Il CETA offre numerosi benefici e tutele per le eccellenze agroalimentari italiane

L’accordo di libero scambio con il Canada presenta risvolti favorevoli per alcune produzioni tipiche italiane

L’articolo intitolato Perché Agrinsieme è a favore del Ceta, pubblicato in data 8 luglio 2017 sul sito internet “Terraoggi.it”, riporta alcune considerazioni in merito alla dibattuta questione dell’accordo commerciale stipulato tra Canada e Unione Europea.
Il contributo espone le motivazioni a favore della ratifica del CETA illustrate alla Commissione Affari Esteri del Senato da parte di Agrinsieme, il Coordinamento nato nel 2013 e che rappresenta le aziende e le cooperative di Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative agroalimentari e Confederazione Italiana Agricoltori.
L’accordo in questione, riferisce l’articolo, “porterà alla soppressione dei dazi mediamente sul 92% dei prodotti agricoli ed agroalimentari” introducendo, “per la prima volta”, il riconoscimento delle Indicazioni Geografiche europee “nell’ambito di un accordo commerciale con un mercato davvero importante”.
Secondo Agrinsieme, l’accordo CETA “conferma la volontà di apertura politica, sociale e commerciale da parte di Paesi e gruppi di essi in un momento nel quale sembrano ampliarsi le pratiche protezioniste di alcuni importanti Stati”.
L’articolo prosegue riportando una dichiarazione dell’organizzazione dei sindacati agricoli delle cooperative europee, Copa Gogeca, favorevole all’accordo: “Riteniamo che l’accordo CETA possa fornire benefici da entrambi i lati. In particolare, accogliamo con favore un migliore accesso ai mercati canadesi per i prodotti lattiero-caseari e il vino europei”.

In una lettera indirizzata ai sindaci, Agrinsieme ha inoltre spiegato quanto sia di fondamentale importanza appoggiare il trattato internazionale di libero scambio con il Canada e impedire che nel merito si prendano posizioni populistiche che non rispecchiano il pensiero della maggioranza degli agricoltori italiani: “Agrinsieme, coordinamento che raggruppa Confagricoltura, Cia, Copagri ed Alleanza delle Cooperative, forte della rappresentanza del 60% delle aziende agricole e cooperative italiane, ha espresso parere favorevole alla ratifica di questo accordo, che, oltre che essere il primo accordo internazionale che riconosce e garantisce le Denominazioni di Origine protetta, presenta risvolti molto favorevoli per alcune produzioni tipiche molto importanti per la nostra regione come il vino e i formaggi” (Perché Agrinsieme è a favore del Ceta, cit.).

Il CETA favorisce l’aumento dell’export italiano e occasioni importanti per il mercato strategico

L’appello lanciato da Agrinsieme ai sindaci e agli amministratori della provincia di Viterbo, intitolato I punti a favore del trattato CETA e pubblicato sul sito internet “Legacooplazio.it” il 7 luglio 2017, ha riportato dichiarazioni e contributi per approfondire le problematiche aperte dalla ratifica del trattato CETA.
Il documento ha reso noto le prese di posizione dei responsabili di alcuni importanti Consorzi di Tutela di DOP e IGP italiane sulle opportunità offerte dal trattato.

La prima opinione riportata in merito al CETA è quella del presidente del Consorzio Grana Padano, Nicola Cesare Baldrighi, il quale valuta positivamente un accordo che sia in grado di offrire importanti possibilità di sviluppo per realtà produttive del paese: “L’accordo, seppur frutto di evidenti compromessi, potrebbe aprire interessanti prospettive di aumento del nostro export e sancire un principio per noi fondamentale, ovvero il riconoscimento delle Indicazioni Geografiche e delle relative denominazioni, anche per quanto riguarda direttamente il settore lattiero caseario. Con l’accordo l’incremento delle importazioni canadesi di formaggi di alta qualità dall’Unione Europea a dazio zero passeranno da 12.000 a 29.000 tonnellate”.
Baldrighi ha concluso con una valutazione positiva in merito alle esportazioni di Grana Padano previste a seguito dell’Accordo: “Le aspettative per le esportazioni di Grana Padano DOP sono dunque improntate al miglior ottimismo e nel contempo alla massima attenzione affinché la gestione e la distribuzione delle quote di importazione da parte del governo canadese avvenga correttamente in modo da favorire il loro totale utilizzo”.

