La produzione responsabile e certificata di biocarburanti da olio di palma non risolve i problemi ambientali, legati soprattutto alla deforestazione

Allocca: Biodiesel solo da olio 100% sostenibile

Il 4 aprile 2017 il Parlamento Ue approva una relazione che chiede di vietare l’uso di olio di palma nei biocarburanti entro il 2020. Allo stesso tempo, il Parlamento chiede di creare un certificato per assicurare che sia importato solo olio di palma sostenibile.
Secondo Giuseppe Allocca, presidente dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, il cui parere è riportato nell'articolo Strasburgo dichiara guerra all’olio di palma, pubblicato il 4 aprile 2017 su “Il Fatto Quotidiano”, la decisione del Parlamento rappresenta una chiara apertura verso l'utilizzo dell'olio di palma nel mondo dei biocarburanti, purché si tratti di olio di palma la cui sostenibilità è certificata: “E’ stato riconosciuto, ancora una volta, il grande potenziale di questo ingrediente quando prodotto in modo sostenibile e responsabile”,
Allocca invita poi il governo italiano a sottoscrivere la Dichiarazione di Amsterdam del 7 dicembre 2015 (già sottoscritta da Danimarca, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Francia e Norvegia), che impegna i Paesi a promuovere iniziative volte ad assicurare l’impiego di olio di palma 100% sostenibile entro il 2020: “Si tratta di un atto che porterà benefici concreti all’ambiente e ai lavoratori dei Paesi che lo producono”.

La Green Refinery di Eni

Nel 2013 Eni lancia il progetto Green Refinery, primo esempio al mondo di riconversione di una raffineria convenzionale (a Porto Marghera, Venezia) in bioraffineria, in grado di trasformare materie prime di origine biologica in biocarburanti.
In un comunicato stampa pubblicato il 12 maggio 2016 sul proprio sito, Eni illustra i vantaggi dell'utilizzo di olio di palma per alimentare l'impianto produttore di green diesel, green nafta, GPL e potenzialmente anche jet fuel: “Convertire una raffineria petrolifera in una bioraffineria ha per noi un significato non solo ambientale e tecnologico, ma anche economico e sociale perché ci permette di donare nuova vita all’impianto, garantendo l’occupazione attraverso l’innovazione. Importanti anche gli aspetti finanziari, poiché riutilizzare una struttura già esistente invece che costruirne una nuova ci permette di ottenere un forte risparmio a livello di investimenti iniziali. Restando invece sul piano ambientale, un altro vantaggio della riconversione a cui teniamo particolarmente è la forte riduzione delle emissioni dell’impianto”.

E ancora, sull'importanza dell'olio di palma nel processo di lavorazione, si parla in un altro comunicato, pubblicato il 7 agosto 2016 sul sito dell’ENI: “Dal 2014 si possono approvvigionare presso la bioraffineria di Venezia circa 360.000 tonnellate di oli vegetali (olio di palma raffinato - RBDPO) all’anno. Dal 2020, grazie a un ulteriore upgrading dell’impianto la capacità di approvvigionamento della bioraffineria salirà a circa 600.000 tonnellate di oli vegetali all’anno per una produzione complessiva di biodiesel di circa 420.000 ton/anno. Nell'agosto 2017 Eni ha avviato i cantieri per il completamento della Raffineria Verde di Gela, che sarà ultimata entro giugno 2018. La prima fase della riconversione della raffineria, che comprendeva le attività di adeguamento degli impianti esistenti, era stata avviata nell’aprile 2016. Le materie prime che verranno lavorate deriveranno da scarti della produzione alimentare, come gli oli usati, grassi animali e sottoprodotti legati alla lavorazione dell’olio di palma. Si stima che la raffineria di Gela avrà una capacità di lavorazione di circa 710.000 tonnellate di oli vegetali all’anno e una produzione di 530.000 tonnellate all'anno di biodiesel”.

Il pericolo biodiesel

Il settore alimentare e quello per la cura della persona non sono gli unici in cui viene utilizzato l'olio di palma.
Jori Sihvonen, responsabile del settore agrocarburanti di Transport & Environment, mette in guarda la popolazione dall'utilizzo dell'olio di palma in un altro ambito: quello dei biocarburanti. Sue dichiarazioni in merito sono pubblicate nell'articolo L’olio di palma? Cercatelo nel serbatoio dell’auto (diesel), pubblicato il 25 novembre 2016 su “Altraeconomia”, a firma di Luca Martinelli: “I cittadini possono fare del loro meglio per evitare la presenza dell’olio di palma nel loro cibo e nei loro cosmetici, ma le regole europee in materia di biocarburanti li forzano a bruciarlo nelle loro auto, senza che se ne rendano conto”.

