Il Var consente agli arbitri di dirigere la gara con maggiore serenità e diminuisce in maniera drastica il loro grado di fallibilità. L’intero mondo del calcio beneficia della riduzione delle polemiche e cresce trasparenza e giustizia.
Un arbitro più libero e sicuro
Sarà sempre l’arbitro a prendere la decisione finale, sulla base di valutazioni proprie o di segnalazioni dei suoi assistenti che vedono la partita al video. Il VAR è un’opportunità ma non un obbligo e consente la cosiddetta “review”, una revisione di una decisione, presa d’iniziativa dall’arbitro o suggerita dagli addetti. L’arbitro inoltre cambierà decisione solo in caso di errore evidente, mantiene dunque intatta la propria capacità di autodeterminazione e il proprio raggio d’azione. Molti arbitri hanno accolto con grande entusiasmo la novità, forse incoraggiati da una tutela maggiore, soprattutto in quei casi in cui la dinamica dell’azione non è chiara. I fischietti si sono trovati particolarmente a loro agio nell’utilizzo del VAR e ne hanno dapprima fatto un uso abbondante e poi via via sempre meno frequente, salvaguardando godibilità e fluidità dello spettacolo. Uno degli arbitri di punta della nostra Serie A, Luca Banti della sezione di Livorno, si è così espresso, chiarendo il punto di vista della categoria: “È stato abbastanza semplice e naturale adattarsi alla Var nonostante i 14 anni di serie A. Durante la preparazione il designatore Rizzoli e il project leader Rosetti sono stati molto chiari in merito al protocollo e all'attuazione, ma non bisogna mai dimenticare che si è arbitri e che bisogna prendere le decisioni. Per me è risultato abbastanza facile, perché quasi non mi ricordo che c'è e forse così si ha a che fare con un arbitro più libero e più sicuro. Se pensi che c'è un arbitro in regia che potrebbe cambiare le decisioni potrebbe diventare complicato” (Var, Banti: "Facile abituarsi. Le decisioni sono sempre dell'arbitro", “corrieredellosport.it”, 6 ottobre 2017).
Meno errori per un calcio migliore
La tecnologia esiste proprio per ridurre il margine di errore e per garantire maggiore certezza, dunque perché non sfruttare i progressi anche nel mondo del calcio? Ci sono diversi sport, come il tennis, il rugby e il basket, dove la tecnologia viene utilizzata in maniera frequente e con ottimi risultati, senza danneggiare il tempo e il funzionamento dello spettacolo. Nel calcio ci si confronta ancora oggi con una resistenza eccessiva, dettata da retaggi che necessitano di essere rivisti.
Ci sono diversi motivi per cui essere soddisfatti dal VAR e del suo impatto sul campionato di Serie A, Carlos Passerini, giornalista del “Corriere della Sera” ne espone alcuni: “Ci saranno meno errori, e secondo me un calcio più giusto è un calcio migliore. Due: perché ha già giovato al clima negli stadi: alla fine quello che decide l’arbitro è (generalmente) la cosa giusta, e la gente lo sa. Tre: perché è normale che lo sport si evolva come il mondo, altrimenti il portiere acchiapperebbe ancora la palla con le mani sul retropassaggio” (Gaia Picciardi, Carlos Passerini, Var: favorevoli o contrari?, “corriere.it”, 15 settembre 2017).
Il VAR funziona, nonostante lo scarso rodaggio
Il VAR sta funzionando oltre le più rosee aspettative. L’Italia sta reagendo bene a questa nuova sperimentazione, gli errori sono diminuiti e in genere si ha una maggiore sensazione di giustizia e di fiducia verso l’intero mondo del calcio. Il presidente dell'AIA (Associazione Italiana Arbitri), Marcello Nicchi si è detto soddisfatto sin da subito: “E' uno strumento che funziona, sicuramente migliorabile a livello di tempi e di cooperazione, di comunicazione anche tra gli operatori che creano l'immagine ed i supporti del campo però credo che sia sotto gli occhi il fatto che oggi con questo strumento il calcio è diventato più trasparente e più giusto" (Nicchi "Var funziona, molto soddisfatti", “quotidiano.net”, 25 ottobre 2017).
