Il tribunale ISDS opererà in maniera trasparente con sentenze eque e oggettive

Grazie al tribunale ISDS saranno garantite sentenze eque ed oggettive

L’articolo intitolato CETA, il libero scambio Ue-Canada avrà un ‘Isds’ riformato, pubblicato in data 29 febbraio 2017 sul sito “Eunews.it”, riporta alcune dichiarazioni in merito al Tribunale speciale creato per la risoluzione delle dispute sorte all’interno del trattato internazionale di libero scambio CETA.
Il Tribunale permanente, riferisce l’articolo, sarà creato con giudici scelti dalle due parti dell’accordo, Canada e Unione Europea, per la risoluzione delle eventuali controversie tra investitori e Stato e sarà dotato anche di un meccanismo di appello.

Cecilia Malmström, commissario europeo per il Commercio nella Commissione Juncker, si è definita soddisfatta di questo importante raggiungimento: “Sono felice di questo risultato, ora il CETA fa proprio il nostro nuovo approccio sugli investimenti e la risoluzione delle controversie”.
Il sistema, spiega il commissario, funzionerà “come un tribunale internazionale”, e questi cambiamenti rispetto al vecchio ISDS previsto per il TTIP “faranno in modo che i cittadini possano fidarsi del fatto che ci saranno sentenze eque e oggettive”.

Il Tribunale, continua l’articolo, sarà composto non più da giudici scelti di volta in volta dalle parti in causa (investitori e Stato), ma in maniera permanente da Unione Europea e Canada.
I giudici in questione saranno assegnati con un sorteggio e, a ogni eventuale caso, privandoli, per evitare conflitti di interesse, della facoltà di esercitare contemporaneamente la professione di avvocato o di esperto in qualsiasi altro caso di dispute.
Il sistema disporrà inoltre di un Tribunale di appello, al quale potranno rivolgersi entrambe le parti per provare a correggere eventuali errori del processo e, per evitare abusi nei ricorsi a questo strumento, sarà sancito il principio che il perdente dovrà pagare le spese.
“Le finalità saranno molto limitate”, ha proseguito Cecilia Malmström, “e il tribunale interverrà solo in casi di discriminazione, espropriazione, nazionalizzazione o mancato rilascio di una licenza a un’azienda straniera”, ma “non verrà toccata la prerogativa degli Stati di legiferare in protezione dei propri cittadini”.
Il trattato di libero scambio, secondo l’articolo, sta dunque procedendo nel suo cammino verso l’approvazione definitiva. La struttura dell’ISDS proposta dalla Commissione costituisce “un nuovo tassello al mosaico”, raggiungendo con il Canada un accordo sull’istituzione di un Tribunale permanente che consentirà di risolvere le principali dispute che sorgeranno tra investitori e Stato.

Per quanto riguarda invece le proteste contro la creazione di tale strumento, l’articolo riferisce che l’esecutivo comunitario “sta cercando di placare” le proteste di cittadini e ONG che ritengono i famigerati arbitrati privati “troppo sbilanciati nei confronti delle multinazionali”.

La clausola ISDS consentirà di creare un Tribunale ad hoc che opererà con trasparenza

Giulia Tilenni, analista del “Caffè Geopolitico” e coordinatrice editoriale del Desk Europa, ha affrontato la questione del Tribunale ad hoc previsto per l’accordo CETA con un articolo intitolato ISDS e arbitrato nell’Unione Europea, pubblicato in data 18 marzo 2015 sul sito internet “Caffegeopolitico.org”: “Nonostante il territorio europeo ospiti un buon numero di Istituzioni presso le quali poter avviare una procedura di arbitrato, tra cui l’Associazione Italiana per l’Arbitrato e le Camere di Arbitrato di Milano e Venezia, la maggior parte delle controversie relative ad accordi contenenti una clausola ISDS vengono assegnate al sistema ICSID”.
L’autore precisa che la clausola ISDS è frutto di un tentativo operato dalle istituzioni europee di migliorare le norme per la protezione degli investimenti e il sistema della risoluzione delle controversie: “Con l’introduzione del Trattato di Lisbona, che rende la stipulazione di trattati di investimento una competenza esclusiva dell’Unione, le Istituzioni, pur riconoscendo l’importanza che tale clausola ricopre nel panorama degli accordi internazionali, stanno tentando di promuovere una sua riforma, così da poterne ridurre le criticità. In particolare, il Parlamento prima e la Commissione poi, hanno dichiarato il proprio impegno a lavorare su due fronti: il miglioramento delle norme orientate alle protezione degli investimenti (garantendo la chiarezza di concetti come ‘espropriazione diretta’ e ‘trattamento giusto ed equo’ e la conferma del diritto dei governi a regolamentare secondo l’interesse pubblico) e del sistema di risoluzione delle controversie (prevenendo abusi del sistema e conflitti di interesse tra gli arbitri, evitando la possibilità di abrogazione di misure pubbliche da parte del tribunale, aumentando la trasparenza del sistema e inserendo misure di salvaguardia che consentano ai Governi di interpretare le norme contenute negli accordi). Questa tendenza è stata messa in pratica nel testo dell’accordo CETA”.