Ottime valutazioni nei confronti del CETA sono state espresse anche da Mariangela Grosoli, presidente Consorzio Aceto Balsamico. Le sue dichiarazioni, riportate nel documento I punti a favore del trattato CETA confermano la convinzione che le nuove norme internazionali permetteranno una maggiore tutela dei prodotti sui mercati locali: “Come abbiamo già esplicitato lo scorso febbraio nei giorni immediatamente successivi all’approvazione da parte del Parlamento Europeo e come ribadiamo anche oggi, consideriamo positiva per l’Aceto balsamico di Modena IGP la parte dell’accordo relativa al riconoscimento dei prodotti europei a denominazione protetta perché ci fornisce uno strumento di tutela sul mercato canadese che altrimenti non avremmo. La registrazione della nostra IGP all’interno dell’elenco riconosciuto dalle autorità canadesi, infatti, amplia notevolmente il campo delle possibili azioni di tutela del prodotto. Questo senza limitare in alcun modo la tutela già consolidata, sia a livello normativo che giurisprudenziale, in Europa. Per l’Aceto Balsamico di Modena IGP il mercato canadese è una realtà importante e nel momento in cui sarà possibile tutelare la nostra denominazione e quindi comunicare con più chiarezza ai consumatori locali la grande differenza tra il nostro prodotto e le tante imitazioni, siamo certi di poter assistere a una crescita ulteriore della quota di mercato”.

Stefano Fanzi, direttore del Consorzio di Tutela Prosciutto di Parma DOP ha invece definito un “risultato storico” la conclusione dell’accordo tra Canada e Unione Europea, in particolare per quanto riguarda il Prosciutto di Parma DOP che prenderà possesso del proprio nome in Canada: “Ora, grazie all’intesa tra Unione Europea e Canada, potremo utilizzare legittimamente la denominazione ‘Prosciutto di Parma DOP’ e investire sulla marca per sviluppare le nostre esportazioni che attualmente si attestano intorno ai 70.000 prosciutti all’anno. E’ un risultato concreto e positivo del quale ci sentiamo di ringraziare il Governo italiano, la Commissione Europea e i parlamentari italiani a Bruxelles per l’impegno profuso in tutti questi anni”.

Il presidente del Consorzio di Tutela del Radicchio Rosso di Treviso IGP e Variegato di Castelfranco IGP, Paolo Manzan, ha espresso orgoglio per il riconoscimento del Radicchio di Treviso tra i prodotti tutelati dal CETA: “Che il Rosso sia uno dei 41 prodotti Made in Italy tutelati dal Ceta, su 291 DOP e IGP, ci dà soddisfazione, è il riconoscimento di 20 anni di lavoro, tanti sono gli anni di impegno del Consorzio nella tutela e promozione internazionale di questo prodotto, ma siamo in allerta per il mercato nordamericano, tra i più insidiosi per cicorie generiche vendute con il nome ‘Treviso’, con enormi volumi di affari ai danni dei nostri piccoli produttori”.

Accordo positivo anche secondo il Consorzio del prosciutto San Daniele, il quale ha dichiarato che con l’entrata in vigore del CETA il Prosciutto di San Daniele DOP originale, con il proprio nome e con i relativi simboli di identificazione sulle confezioni, avrà una riconoscibilità più immediata a completa tutela del consumatore canadese, per il quale sarà più facile scegliere il prodotto desiderato.

Secondo Fabio Leonardi, vice-presidente del Consorzio per la Tutela del formaggio Gorgonzola DOP, l’accordo CETA ha raggiunto un importante traguardo prevedendo la piena protezione di numerose Indicazioni Geografiche Europee: “Oggi con il CETA per Grana Padano DOP, Parmigiano Reggiano DOP e altri formaggi si è raggiunto la protezione assoluta della denominazione, mentre per Asiago DOP, Fontina DOP e Gorgonzola DOP, queste denominazioni sono considerate dal Canada come denominazioni generiche e continueranno, quindi, ad essere presenti sul mercato interno e ad essere vendute con lo stesso nome. Tuttavia, per queste ultime denominazioni dovrà essere evidente per il consumatore finale l’indicazione della vera origine del prodotto e che si tratta di imitazioni dell’originale riportando, accanto alla denominazione di vendita, indicazioni quali: tipo, genere, stile, imitazione, etc. Eliminando così qualsiasi richiamo all’Italianità e di conseguenza l’Italian sounding. Questo è un grande risultato a salvaguardia delle nostre Indicazioni Geografiche. Altro grande risultato previsto dall’accordo è l’aumento di 17.500 tonnellate delle quote di importazione a favore dei formaggi, da distribuire nei prossimi cinque anni. Ciò permetterà un trend favorevole di crescita delle esportazioni portando l’Italia a raggiungere traguardi importanti. Certo questo tipo di accordo sarebbe importante replicarlo solo per gli Stati Uniti. Una cosa rimane certa: l’accordo CETA non deve in alcun modo rappresentare un modello di riferimento per gli accordi di libero scambio (FTA – Free Trade Agreement) dell’Unione Europea con Paesi Terzi, questo per la salvaguardia delle nostre IG e per la tutela del nostro patrimonio culturale e produttivo”.

