Il CETA è un trattato che viola i principi di trasparenza e di democraticità a danno dei cittadini

La disinformazione nei riguardi del CETA è puro terrorismo mediatico

A proposito del “Comprehensive Economic and Trade Agreement” (CETA), il presidente di CIA Campania e vicepresidente nazionale di CIA – Agricoltori italiani, Alessandro Mastrocinque, rassicura che il trattato in questione garantisce una serie di vantaggi per l’agricoltura del sud Italia.
L’autore ha in particolare puntato il dito contro le accuse lanciate nelle settimane precedenti dai movimenti anti-CETA: “Vini e prodotti caseari di origine protetta vedono finalmente riconosciuti strumenti di tutela. Basta a partite mediatiche legate a questioni che sembrano riguardare altro ma non il merito dell’intesa”.
La dichiarazione è stata riportata dall’articolo CETA – Massima trasparenza massima libertà: libero scambio con Canada favorisce agricoltura campana, pubblicato il 26 luglio 2017 su “Irpinia24.it”.
L’autore prosegue affermando che l’accordo di libero scambio tra Canada e Unione Europea “farà bene alle imprese agricole italiane”, specialmente per quelle della Campania.

Riguardo la presunta mancanza di trasparenza dei negoziati che hanno dato vita al CETA e alle accuse lanciate dagli scettici che parlano di pericoli per il Made in Italy, di resa alle imitazioni dei prodotti tipici e all’invasione di grano duro e di carne trattata con ormoni, l’autore ha preso le distanze, difendendo il trattato di libero scambio e accusando di disinformazione i media: “Puro terrorismo mediatico. Nel rispetto delle imprese e dei consumatori noi vogliamo semplicemente guardare ai fatti”.
Mastrocinque dichiara che la tutela dei produttori e dei consumatori italiani con l’approvazione dell’accordo rimarrà garantita, in particolare per quanto riguarda la pasta e altri prodotti di filiera: “L’obbligo di indicazione di provenienza dei cereali è uno strumento fondamentale di tutela dei consumatori che vorranno essere certi di mangiare solo pasta lavorata con grano italiano. Questo strumento è una ragione in più per non temere l’accordo con il Canada. Massima trasparenza, massima libertà”.

L’articolo conclude rilanciando i buoni propositi e la necessità di avere un accordo come il CETA per poter avvantaggiare i piccoli produttori italiani attraverso l’esportazione dei propri prodotti in un mercato nuovo: “Il Canada era un paese molto protezionista, basti pensare che fino a poco tempo fa per poter vendere vino c’era una commissione molto simile a quella che in Italia è la commissione per il monopolio dei tabacchi. Era una situazione avvilente, per la mozzarella per esempio si stabiliva un limite mensile di importazione indipendentemente dalle richieste del mercato. Non solo, fino ad ora in Canada c’era una sola azienda che produceva mozzarella. Con il CETA si pone fine a questa situazione assurda per tanti piccoli produttori, molti dei quali campani”.

La ratifica del CETA da parte di Bruxelles è avvenuta tramite l’importante esercizio di controllo da parte del Parlamento UE

In merito al voto favorevole espresso dal Parlamento europeo nei confronti dell’accordo di libero scambio tra Canada e Unione Europea (408 voti a favore, 254 contrari e 33 astenuti), il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha dichiarato che l’istituzione europea ha avuto modo di esercitare il proprio controllo su questa delicata fase di approvazione del CETA: “E' una eccellente notizia che apre prospettive per l'ulteriore rafforzamento delle relazioni economiche commerciali tra il Canada, da un lato, e Ue e Italia dall'altro. Rappresenta un importante esercizio di controllo democratico da parte del Parlamento Ue, l'Istituzione che i Trattati, firmati da tutti i Paesi Ue, identificano come espressione della volontà popolare dei cittadini europei”.

