Il reality porta sullo schermo uno spaccato realistico del Paese in cui è realizzato

Verità allo stato puro

Il reality show inteso nella sua accezione originaria si prefigge una funzione sociale molto importante, fungendo da specchio fedele della società moderna.
Nel bene o nel male, nelle storie positive e nelle debolezze umane, esso presenta al pubblico una realtà senza filtri, cruda, priva di manipolazioni.
Ecco allora l’immedesimazione del pubblico, la vicinanza ai protagonisti, la condivisione di usi e costumi, la normalizzazione di uno show a tutti gli effetti.

Thomas Notermans, Portavoce di Endemol (società multinazionale produttrice del format), afferma: “Parte del richiamo che Big Brother esercita è un segreto anche per noi. Ma è interessante come casalinghe e professori universitari guardino il programma in modi completamente differenti. Gente meno colta vede la soap. Gente più colta vede l’esperimento sociale, che è interessante anche se non succede nulla” (Le Opinioni sui reality. Esperti e non, “nonsolorealitys.wordpress.com”, consultato il 19 dicembre 2017).

Coinvolgimento trasversale

Proprio il coinvolgimento di ogni possibile fetta di pubblico, attraverso l’immedesimazione nel personaggio a cui ci si sente più vicino, evidenzia la straordinarietà di quello che inizialmente veniva considerato come esperimento sociale e che ora può essere, a ragione, considerato un successo.
Paul Romer, produttore del Big Brother olandese ha affermato: “All’inizio c’è sempre molta discussione. In Olanda venne dagli psicologi; in Germania furono i politici. L’effetto è lo stesso: tutti ne scrivono. Ma poi il pubblico lo vede, e ci vuole qualche settimana per abituarsi allo show; allora l’ascolto sale” (Le Opinioni sui reality. Esperti e non, “nonsolorealitys.wordpress.com”, consultato il 19 dicembre 2017).

Una lente di ingrandimento sulla vita

Ogni concorrente porta con sé la propria storia personale, il proprio vissuto, le proprie peculiarità. Guardando un reality ci si può sentire meno soli, si può apprezzare la propria diversità, i lati molteplici e controversi del proprio carattere. Anche le volgarità, i rancori, gli odi, i sotterfugi che possono caratterizzare la vita di tutti i giorni diventano strumento per arrivare alla vittoria finale, per raggiungere un obiettivo. Le emozioni, le lacrime, gli amori, le storie sociali sono veicolo per arrivare più in fondo possibile, colpendo al cuore il pubblico più sensibile.

Simona Ventura, conduttrice tv famosa per aver condotto diverse edizioni de “L’Isola dei Famosi” ha affermato: “I reality non sono solo un gioco. Sono un esperienza interiore che cambiano profondamente i protagonisti e questo il pubblico se ne rende conto” (Ra1, “Porta a Porta”, 24 ottobre 2006).

Claudio Alessandro Colombrita, 29 gennaio 2018

Una distorsione della realtà

I reality moderni sono macchine da soldi che sfruttano le storie dei concorrenti e le loro peculiarità distorcendo la realtà in favore di un aumento dello share. I primi tentativi di esperimento, come la prima edizione del “Grande Fratello”, hanno esaurito ben presto una presunta funzione sociale, cadendo nella ripetitività e nella banalizzazione della realtà.

Il pubblico non si riconosce più in maschere grottesche e in finzioni sceniche create ad hoc dai produttori per alimentare l’interesse: “I reality show erano qualcosa di diverso: rappresentavano il primo meccanismo mediatico di massa in grado di esprimere le esigenze che provenivano da un pubblico di individui – quella gente comune fino ad allora vissuta ai margini dei tradizionali discorsi sociali e politici – alla ricerca di nuove forme di rappresentazione del sé” (Fabio Guarnaccia, La strategia delle emozioni. L’io dal reality show ai social network, “minimaetmoralia.it”, 7 marzo 2011).

Una delle critiche più feroci proviene da Papa Francesco, che ha stigmatizzato ogni velleità sociale degli stessi: “I programmi in tv sono pieni di cosiddetti reality show, ma non sono storie reali, sono solo minuti che scorrono davanti a una telecamera, in cui i personaggi vivono alla giornata, senza un progetto. Non fatevi fuorviare da questa falsa immagine della realtà! Siate protagonisti della vostra storia, decidete il vostro futuro!" (Il Papa ai giovani: "Non fatevi fuorviare dai reality show". Il messaggio di Bergoglio in occasione della Giornata mondiale della gioventù “huffingtonpost.it”, 21 marzo 2017).

Un duro attacco a semplicità e normalità

Il ricordo dello spaesamento dei primi concorrenti dei reality è ormai lontano. Uomini e donne alle prese con telecamere ovunque e accese 24h su 24; la genuinità delle emozioni, l’imbarazzo e la goffaggine hanno lasciato il passo ad atteggiamenti costruiti, studiati ad arte per arrivare fino in fondo, per vincere un montepremi, per attirare i voti del pubblico, per diventare un personaggio noto o per tornare alla ribalta.
Chi crea un reality ne definisce il contesto ideale per far venir fuori l’esasperazione dei tratti caratteriali dei concorrenti, rinchiusi in un contesto limitato: una casa, una spiaggia ecc., alle prese con prove di sopravvivenza, senza cibo o in condizioni estreme. Ecco dunque il motivo di liti, urla, delle discussioni su argomenti sempre più futili, la spettacolarizzazione dei conflitti.
La semplicità della vita non attira più, bisogna sempre più alzare l’asticella per suscitare emozioni, l’anormale diventa eccitante, attira il pubblico.
A sottolineare la pericolosità del reality dal punto di vista sociale è Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente dell’Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico: "La televisione dei reality sta diventando sempre più pericolosa per dare stimoli che aiutino a combattere la noia di chi sta a casa. Attenti però a riempire il vuoto in modo malsano […]. Oggi le persone hanno bisogno di eventi sempre più forti per sentire l'adrenalina che si alza, lo stomaco che si chiude per la suspance, il cuore che accelera. I reality sono passati dall'eccitazione del voyeurismo di amplessi e di vita comune a vere gare di sopravvivenza che sembrano torture sempre più crude e pericolose"(Psicologia: l'esperta, reality sempre più pericolosi contro senso di vuoto, “focus.it”, 11 marzo 2015).

Sulla stessa lunghezza d’onda, Nefeli Misuraca, che dal suo blog “Poltergeist”, ospitato sul “Manifesto”, aggiunge: “Niente dimostra quanto i programmi televisivi siano uno specchio della società quanto i reality. Questa ultima e decadente forma di produzione televisiva è nata dall’esasperazione della prospettiva di un pubblico voyerista come base fondamentale del pubblico televisivo. La stessa misteriosa e profondamente umana pulsione a rallentare per osservare la scena di un incidente, nella paurosa speranza di poter catturare una fuggevole goccia di sangue o la maschera rivelatoria della morte, ci spinge a essere testimoni delle sfortune e dei fallimenti di altre persone, simili a noi ma glorificate dallo schermo televisivo e ridere o piangere delle loro incompetenze” (Nefeli Misuraca, Masterchef: Il reality come espressione della società, “Poltergeist” su “ilmanifesto.it”, 27 giugno 2017).