La trasparenza è un’esigenza sempre più pressante
Un calcio più trasparente grazie all’ausilio della tecnologia. Meno proteste e più decisioni corrette, il tempo risparmiato in sceneggiate viene investito per trovare la verità in campo. Un sistema trasparente che tranquillizzi gli addetti ai lavori sulla regolarità delle dinamiche, è questo il risultato finale del VAR che interviene in un calcio sempre più condizionato da soldi, interessi e business.
Aldo Biscardi, giornalista da poco scomparso: “La vittoria della trasparenza, perché finalmente si potrà fare luce sugli episodi più controversi. Da anni mi batto per la moviola in campo e finalmente il calcio ha capito verso quale direzione bisognava andare” (Aldo Biscardi a Libero: "Il Var è la mia vittoria: un inno alla democrazia", “liberoquotidiano.it”, 26 agosto 2017).
Meno proteste e più decisioni corrette
La domanda da porsi è: meglio una decisione corretta presa in ritardo o una decisione sbagliata presa subito? A volte dieci minuti in più che garantiscono la regolarità del match possono essere accettati ben volentieri, anche perché si risparmia il tempo delle polemiche, delle proteste e dei conseguenti cartellini gialli o rossi. I giocatori sono ben disposti nei confronti di questo nuovo strumento e, spesso, accettano il verdetto senza protestare ulteriormente. Si vedono meno proteste ed un atteggiamento più pacato da tutti gli addetti ai lavori.
Gian Piero Ventura, ex commissario tecnico della Nazionale Italiana, appoggia in pieno questa scelta: “La Var? Sono assolutamente favorevole, fino a ieri ha risolto molti problemi e spento tante polemiche. Ma come per tutto ciò che è all’inizio anche in questo caso serve tempo per metabolizzarla: mi riferisco ai giocatori, agli allenatori e anche agli arbitri” (Ventura: “Var? È migliorabile ma ha risolto il 95% di problemi e polemiche”, “calcioefinanza.it”, 2 ottobre 2017).
Claudio Alessandro Colombrita, 12 dicembre 2017
Autori citati:
Banti Luca
- arbitro sezione Livorno
Passerini Carlos
- giornalista del “Corriera della Sera”
Nicchi Marcello
- presidente Associazione Italiana Arbitri
Biscardi Aldo
- giornalista sportivo
Ventura Gian Piero
- ex commissario tecnico della Nazionale Italiana
Il Var limita notevolmente il raggio d’azione degli arbitri e li deresponsabilizza, riducendoli a meri esecutori di una procedura ormai tecnologica e robotizzata.
Il diritto di sbagliare
La nuova tecnologia sta a significare che nel calcio come nella vita non si accettano più gli errori umani. La componente di casualità, l’errore del calciatore così come quello dell’arbitro, è da mettere in conto e rappresenta l’essenza del calcio, soprattutto per gli italiani, un vero e proprio spettacolo. L’arbitro deve poter decidere, valutare, anche sbagliare, perché il tutto avviene in un lasso di tempo piuttosto breve, perché a volte le dinamiche di gioco sono così veloci che è difficile rendersi conto anche da poca distanza. Il calcio è sopravvissuto ai cicloni, alle polemiche da bar che di esso sono parte integrante, non si vede l’esigenza, quindi, di cambiare.
Non vede di buon occhio questo nuovo sistema anche Massimo Busacca, ex arbitro e capo del dipartimento arbitrale FIFA: “Sono contrario all’uso della moviola in campo. In campo ci sono stato e ho vissuto situazioni delicate. Vi garantisco che ancora oggi, dopo aver visto e rivisto alcuni episodi contestati alla moviola non sono in grado di dire se la mia decisione è stata giusta o sbagliata. Nel calcio ci sta di valutare male un contatto. Diciamo che un direttore di gara su dieci fischi ha il diritto di sbagliarne almeno uno. Così come ai calciatori capita di non trasformare un rigore”. (Busacca contro la tecnologia: "Moviola in campo? No grazie", “arbitri.com”, 11 marzo 2014). Chi è stato in campo per tanti anni dunque non può accettare un’intrusione di tal genere nella propria sfera di libertà.