La dichiarazione è stata riportata dal sito “ilmessaggero.it” in data 15 febbraio 2015, nell’articolo intitolato Ue-Canada, sì all’accordo di libero scambio CETA. Proteste.
Il nuovo trattato, prosegue Calenda, contiene numerosi vantaggi per il nostro paese: “Accesso al mercato agroalimentare per i prodotti sensibili (ad iniziare dai formaggi che godranno di una quota aggiuntiva); eliminazione dei dazi ad valorem sui prodotti a base di zuccheri o cacao, pasta e biscotti, frutta e verdura; eliminazione tariffaria e rimozione di altre importanti barriere tariffarie per vini e liquori; più in generale, abbattimento di dazi su beni di rilievo per il nostro export come macchinari industriali (fino al 9,5%), mobili (fino al 9,5%), calzature (fino al 20%); riconoscimento (sebbene con alcune differenze di trattamento) per 41 IIGG italiane (su un totale di 171 europee), un risultato straordinario se si considera la differenza di approccio al tema delle IIGG e dei marchi registrati da cui era partito il negoziato; Regole di Origine basate sugli standard europei che favoriranno le nostre esportazioni; accesso all'80% del mercato degli appalti pubblici nei settori energia e utilities, l'accesso più ampio mai concesso dal Canada ad un paese terzo ed altro ancora”.

Il CETA è sottoposto ad un controllo popolare dei contenuti e il dibattito politico democratico in merito ha un amplissimo spazio per dispiegarsi

Per Pietro Ichino, giurista e senatore italiano del Partito Democratico, il CETA costituisce un accordo importante la cui ratifica da parte dell’Italia deve essere presentata al più presto per dare una risposta concreta alla svolta protezionista del presidente americano Donald Trump.

La dichiarazione è stata pubblicata sul sito internet personale del giurista, “Pietroichino.it” in data 20 giugno 2017, nell’articolo intitolato Perché è importante ratificare il CETA (e farlo subito).
Dopo la ratifica del CETA da parte del Parlamento Europeo, afferma l’autore, è importante che seguano al più presto le ratifiche dei Paesi membri.
Nel merito Ichino affronta anche la quesitone delle accuse di presunta mancanza di trasparenza, spiegando che l’accordo di libero spazio non ha tolto spazio al dibattito: “Il fatto che la sua negoziazione in sede governativa sia avvenuta a porte chiuse gli ha attirato l’accusa di scarso rispetto per il principio del necessario iter di approvazione democratica in sede parlamentare. Per replicare a questa accusa basti osservare, per un verso, che tutte le negoziazioni tra Governi di accordi analoghi, salvo eccezioni, avvengono secondo la stessa procedura; per altro verso, che ora anche la mancata ratifica da parte del Parlamento di un solo Stato membro dell’UE può impedire l’entrata in vigore definitiva dell’accordo: si tratta dunque di un procedimento di ratifica nel quale il controllo popolare dei contenuti e il dibattito politico democratico in proposito hanno un amplissimo spazio per dispiegarsi”.

Nel dibattito sul CETA sono presenti numerosi ed ingiustificati allarmismi

“Per una strana legge della politica, più un tema è complesso e sfaccettato, più diventa oggetto delle mistificazioni di quelle forze politiche sempre in cerca di un complotto o di un nuovo scandalo da cavalcare”. Con queste parole, Nicola Danti, europarlamentare del PD nel gruppo S&D, ha lanciato le proprie accuse contro la disinformazione che si è creata attorno ai temi dell’approvazione del trattato internazionale di libero scambio tra Canada e Unione Europea.
L’articolo è stato pubblicato dal sito “Huffingtronpost.it” in data 26 giugno 2017 con il titolo Basta disinformazione sul CETA!
Di fronte a tante imprecisioni e a tanto ingiustificato allarmismo, Danti ha dichiarato di volere dare una risposta anche per rispetto del grande confronto democratico condotto dal Parlamento europeo nel corso degli ultimi anni su questo tema: “[…] il Ceta non indebolirà in alcun modo le norme europee sulla sicurezza degli alimenti e dei prodotti (continuerà a valere in tutta l'Ue il principio di precauzione, quindi niente Ogm o carne agli ormoni). Potrei poi citare le norme sulla protezione dei lavoratori e dei consumatori (c'è nel Ceta un capitolo sullo sviluppo sostenibile, volto proprio a mantenere alti standard in questi campi su entrambe le sponde dell'Oceano). Potrei ricordargli che non incorreremo in alcun rischio per la democrazia nella risoluzione delle controversie tra Stati e aziende, o che il trattato ribadisce il diritto dei governi a regolamentare le modalità di gestione dei rispettivi servizi pubblici. Potrei infine citare qualche dato per spiegargli che il Ceta ci conviene, dimostrandogli che l'export italiano in Canada vale già 5 miliardi all'anno, destinati a salire grazie all'accordo”.

Danti conclude l’articolo affermando che chiunque diffonda allarmismi sul CETA non solo sta barattando la disinformazione per un po' di consenso, ma sta anche rischiando di far perdere una grande opportunità all'Italia.