Infine, il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano DOP, Alessandro Bezzi, si è dichiarato soddisfatto per la conclusione dell’accordo: “Non spetta a noi entrare nel merito complessivo dell’intesa, ma il buon esito per i nostri produttori si riscontra su due fattori, ovvero sul raddoppio della quota dei formaggi comunitari esportabili e, a maggior ragione, sull’avvio di nuovi meccanismi di protezione rispetto alle imitazioni e alle contraffazioni. Se si considera il fatto che il Canada sta già facendo segnare costanti e rilevanti aumenti delle importazioni di Parmigiano Reggiano DOP (oltre il 12% nel 2016), è evidente che con la firma del trattato si potranno cogliere al meglio le opportunità commerciali che nel Paese nordamericano abbiamo costruito con forti azioni di comunicazione e, soprattutto, con accordi che hanno interessato le maggiori catene distributive canadesi”.
“Il trattato commerciale”, ha concluso Bezzi, “non interviene in modo del tutto restrittivo sulle produzioni canadesi che si ispirano alla DOP originale (con l’uso, ad esempio, della denominazione ‘parmesan’), ma vieta di associarle ad elementi di ‘italian sounding’ (il tricolore, città o monumenti italiani, ecc.) che risultano ingannevoli per i consumatori. Questo passaggio assume una straordinaria rilevanza anche come precedente in vista dell’auspicabile ripresa dei negoziati Ttip con gli Stati Uniti, dove questi fenomeni sono diffusissimi (ben più che in Canada) e, ingannando i consumatori, danneggiano i nostri produttori. In questa fase era comunque assai improbabile ottenere di più, e in attesa di sviluppi degli accordi che incidano maggiormente sulla tutela delle denominazioni, grazie al lavoro impostato con gli esportatori e con le catene distributive riteniamo si aprano comunque migliori spazi per l’affermazione del Parmigiano Reggiano sul mercato canadese”.

Daniele Vassalli, 26 settembre 2017

Il CETA promuove la concorrenza sleale danneggiando i produttori e ingannando i consumatori

L’articolo intitolato Ceta, agricoltori mobilitati contro il trattato che minaccia il Made in Italy, pubblicato sul sito web “rainews.net” il 5 luglio 2017, riporta alcune considerazioni riguardo gli effetti dannosi che produrrebbe il trattato di libero scambio stipulato tra Canada e Unione Europea.
L’articolo dichiara espressamente che il trattato internazionale in questione “si accinge a legittimare la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina, dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele”.

L’allarme è stato lanciato in prima linea dall’associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana (Coldiretti) guidata da Roberto Moncalvo, il quale ha definito la vicenda un caso senza precedenti che ha suscitato non poche polemiche e diverse manifestazioni in Italia a seguito della discussione in Parlamento per la ratifica del trattato.
Coldiretti ritiene infatti che l’accordo colpisce in particolare il formaggio italiano più esportato al mondo, il Parmigiano Reggiano, che potrà essere liberamente prodotto e commercializzato in Canada con la traduzione di “Parmesan”.

A supportare le iniziative anti-CETA, prosegue l’articolo, vi sono altre organizzazioni quali la CGIL, ARCI, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch. L’intento principale di questo grande movimento consiste nel fermare un trattato “sbagliato” e “pericoloso” per l’Italia: “La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati così a chiedere le stesse concessioni”.
Circa 250 denominazioni DOP e IGP italiane riconosciute dall’Unione Europea, secondo un dossier della Coldiretti, non godranno di alcuna tutela sul territorio canadese. Il trattato, prosegue l’articolo, consentirà l’uso di libere traduzioni dei nomi dei prodotti tricolori, mentre per alcuni prodotti come Asiago, Fontina e Gorgonzola, è consentito in Canada l’uso degli stessi termini accompagnato con “genere”, “tipo”, “stile”, e da un’indicazione visibile e leggibile dell’origine del prodotto.