Malafede e sospetto soprattutto
L’adozione del VAR deriva dalla logica del sospetto e dalla convinzione che ogni errore sia dettato dalla malafede dell’arbitro. Ci sono stati errori piuttosto eclatanti nella storia del calcio, gol di mano, rigori clamorosi non assegnati, fuorigioco non segnalati, ma lo spettacolo è andato avanti, come una trottola impazzita che può prendere qualsiasi direzione. Bisognerebbe educare il pubblico e i tifosi ad accettare le decisioni dell’arbitro, a rispettare una scelta presa in frazioni di secondo, a comprendere che prima o poi tutto si compensa e alla fine a prevalere, così come per gli arbitri, è il merito in campo. Allenarsi alla cultura dell’errore piuttosto che eliminarlo a tutti i costi è la soluzione giusta. Non ha risparmiato critiche feroci al VAR un grande giocatore, al momento svincolato, Antonio Cassano: "Il Var per me è una pagliacciata ma tutto si è creato per colpa delle nostre lamentele, per colpa di chi vede sempre la malafede degli arbitri. Adesso questa pagliacciata ce la dobbiamo tenere, gli arbitri sono umani e sbagliano come tutti" (TikiTaka, “italia1” trasmissione del 18 settembre 2017).
L’arbitro è insostituibile
L’arbitro non deve ergersi a protagonista della partita, in quanto ad esserlo sono i giocatori, la palla e i tifosi, ma la responsabilità di chi dirige la gara non può essere svuotata di significato in modo così brutale. Manca una figura centrale nel match, si affida tutto alla tecnologia che sbroglia le matasse. Gaia Piccardi, giornalista del “Corriere della Sera” afferma che “Il calcio è fatto di uomini e gli uomini, per loro natura, sbagliano. A me l’errore elevato a pietra miliare del cambiamento, a punto di non ritorno – cioè – per migliorarsi e andare avanti, non dispiace” (Gaia Picciardi, Carlos Passerini, Var: favorevoli o contrari?, “corriere.it”, 15 settembre 2017).
La perfezione non appartiene a questo mondo
Pretendere la perfezione dagli arbitri significa pretendere l’impossibile. Il calcio è bello perché imprevedibile, imperfetto. Esso trova in sé, anche nell’errore, un equilibrio quasi magico. Si pretende una trasparenza assoluta nel mondo del calcio ma questo risultato si raggiunge attraverso un’assoluta perfezione, che non appartiene al mondo del calcio così come alla vita in generale. L’arbitro non è perfetto, sbaglia perché è emotivo, è fallibile, perché può essere condizionato, le sue interpretazioni possono dunque essere errate. Il suo fattore umano deve essere compreso, così come viene compresa la psicologia di un giocatore che sbaglia il calcio di rigore o fa una papera.
Il giornalista Riccardo Schirolli: “Sono fermamente convinto del fatto che l‘errore arbitrale vada sempre considerato come una variabile, allo stesso modo (ma difficilmente sarà così rilevante) dell’errore di un giocatore o di una zolla che fa perdere l’equilibrio. Io sono contrario all’utilizzo del VAR” (Tre buone ragioni per dire no al VAR (moviola in campo), “stadiotardini.it”, 9 marzo 2017).
Manipolazione ed equilibrio compromesso
Il calcio, nelle sue imperfezioni, riesce comunque a trovare un equilibrio abbastanza stabile. Gli errori si compensano, lo dicono i campionati, lo dice il campo e questa vivisezione dell’episodio risulta essere un giudizio eccessivo sull’operato di esseri umani. Addirittura lo sbaglio deve essere salvaguardato, se non vogliamo diventare tutti automi da cui si pretende la perfezione.
Il giornalista e scrittore Roberto Perrone aggiunge: “Non mi piace la manipolazione degli organismi viventi e il football è un organismo vivente. Ho sempre pensato che nel calcio tutto si riequilibra, alla fine, che, nel suo essere sfera, la palla rotola su se stessa riportando tutto all’origine, chiudendo il cerchio. Sono convinto che gli errori di tutti i componenti di questo organismo concorrano, alla fine, a dare un risultato accettabile. Lo sbaglio è qualcosa di sacro, qualcosa che bilancia la bravura” (Roberto Perrone, Corvo Var, non avrai il mio scalpo, “tempi.it”, 11 settembre 2017).
Autori citati:
Busacca Massimo
- ex arbitro e capo del dipartimento arbitrale FIFA
Cassano Antonio
- calciatore svincolato
Piccardi Gaia
- giornalista del "Corriera della Sera"