Il CETA manca di un confronto trasparente e aperto alle osservazioni delle parti sociali

L’articolo intitolato CETA, dalla commissione del Senato primo via libera, pubblicato il 26 giugno 2017 sul sito “Slowfood.it” ha descritto il maxi accordo commerciale tra Unione Europea e Canada come un trattato che, se approvato, avrà pesanti ricadute sul settore agroalimentare italiano.
L’articolo è firmato dal giornalista Andrea Cascioli, il quale dichiara che nonostante il presidio imponente invocato in piazza del Pantheon a Roma in occasione del voto sul CETA la Commissione Affari Esteri del Senato ha dato mandato al relatore di riferire favorevolmente in assemblea, votando contro la richiesta di rinvio della deliberazione: “Con 15 sì e 6 no la proposta è stata respinta, grazie al voto degli esponenti di PD, Forza Italia, Alternativa Popolare, dell’indipendente Francesco Palermo e di Mario Monti del gruppo misto”.
“La campagna Stop Ttip Italia, alla quale aderisce Slow Food insieme alle associazioni sindacali, ambientaliste e dei consumatori contrarie all’approvazione del CETA”, prosegue Cascioli, “denuncia come ‘nei pareri espressi da molte commissioni ci fossero vincoli e indicazioni precise di preoccupazione e aspetti da approfondire’”.
L’appello lanciato contro la ratifica del CETA è stato molto forte: “Ai comitati, alle associazioni, alle persone di buon senso chiediamo di scrivere ancora ai senatori, di twittare in questi giorni per non lasciarli soli e far loro capire che il CETA in Aula non va presentato. Il 5 luglio saremo di nuovo in piazza con Coldiretti e Cgil, e tutte le associazioni della coalizione #StopTtip #StopCeta a Montecitorio perché questo messaggio arrivi forte e chiaro”.

L’autore lamenta inoltre l’eccessiva fretta con cui si vuole approvare in Italia il trattato e la totale mancanza di trasparenza per quanto riguarda il suo dibattito: “Come vi abbiamo già detto, attorno alla vicenda del Ceta manca innanzitutto un confronto trasparente. Nonostante le preoccupazioni mostrate dalla società civile (e non dimentichiamo nemmeno che l’iniziativa dei cittadini europei promossa contro il Ttip, il trattato omologo con gli Usa, raccolse oltre 3 milioni di firme in tutto il continente), sia i mezzi di informazione che la politica trattano l’intera questione come una pura formalità”.

Non sono poche le perplessità che cominciano a trasparire anche all’estero, dichiara l’articolo: in Francia, la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi su un ricorso che porta la firma di 106 parlamentari e solleva il problema della costituzionalità del CETA.
Quand’anche l’accordo passasse in Italia e in altri Stati europei, comunque, l’assemblea legislativa del Quebec (chiamata, a norma di legge canadese, a esprimersi sul CETA) non si riunirà prima di settembre. L’approvazione definitiva del trattato è quindi ben lontana dall’essere già acquisita.

Il CETA è un trattato che rischia di essere approvato senza ascoltare la voce di milioni di cittadini

Tatiana Santi, giornalista per “Sputnik Italia”, con un articolo intitolato Per l’Italia il CETA è un errore, ecco perché, pubblicato il 27 febbraio 2017 su “Sputniknews.com”, riferisce alcune considerazioni riguardo la pericolosità del trattato di libero scambio e la mancanza di democraticità del percorso di ratifica.

Dando via libera al CETA, si legge nell’articolo, non è stata ascoltata la voce di milioni di cittadini contrari al progetto: “Il CETA, approvato dal Parlamento europeo con larga maggioranza, con voti italiani favorevoli dal Partito Democratico e Forza Italia, decide in pratica le sorti della salute, dell'economia, della sanità e dell'ambiente in Europa. Per l'Italia il trattato è senz'altro ambiguo e rappresenta diversi pericoli”.
Secondo l’autrice, il trattato tra Canada e Unione Europea costituisce un rischio per il Made in Italy e consegna il potere nelle mani delle multinazionali: “Va sottolineato che il CETA entrerà totalmente in vigore solo dopo la sua ratifica da parte di ciascuno dei Parlamenti europei, quindi i giochi non sono ancora finiti. Il dibattito mediatico in merito in Italia però, rispetto a Francia e Belgio, non sembra essere molto attivo”.