Coldiretti rivela che la tutela delle indicazioni geografiche riconosciute non impedisce l’uso in Canada di indicazioni analoghe per coloro che abbiano già registrato o usato commercialmente tale indicazione (sono compresi nell’eccezione formaggi, carni fresche e congelate e carni stagionate). In sostanza, si potrà continuare a produrre e vendere “Prosciutto di Parma” canadesi in coesistenza con quello DOP ma anche “Daniele Prosciutto” locale. E’ anche riconosciuta la possibilità di utilizzare parti di una denominazione di una varietà vegetale o di una razza animale (come ad esempio la chianina).
Il presidente di Coldiretti ha espresso la propria preoccupazione nei confronti dei prodotti italiani se il trattato tra Canada e Unione Europea dovesse entrare in vigore: “La presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori. Si rischia di avere un effetto valanga sui mercati internazionali dove invece l’Italia e l’Unione Europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo”.

Il trattato di libero scambio tra Canada e Unione Europea rischia di essere il colpo mortale per le eccellenze agroalimentari del Meridione

Con un articolo comparso in data 30 luglio 2017 sul sito internet “Secoloditalia.it”, intitolato Meloni: “chi ratifica il CETA è un traditore dell’Italia e del Mezzogiorno”, è stata riportata la dichiarazione con la quale la presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, Giorgia Meloni, ha espresso le proprie preoccupazioni nei confronti del trattato internazionale di libero scambio stipulato tra Canada e Unione Europea: “Chi ratifica il CETA, non può essere nostro alleato”.
Le eccellenze dei prodotti agroalimentari italiani sono al centro del dibattito in corso tra i sostenitori e i critici del trattato CETA. Preoccupandosi del rischio di scarsa valorizzazione di questi prodotti, Giorgia Meloni ha alzato la voce in vista della ratifica dell’accordo da parte del Parlamento italiano: “Il Sud è una risorsa da valorizzare, fucina di eccellenze e prodotti di qualità che i cinesi non potranno copiarci mai. Fratelli d’Italia è dalla parte del Mezzogiorno senza se e senza ma e lavora su un pacchetto di proposte per rilanciarlo partendo dalla difesa dei nostri prodotti e dal turismo che è il nostro petrolio”.
L’allarme lanciato da Fratelli d’Italia nei confronti del CETA riguarda in particolare la mancata tutela di numerosi prodotti italiani, la maggior parte provenienti dal sud d’Italia: “Giù le mani dal Sud lo diciamo alla politica italiana, fatta di tanti proclami e zero risultati e soprattutto all’Unione Europea che da anni prova a metterlo in ginocchio con provvedimenti indegni, ultimo il CETA, l’accordo di libero scambio Ue-Canada, che rischia di essere il colpo mortale per due ragioni: il trattato riconosce e tutela solo 41 denominazioni italiane di origine protetta su circa 300. La seconda: di queste 41 solo 4, ovvero nemmeno il 10%, riguardano prodotti del Sud Italia. La nostra posizione è chiara: per Fratelli d’Italia chi voterà in Parlamento la ratifica del CETA è un traditore dell’Italia e del Mezzogiorno e non potrà mai essere nostro alleato”.

Gli accordi di libero scambio previsti dal CETA non garantiscono i diritti dei consumatori

Il segretario generale della CGIL, Susanna Camusso, ha ritenuto che in merito al CETA gli standard in materia dei diritti dei lavoratori, sicurezza alimentare, rispetto dell’ambiente e servizi pubblici rischiano di peggiorare drasticamente.
La notizia è stata riportata dall’articolo intitolato CETA: Camusso, contrari a ratifica accordo firmato tra UE e Canada, pubblicato il 31 maggio 2017 su “rassegna.it”.
A seguito della firma del disegno di legge di ratifica del trattato, riferisce l’articolo, Susanna Camusso ha espresso le proprie preoccupazioni riguardo alcuni determinati aspetti del CETA: “Gli accordi di libero scambio devono rispondere ai bisogni e ai diritti dei cittadini e non solo alle pressioni delle lobbies economico-finanziarie e devono essere effettivamente posti al servizio di obiettivi prioritari quali l’occupazione di qualità, i diritti umani, la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile”.