Nello stesso articolo, vengono riportati alcuni dati relativi al report Drivers are the top consumers of palm oil in Europe - 2015 figures, pubblicato il 25 novembre 2016 proprio da Transport & Environment sul proprio sito.
Secondo le stime, la terra utilizzata in tutto il pianeta per produrre l’olio di palma per l’industria europea dei biocarburanti è pari a 920mila ettari. La prospettiva, se tutto il mondo agisse come l’Ue, sarebbe quella di arrivare a utilizzare 4,3 milioni di ettari di foresta tropicale, in particolare in Malaysia, Sumatra e nel Borneo.

Provvedimenti europei

Nel dicembre 2016 viene presentata al Parlamento UE una relazione che chiede di vietare l’uso di olio di palma nei biocarburanti entro il 2020. A tal proposito Kateřina Konečná, europarlamentare della sinistra Gue (Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica), relatrice del rapporto, le cui dichiarazioni sono pubblicate nell'articolo di Lisa D’Ignazio, Olio di palma, eliminarne l’uso nei biocarburanti per salvare l’ecosistema (“eunews.it”, 2 dicembre 2016) afferma: “Quasi la metà dell’olio di palma che arriva in Europa viene utilizzato come bio-carburante. Ciò è illogico, perché l’Unione europea sta cercando di prevenire i danni climatici ricorrendo ai bio-carburanti […] Utilizzare l’olio di palma in questo modo contribuisce alla deforestazione delle foreste pluviali, favorisce la diffusione di consistenti incendi che danneggiano il clima e di molti altri aspetti negativi che stanno distruggendo il nostro pianeta”.
Nella relazione viene sottolineato come siano soprattutto gli ecosistemi tropicali e in particolare le foreste pluviali (circa il 7% della vegetazione globale) ad essere colpiti. Non solo, anche gli ecosistemi marini: le acque sotterranee stanno scomparendo e i fiumi si stanno prosciugando:“Dobbiamo chiederci se davvero abbiamo bisogno dell’olio di palma, se vogliamo utilizzarlo come carburante biologico”.
La relazione, spiega ancora Konečná, chiede alla Commissione europea di “spingere perché l’uso di olio di palma come componente di biodiesel sia eliminato a partire dal 2020 al più tardi”.

Greenpeace: danneggiamento ecosistemi e aumento emissioni gas serra

Nella relazione Metti (l'estinzione) di un tigre nel motore, pubblicata nel 2011 sul proprio sito, Greenpeace rileva un notevole aumento di utilizzo di biocarburanti da parte dei paesi europei per raggiungere il target della Direttiva Europea sulle Rinnovabili e i pericoli annessi: “La produzione di biocarburanti può causare il danneggiamento di ecosistemi già fragili o accelerare i fenomeni di deforestazione […] Oltre al significativo aumento delle emissioni di gas serra, l'ILUC ha un impatto devastante sulle già drammatiche questioni relative alla sicurezza alimentare, ai diritti di accesso alla terra delle popolazioni e alla biodiversità”.

Nella relazione viene inoltre sottolineata la chiara intenzione da parte degli Stati membri di raggiungere il target della Direttiva Europea sulle Rinnovabili attraverso un largo uso di biocarboranti derivati da fonti animali e vegetali, tra cui proprio l'olio di palma: “L'olio di palma è stato trovato in sette paesi su nove con il record italiano del 37% della frazione del biodiesel analizzato […] L'olio di palma ha un pour point (temperatura minima in cui il combustibile congela completamente) elevato e quindi se ne ricava un biodiesel non adatto ai climi continentali, ma ha la migliore resa per ettaro ed è […] la materia più a buon mercato. Con buona pace delle ultime foreste torbiere indonesiane, delle popolazioni locali che [da] queste dipendono per la loro vita e degli ultimi esemplari di tigri del Sumatra e oranghi del Borneo le cui popolazioni vengono decimate a causa dell'espansione delle piantagioni industriali di olio di palma”.