Nell’articolo sono riportate anche le opinioni di Fausto Durante, responsabile per le Politiche Europee e Internazionali della CGIL, il quale ha espresso diverse perplessità in merito alla reale utilità del CETA, agli effetti negativi che la sua ratifica potrà causare per l’Italia e la mancanza di un dibattito democratico promosso dal governo: “Fino a questo momento il dibattito pubblico in Italia sul CETA e sul TTIP è stato largamente al di sotto delle aspettative, mentre è stato più vivace in Belgio, in Francia e in Germania. Non a caso sono i Paesi dai quali è venuta maggiore opposizione al CETA”.
Fausto Durante si mostra determinato a continuare la battaglia contro l’approvazione del trattato di libero scambio: “Metteremo in campo diverse iniziative perché i cittadini italiani siano informati, sappiano precisamente quando il Parlamento dovrà discutere e decidere sul CETA. Il Parlamento europeo ha dato il via al CETA, ma ha dimenticato che le sue Commissione Ambiente e Commissione Lavoro avevano chiesto all'aula di respingere il CETA, preoccupate per gli impatti del trattato sul lavoro e l'ambiente”.

Il CETA è un trattato suicida che rischia di essere approvato dal Parlamento italiano nel silenzio dei media

Il Parlamento Europeo, con la complicità del Partito Democratico e di Forza Italia, ha approvato il CETA con il “silenzio assordante dei media”.
La dichiarazione è stata fatta in data I luglio 2017 da Cristian Sergo, consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia per il Movimento 5 Stelle con l’articolo Il PD dice sì al CETA e mette a rischio la produzione agroalimentare di qualità del FVG, pubblicato sul sito “Movimento5stellefvg.it”.

Secondo l’autore, il CETA costituisce un “trattato suicida”, sia per l’Italia che per l’Europa, il cui unico obiettivo è l’eliminazione dei dazi doganali tra Canada e Unione Europea. Così facendo si distruggeranno molte piccole e medie imprese italiane a favore delle grandi multinazionali, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro: “Ieri abbiamo presentato un ordine del giorno, chiedendo al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia di esprimersi contro questo trattato internazionale, sulle cui nefaste conseguenze si sono espresse ultimamente anche le associazioni di categoria. In questi giorni si discute in Parlamento la ratifica del Ceta e quindi volevamo che la giunta Serracchiani si facesse parte attiva perché non si giunga alla ratifica del trattato. Tutto inutile, perché la maggioranza dei consiglieri presenti in Aula ha bocciato la nostra proposta, con i ‘non votanti’ colpevoli alla pari di chi ha respinto il nostro atto”.

Un fatto molto grave, secondo l’autore, perché l’approvazione del CETA rischia di rendere, di fatto, inutili tutte le norme vigenti in materia di tutela della produzione agroalimentare di qualità che contraddistingue gran parte della produzione agricola del Friuli Venezia Giulia, alcune delle quali introdotte proprio con il ddl 220 “Disposizioni in materia di risorse agricole, forestali e ittiche e di attività venatoria”, approvato dal Consiglio regionale.

Nel criticare il trattato in quesitone, il consigliere regionale afferma che il CETA altro non è che un “TTIP mascherato”, cavallo di troia della globalizzazione più estremista: “Il famoso accordo di libero scambio UE/USA, tanto contestato, esce dalla porta e rientra dalla finestra dato che le multinazionali nord-americane, delle quali almeno l’80% ha sede anche in Canada, potranno utilizzare le loro sedi canadesi per aggirare l’ostacolo e giungere da noi. Come il TTIP il Ceta rappresenta il ritorno a un Medioevo dei diritti ove i grandi investitori stranieri, grazie alla clausola Ics (Investor to Court System) potranno tutelare i propri interessi commerciali di fronte a tribunali privati a scapito delle politiche ambientali o di tutela della salute e del lavoro dei cittadini”. “Il Ceta”, conclude Sergo, “rappresenta, oggi, lo strumento più pericoloso di quella globalizzazione che sta distruggendo anni di conquiste sociali e le nostre Costituzioni. Ratificarlo significherebbe dare una cambiale in bianco alle oligarchie corporative finanziarie ed economiche che attentano la nostra democrazia ogni giorno. Tutto quello che abbiamo potuto fare in termini di pressione parlamentare è stato fatto, lo stop agli accordi come il Ttip e il Ceta è stato persino il punto più votato del programma di Governo di politica estera e di agricoltura del M5S. Il momento delle parole è finito. È necessaria la mobilitazione per rovesciare il tavolo”.

Daniele Vassalli, 27 settembre 2017