Il segretario generale della CGIL è alla guida di una delegazione che, insieme a Coldiretti, ARCI, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slowfood, Federconsumatori e Fair Watch sono stati ricevuti dal presidente della Camera, Laura Boldrini, per esprimere contrarietà alla ratifica dell’accordo e sottolineare l’impatto economico e sociale che il CETA potrà avere sul nostro Paese. “Il governo della globalizzazione”, ha dichiarato Susanna Camusso, “può incontrare il consenso dei lavoratori solo se sarà capace di esercitare la sovranità per stabilire regole a protezione dei cittadini e dei loro diritti, se difenderà in modo intransigente gli standard e le preferenze collettive, e se difenderà effettivamente il primato dei pubblici poteri rispetto alle forze di mercato. Occorre, quindi, usare la politica commerciale per promuovere una convergenza verso l'alto di regole e diritti, combattendo anche con sanzioni ogni forma di dumping a partire da quello sociale sulle condizioni di lavoro e salariali”.
In nome della libertà di commercio, ha affermato la delegazione inviata alla Camera, attraverso il trattato di libero scambio verranno peggiorati gli standard oggi vigenti in Europa in materia di diritti dei lavoratori, sicurezza alimentare, rispetto dell’ambiente e servizi pubblici: “Il sistema di standard, di diritti del lavoro, di acquisizioni contrattuali, di regole di produzione e di protezione della qualità e dell’ambiente e di accesso universale ai servizi pubblici e di interesse generale, a partire dall'educazione e dalla sanità, con il CETA”, ha proseguito il leader della CGIL, “saranno invece subordinati all'unico criterio cogente della facilitazione commerciale. Inoltre il CETA promuoverà una sfrenata privatizzazione dei servizi pubblici e inaccettabili meccanismi di arbitrato a esclusiva disposizione degli investitori esteri e delle grandi multinazionali a danno delle piccole imprese nazionali e della parità di tutti di fronte alla legge. Il CETA non soddisfa obiettivi e esigenze di trasparenza e pertanto non è e non può diventare un modello di riferimento per la prossima generazione di accordi. Inoltre i vantaggi attesi in termini di crescita degli scambi e dell'occupazione sono dubbi o assai limitati e non giustificano i rischi insiti nell'accordo sottoposto alla ratifica”.

Se ratificato dal Parlamento italiano il CETA minerà la stabilità del nostro settore agricolo

La regione si opponga alla ratifica del trattato CETA è il titolo di un articolo apparso in data 29 giugno 2017 sul sito internet “Torinooggi.it” con il quale viene riferito che alcuni esponenti della Lega Nord richiedono la bocciatura da parte del Parlamento italiano del trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada.
Attraverso un ordine del giorno depositato in consiglio, il gruppo regionale della Lega Nord del Piemonte ha chiesto di adottare gli strumenti idonei per fermare il CETA: "La regione adotti tutti gli strumenti necessari ad impedire la ratifica del trattato CETA, accordo economico e commerciale che mira ad una progressiva liberalizzazione degli scambi attraverso la riduzione o la soppressione reciproca dei dazi doganali”.

Alessandro Benvenuto, consigliere regionale del Piemonte e segretario della Lega Nord per la provincia di Torino, assieme a Gianna Gancia, membro del partito della Lega Nord ed ex presidente della provincia di Cuneo, ha spiegato i pericoli che si celano dietro l’approvazione di un simile trattato di libero scambio: “L’accordo tra l’Europa e il Canada introdurrà sostanzialmente un meccanismo di deregolamentazione di scambi e investimenti che non gioverà alla causa del libero commercio e pregiudicherà qualità, competitività e identità del sistema agricolo regionale. L’abbattimento immediato e quasi totale dei dazi attiverà flussi di importazione competitivi solo sotto il profilo dei prezzi, ma con scarsi standard sia qualitativi che di sicurezza, dato che mancheranno regole certe sull’origine delle materie prime”. “Con la ratifica dell’accordo”, proseguono gli esponenti leghisti, “i prodotti canadesi non dovranno più sottostare a nuovi controlli da parte dei Paesi di esportazione e ciò comporterà un rischio per la salute pubblica, dal momento che in Canada vengono abitualmente e legalmente utilizzate sostanze da noi vietate, quali ad esempio il glifosato o gli ormoni. “Il CETA”, concludono Benvenuto e Gancia, “se ratificato, minerebbe la stabilità del nostro settore agricolo e potrebbe addirittura provocare danni alla salute dei cittadini. Per questi motivi chiediamo alla regione una presa di posizione contraria alla sua approvazione”.