Il VAR garantisce maggiore giustizia e rassicura i tifosi

Giustizia senza discussioni

Il senso di ingiustizia, sempre molto diffuso tra gli addetti ai lavori e i tifosi dopo una partita di calcio, viene attenuato notevolmente con l’utilizzo del VAR, uno strumento trasparente, che non lascia spazio a molte interpretazioni e discussioni. La tecnologia mostra la verità, nuda e cruda, quasi infallibile, mentre l’occhio umano è per sua natura fallibile, perché collegato ad una mente che deve decidere in una frazione di secondo.
Il presidente della FIFA, Gianni Infantino, è uno dei promotori del nuovo sistema e si è così espresso, con parole sintetiche e chiare: "La VAR renderà giustizia al pubblico" (Infantino conferma: "Introdurremo la VAR nei Mondiali di Russia 2018", “foxsports.it”, 2 maggio 2017).

Tutela per i tifosi

L’opinione pubblica spinge avanti il VAR, un sistema che ha convinto le grandi masse di tifosi, che si sentono così maggiormente tutelate. Importante è anche l’attenuazione se non l’azzeramento di una naturale e diffusa sudditanza psicologica degli arbitri nei confronti delle grandi squadre. Un esempio lampante è il suo primo utilizzo in serie A, il rigore assegnato appunto ad una squadra “piccola”, il Cagliari.
Sono diverse le reazioni da parte di presidenti ed ex presidenti. Così Maurizio Zamparini, ex presidente del Palermo: “Il VAR aiuterà a riportare allo stadio i tifosi, perché certe storture che abbiamo visto in Italia – non per il livello degli arbitri, ma per la sudditanza – in Inghilterra non si vedono” (Zamparini ad Allegri: "Con il VAR le partite non durano 4 ore", “tuttosport.com”, 10 ottobre 2017).

Confronto con il pubblico

Un altro fattore importante risiede nella progressiva educazione all’utilizzo del VAR, un processo attuato sia nei confronti degli arbitri, direttamente interessati, sia nei confronti dei tifosi, con un’informazione sempre maggiore. Un’esperienza che, dalle prime battute, si è rivelata semplice, con sempre più gente allo stadio, un aumento di numero significativo dopo diverse stagioni con impianti vuoti e sfiducia generale. C’è una tendenza a fidarsi, ad accettare lo spettacolo di una partita con la convinzione che il risultato sarà dettato solo da fattori del campo, senza componenti esterne ed inquinanti.

Così Luca Banti, arbitro della sezione di Livorno: “Il confronto e la conoscenza credo siano alla base dei rapporti con il pubblico in generale, spiegare in maniera trasparente cos'è la Var credo sia fondamentale per comprenderne i meccanismi. Credo che il meccanismo sia stato abbastanza recepito, il grande lavoro fatto da Aia e Figc deve avere riscontro sul terreno di gioco, dove talvolta le dinamiche possono essere diverse e più complicate. Credo che sia un'esperienza recepita, anche se all'esterno a volte passano messaggi non veritieri” (Var, Banti: "Facile abituarsi. Le decisioni sono sempre dell'arbitro", “corrieredellosport.it”, 6 ottobre 2017).

Il VAR amplifica la qualità degli arbitri

La qualità degli arbitri italiani, riconosciuta in tutto il mondo, non può che essere amplificata con l’utilizzo del VAR. Buoni livelli saranno ulteriormente innalzati da una tecnologia sempre più precisa. Così si è espresso il Napoli:

“L'errore è umano: gli arbitri italiani sono, da sempre, tra i migliori al mondo. Con il Var avremo standard qualitativi sempre più alti” (Il Napoli precisa: "Assolutamente favorevoli al Var", “tuttosport.com”, 30 ottobre 2017).

Un inizio promettente

Il sistema avverte una migliore qualità e tutti sono d’accordo nel constatare il progresso. Le partite non sono più falsate da errori umani e si è compiuto semplicemente un passo che altri sport hanno già compiuto da tempo. Il capitano della Roma, Daniele De Rossi: “E’ un inizio anche per gli arbitri. Sono sicuro che nel tempo la Var aiuterà anche loro. Io seguo tanti sport, vedo che la tecnologia è usata da tempo e mette tutti d’accordo. Vero che ci sono episodi che anche rivisti più volte restano incerti ma resto convinto che la Var si rivelerà utile” (VAR, De Rossi favorevole: "Sarà utile anche per gli arbitri", “calcioefinanza.it”, 31 agosto 2017).

Una maggiore attenzione

Tutti gli arbitri sono chiamati ad una maggiore attenzione, una vera e propria palestra per il sistema, che produrrà i suoi effetti migliori solo tra un po’ di tempo. Alcuni sono incappati in errori clamorosi ma ancora piuttosto comprensibili, altri hanno risposto bene alla novità.
Paolo Casarin, ex arbitro, ha affermato: “Cresce la qualità sull’inserimento della Var: è diventata la scuola per i calciatori, devono stare più attenti giocando più a calcio… Tutto mi pare vada bene anche se alcuni arbitri non stanno arbitrando bene. Quelli forti sono forti anche con la Var, fa selezione anche tra gli arbitri” (Casarin: “Con la Var i calciatori non la fanno franca”, “juvenews.eu”, I novembre 2017).