Il testo dell’accordo del CETA entrerà in vigore soltanto dopo l’approvazione del Parlamento europeo e dei governi dei 28 Paesi membri e tra le sue clausole prevede anche l’istituzione di un Tribunale ISDS. Con la clausola ISDS “calmierata”, infatti, si è scelto di stabilire i casi in cui questa può essere invocata e tentato di limare alcune delle asperità abitualmente individuate: “Una delle novità è quella di dettagliare accuratamente le disposizioni più controverse, così da ridurre il margine interpretativo del Tribunale arbitrale. Particolare attenzione è stata dedicata ai concetti di espropriazione indiretta, per accertare la quale, precisa il testo, non basta l’analisi del solo impatto economico negativo di una misura regolamentare, ma serve verificarne oggetto, contenuto e soprattutto motivazione, e di trattamento giusto ed equo, prevedendo degli specifici casi che costituiscano una violazione. Si è poi lavorato sulle questioni legate al procedimento di arbitrato, come la sua trasparenza (incentivata attraverso l’obbligo di pubblicare i documenti e di tenere udienze pubbliche, ma anche la possibilità che soggetti terzi come le ONG possano presentare le proprie osservazioni) e la scelta e la condotta degli arbitri (selezionati a partire da un elenco di professionisti già individuati congiuntamente dalle parti contraenti e soggetti al rispetto di un codice di condotta vincolante) ”.

Qualora il CETA dovesse entrare in vigore, afferma l’autore dell’articolo, sarà interessante vedere se la struttura ISDS da questo prevista avrà dei riflessi sul TTIP, per il quale si è scelto di posticipare la negoziazione della clausola anche in vista delle crescenti critiche poste alla possibilità di una sua introduzione.

Daniele Vassalli, 29 settembre 2017

Il Tribunale ISDS prevede un sistema di giustizia privata che non terrà conto dei diritti fondamentali vigenti negli Stati

Giuseppe Palma, avvocato e autore del blog “lacostituzioneblog.com”, con un articolo intitolato CETA, l’ennesimo Trattato capestro che uccide i diritti fondamentali (Giuseppe Palma su Abruzzo Web) e pubblicato in data 5 luglio 2017 sul sito “abruzzoweb.it”, ha espresso diverse critiche in merito al trattato di libero scambio tra Canada e Unione Europea (“Accordo economico e commerciale globale”) con particolare riguardo al sistema ISDS.
Innanzitutto, l’autore dichiara che il processo di ratifica è stato volutamente effettuato tra i mesi di giugno e agosto, “cioè quando gli italiani sono al mare o distratti dal calciomercato”, per approfittare della distrazione dell’opinione pubblica.
Il CETA, prosegue l’autore, consentirà alle multinazionali delle rispettive aree di esportare e vendere prodotti senza trovare intralci né nelle legislazioni nazionali a tutela della salute e del lavoro, né nei diritti al lavoro, alla giusta retribuzione, al giorno di riposo settimanale, all’orario di lavoro, alla retribuzione minima e così via.

