ai lavori. Parte del mondo dello spettacolo si è schierato in favore delle vittime, sottolineando che i comportamenti molesti non possono fare parte del mondo civile e devono quindi essere inevitabilmente condannati. Una delle attrici presunte vittime di violenza è Tea Falco, che ha raccontato di aver subito a 21 anni un approccio violento da parte di un regista. L’attrice ha evidenziato che a fare la differenza può anche essere la giovane età della vittima: “Ci sono ragazze, bambine, di 19 anni, che non si sanno difendere. Queste ragazze dovrebbero sapere che la legge è a loro favore. Se succede una cosa del genere bisogna denunciare subito” (Molestie e violenze sessuali ad attrici italiane, “iene.mediaset.it”, puntata del 23 ottobre 2017).

Il confine tra molestia e violenza sessuale è molto labile in un contesto di prevaricazione basato su potere e necessità.
L’attore Claudio Santamaria invita le donne coinvolte a denunciare senza esitazione: “Sono dalla parte delle vittime. Dalla parte della giustizia. Denunciate e nelle sedi competenti. Perché questo sistema di prevaricazione, di abusi di potere, di violenza e di impunità deve cessare" (Molestie, Santamaria: "E' caccia alle streghe", “adnkronos.com”, 20 novembre 2017).

L’inchiesta condotta da Ronan Farrow, resa nota dal “New Yorker”, ha svelato la portata del fenomeno che coinvolge diversi personaggi in auge ad Hollywood. Proprio il padre di Ronan Farrow, Woody Allen, nonostante sia egli stesso accusato di molestie, si è dichiarato favorevole a fare piazza pulita delle mele marce: "Ronan ha scritto un ottimo reportage e ha fatto bene a togliere il coperchio da questa pentola da troppo tempo in ebollizione e anche a togliere il velo dell'omertà su queste odiose pratiche sessiste. Ma mi lasci dire che nessuno ne uscirà vincitore, siamo tutti perdenti" (Silvia Bizio, Woody Allen: "Lo scandalo Weinstein è triste ma ora scatterà la caccia alle streghe", “repubblica.it”, 16 ottobre 2017).

Claudio Alessandro Colombrita, 13 febbraio 2018