Claudio Alessandro Colombrita, 14 dicembre 2017

Emotività azzerata

Il VAR ha dato molto meno di quanto ha tolto all’intero mondo del calcio. Una partita è un piccolo microcosmo che custodisce diverse emozioni: quelle dei tifosi, altalenanti a seconda del risultato, quelle di allenatori e presidenti, quelle degli stessi arbitri, giudici ma allo stesso tempo esseri umani. L’errore fa parte del gioco e consegna quel pizzico di sale in più che rende più piacevole una già ottima minestra. Anche una vittima illustre di uno degli episodi più controversi della storia del calcio italiano, l’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti si è dichiarato piuttosto scettico sull’utilizzo della nuova tecnologia: ”Il Var devo ancora capirlo fino in fondo, forse toglie un po' di emotività alle partite e ai tifosi perché si ha estrema sicurezza, ma forse in Juve-Inter del '98 sarebbe servita, però è andata così”(Inter, Moratti: "Il Var? Sarebbe servito su Ronaldo-Iuliano...", “fantagazzetta.com”, 4 settembre 2017).

Il VAR non è un’assicurazione infallibile contro gli errori

Il VAR è un’opportunità in più per evitare possibili errori, ma è frutto di interpretazioni umane, quindi soggettive, relative e fallibili. I pessimi arbitraggi continueranno ad esserci, le discussioni potrebbero addirittura essere amplificate, gli errori si susseguiranno, ancora una volta. Cambia quindi poco o niente nel mondo del calcio, anzi si rischia di complicare le cose con un funzionamento tutt’altro che facile.
Questa complicazione delle cose rischia di produrre l’effetto opposto, l’allontanamento dei tifosi che non ritrovano più in un match le emozioni e l’imprevedibilità di un tempo.
Il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, conferma: "Con il Var si rischia di allontanare la gente dallo stadio, anche se per guardare lo schermo ci vogliono effettivamente pochi secondi" (Serie A, Ferrero: "Il Var? Allontanerà la gente dagli stadi", “calciomercato.it”, 2 ottobre 2017).

Educare all’errore il pubblico e gli addetti ai lavori

Perché intervenire sullo stravolgimento del calcio e non sull’educazione di pubblico e addetti ai lavori, affinché apprendano ad accettare l’errore? Il ricorso al VAR è una deresponsabilizzazione che non ci si può permettere, perché inculcare la logica del rispetto nei confronti del direttore di gara è un passo importante per lo sport e per la società in generale. Convincendo la gente che non esiste nessuna malafede e che gli arbitri sono parte di un sistema in cui ogni componente è soggetta all’errore, si ottiene un risultato più convincente e duraturo.

Dario Saltari, redattore di “L'Ultimo Uomo” ha sottolineato: “Se si volessero davvero eliminare le polemiche arbitrali bisognerebbe più che altro educare il pubblico all’accettazione dell’errore e alla diversità delle opinioni, e questo al di là della presenza dei VAR o meno. La moviola in campo è un potente strumento di influenza dell’opinione pubblica nei confronti dell’attività dell’arbitro, le cui scelte più difficili vengono giudicate praticamente in tempo reale dagli spettatori attraverso i VAR” (Dario Saltari, Siamo pronti ad accettare gli errori del VAR? “ultimouomo.com”, 11 settembre 2017).

Il VAR confonde e rende e complica ciò che è semplice

Il VAR genera solo confusione. C’è parecchia indecisione su quando utilizzarlo, i confini non sono ancora del tutto chiari e non sembrano delinearsi col tempo. L’intensità del gioco, i contrasti, tutto può essere esasperato o rallentato, se davvero si vuole, inoltre le telecamere non rendono a volte giustizia al campo e alle sue dinamiche.
Afferma ancora Dario Saltari, redattore di “L’Ultimo Uomo”: “Nel calcio non basta il semplice contatto per generare un fallo, ovviamente, e contano anche la velocità a cui avviene e la sua intensità. Ora, qualunque buon regista sa che queste due variabili possono essere manipolate attraverso i movimenti della videocamera o altri espedienti, come lo slow motion” (Ibidem).

Il VAR crea disparità tra i campionati

Il VAR è al momento utilizzato solo nel campionato di Serie A. Ipotizzando che il sistema abbia il successo che ci si attende, come fare poi ad estenderlo anche agli altri campionati e alle altre serie minori? Si rischia di creare disparità tra chi ha i soldi e chi non li ha, ci sarà un calcio maggiore e un calcio minore, una spaccatura inaccettabile nello stesso sport, che mobilita le masse da Nord a Sud in qualsiasi categoria. Il giornalista Riccardo Schirolli ribadisce: “Sono poi contrario all’introduzione del VAR perché per dare un senso di equità dovrebbe essere garantito che tutte le partite vengano riprese con lo stesso numero di telecamere. Quante? Non meno di 10, per avere la certezza di aver diversi punti di vista dello stesso episodio. Sarebbe insomma una tecnologia utilizzabile solo nel campionato di Serie A” (Tre buone ragioni per dire no al VAR (moviola in campo), “stadiotardini.it”, 9 marzo 2017).