Palma precisa inoltre che non soltanto le multinazionali del Canada e dell’Unione Europea avranno l’opportunità di godere dei vantaggi del CETA, ma persino quelle aziende che hanno già trasferito la propria sede legale nel Canada.
Il Tribunale permanente Investor-State Dispute Settlement (ISDS) previsto dal trattato è rientrato nelle critiche di Palma, il quale lo ha definito, senza mezzi termini, un sistema di giustizia privata che non terrà conto dei diritti fondamentali vigenti negli Stati: “Il Ceta introduce anche un sistema di giustizia privata, il cosiddetto Isds (Investor-state dispute settlement), cioè una forma di risoluzione privata delle controversie tra investitore e Stato. Attraverso questo sistema, le multinazionali potranno non tenere conto dei diritti fondamentali vigenti negli Stati e adire organismi di giustizia privata sovranazionali al fine di redimere le controversie con quegli Stati che intendessero rispettare le proprie disposizioni costituzionali a tutela, per esempio, della salute e del lavoro”. “Nello specifico”, prosegue l’autore, “per quanto riguarda il Ceta, questo Isds è mitigato dall’introduzione di un sistema leggermente più democratico, che prende il nome di Ics (Investment Court System), cioè Tribunali pur sempre sovranazionali, ma a doppia istanza e con sedute pubbliche, i quali, stando al ddl approdato in commissione Esteri di palazzo Madama, non dovrebbe poter assumere decisioni contrarie ai diritti fondamentali costituzionalmente garantiti.
Però, si faccia molta attenzione, perché si diceva un gran bene anche del fiscal compact e della costituzionalizzazione del vincolo del pareggio di bilancio. Se approvato, il Ceta sarà un vero e proprio cavallo di troia a tutela del capitale internazionale e a scapito dei diritti fondamentali”.

Il sistema ISDS ha la sola funzione di promuovere gli interessi delle multinazionali

Il problema principale del CETA consiste nel fatto che, una volta approvato il trattato, le multinazionali potranno di fatto sottrarsi alla competenza dei tribunali nazionali facendo ricorso ad un Tribunale specializzato per intentare azioni legali contro gli stessi governi, con graduale compressione della stessa sovranità di uno Stato.
Queste dichiarazioni sono state rilasciate da Bruno Saetta, avvocato e autore dell’articolo Un accordo commerciale Europa-Canada apripista per favorire le multinazionali ovunque, pubblicato il 22 giugno 2016 su “Valigiablu.it”.

Grazie alle clausole ISDS (Investor-state Dispute Settlement), riferisce l’articolo, numerosi trattati internazionali consentono alle aziende di tutelare i propri investimenti in un paese contro il governo stesso: “Come la causa intentata dalla Vattenfall contro la Germania per la politica di progressivo spegnimento delle centrali nucleari. L’azienda svedese chiede un risarcimento di 4,7 miliardi di euro per mancati guadagni. Un governo con risorse limitate, e in tempo di crisi economica, dovrà pensarci due volte prima di avviare delle politiche ambientali, in materia di sicurezza della lavoro, che possano in qualche modo ridurre o impedire alle multinazionali di ottenere profitti”.
In particolare, le clausole ISDS vengono inserite nei trattati per impedire che uno Stato con un sistema giudiziario non all’altezza espropri illegittimamente i beni di un investirete estero: “Ed è significativo che gli USA pretendono sempre l’inserimento di tali clausole nelle negoziazioni con altri Stati, compresa l’Unione Europea che ha un sistema legislativo e giudiziario all’altezza se non superiore, in termini di garanzie, rispetto a quello americano”.
Secondo l’articolo, le clausole ISDS hanno l’esclusivo compito di determinare un vantaggio competitivo delle aziende americane: del resto tali clausole non si applicano alle aziende interne allo Stato e si reggono sul principio del trattamento nazionale, in base al quale l’investitore straniero deve essere trattato alla stregua di quello nazionale, e quello della nazione più favorita: “Un collegio arbitrale così nominato avrà il potere, non di abrogare una norma legislativa democraticamente emanata, ma di stabilire se quella norma compromette i profitti presenti e futuri di un'azienda straniera e quindi condannare eventualmente lo Stato al risarcimento dei mancati guadagni. Ad esempio, la Gabriel Resources ltd ha citato la Romania perché il legislatore, per motivi di sicurezza dei cittadini, ha impedito la realizzazione di una miniera a cielo aperto, per la quale erano stati spesi dall'azienda 1,4 miliardi. La Gabriel Resources aveva acquisito i diritti nel 1990, quando la corruzione era dilagante nel paese. Alla fine la norma rimarrà in vigore, ma lo Stato potrebbe essere costretto a pagare fino a 4 miliardi di danni, cioè il 2% del Pil. E tutto questo per consentire un aumento del Pil europeo dello 0,2%”.