Il Ddl dell’intergruppo Cannabis Legale è una valida proposta per regolamentare l’uso delle droghe leggere

Della Vedova e la nascita dell’intergruppo per la legalizzazione della cannabis

Nel 2015 il senatore e sottosegretario di Stato al Ministero degli Esteri, Benedetto Della Vedova, fonda l’intergruppo parlamentare per la legalizzazione delle droghe leggere, Cannabis Legale, riunendo uno schieramento alquanto trasversale, formato principalmente da deputati del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico e dei partiti di sinistra (Sinistra Italiana, civatiani, ex grillini), ma anche da alcuni esponenti di Scelta Civica e Forza Italia. La finalità del gruppo è quella di riunire tutte le forze antiproibizioniste italiane per superare la legge Iervolino-Vassalli, risalente al 1990, giungendo a un decreto che regolamenti finalmente il mercato della cannabis. Riunendo e rielaborando alcuni testi di riforma già depositati in Parlamento, Cannabis Legale formula la proposta di legge N. 3235, Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati, che arriva in Parlamento il 25 luglio 2016. La discussione viene tuttavia rimandata a causa degli emendamenti (quasi 2000 in totale) presentati dall’opposizione di Area Popolare guidata da Angelino Alfano.
Le ragioni che muovono l’intergruppo, esposte nel Manifesto pubblicato sul sito ufficiale, “sono di carattere sociale, sanitario e di contrasto alla criminalità organizzata: “L’opzione antiproibizionista sulla marijuana – si legge nel manifesto - non è più semplicemente un’idea, ma è diventata una concreta strategia di governo, con effetti positivi sul piano sociale, sanitario e del contrasto alle organizzazioni criminali e con una dimostrabile efficienza sul piano fiscale. Pensiamo che anche in Europa e in Italia abbia senso lavorare per seguire l’esempio dei paesi che per primi sono passati a un sistema di piena regolamentazione legale della produzione vendita e consumo della cannabis, adattandone le caratteristiche al nostro contesto sociale e giuridico. E pensiamo che debbano essere proprio i legislatori a organizzare una vera riflessione pubblica su questo tema”.
Per Benedetto Della Vedova, portavoce dell’intergruppo, è di fondamentale importanza arrivare ad un controllo del mercato della cannabis, in primo luogo per sottrarlo alla criminalità organizzata: “Il mercato illegale della cannabis in Italia non è diminuito in tutti questi anni di fallimentare proibizionismo – ha dichiarato in un video postato sul profilo Facebook – al contrario, come emerge sempre più frequentemente dalla cronaca, la criminalità organizzata arriva a controllare tutta la filiera: produzione, trasformazione e vendita. Milioni di italiani usano il loro denaro, regolarmente guadagnato e tassato, per foraggiare le mafie: il consumo non diminuisce, il narcotraffico continua a prosperare grazie anche al mercato dell’hashish e della marijuana”. Il sottosegretario di Stato non ha dubbi: avviando un processo di legalizzazione si sottrarrebbe alle mafie una delle principali fonti di facile guadagno: “Con la cannabis legale toglieremo un business importante alla criminalità organizzata, trasferendo i sovrapprofitti illegali al bilancio dello Stato” (Della Vedova, legalizzare cannabis è misura anti-mafia, “Ansa”, I luglio 2016).

Civati e il Ddl per la legalizzazione

Tra i maggiori sostenitori del Ddl per la legalizzazione della cannabis, arrivato alla Camera il 25 luglio 2016, c’è sicuramente Giuseppe Civati. In un’intervista rilasciata a “Radio Radicale”, nel giorno della discussione della proposta in Parlamento, il deputato si è detto fiducioso nella possibilità di allargare il consenso, consapevole però dei non pochi ostacoli che si presenteranno lungo il cammino “Io per natura sono possibilista, né ottimista né pessimista – ha precisato Civati ai microfoni dell’emittente radio – Penso che ci siano degli elementi che facciano pensare che questa legge possa essere approvata almeno in larga misura, e altri che preoccupano. Tutto sta nel capire se ci sarà un orgoglio parlamentare dei singoli deputati e dei singoli senatori che provengono da tutti i Gruppi, o se invece ci sarà un richiamo delle singole forze politiche e del governo nello schema maggioranza-minoranza”. Per Civati, inoltre, è importante che il Partito Democratico si esprima chiaramente a riguardo, precisando se al suo interno ci sia o meno una maggioranza favorevole al Ddl, alla luce del lungo silenzio sulla questione del segretario Matteo Renzi (Lanfranco Palazzolo, Intervista a Giuseppe Civati sull’opportunità della legalizzazione della cannabis, “Radio Radicale”, 25 luglio 2016). In realtà, Renzi, intervistato da “La Repubblica”, ha espresso i propri dubbi circa la possibile approvazione del disegno di legge, a causa della difficoltà nel raggiungere i numeri necessari.

Cantone e Woodcock, due magistrati per la legalizzazione

Raffaele Cantone, magistrato e presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, si è detto favorevole alla proposta di legge presentata dall’intergruppo guidato da Della Vedova. Per il magistrato, una legalizzazione intelligente eliminerebbe il pericolo più grave per i giovani, ovvero il contatto con la criminalità. L’adesione alla causa di Cantone deriva in maggior misura proprio dalla volontà di fare prevenzione nei confronti dei più giovani, come spiega egli stesso nell’intervista rilasciata a “La Repubblica”: “Fino a poco tempo fa ero assolutamente contrario all’idea della legalizzazione perché non mi convincevano gran parte degli argomenti, che servisse cioè per sconfiggere la criminalità organizzata, perché le droghe leggere sono una parte insignificante degli utili della criminalità organizzata […] Adesso ho un po’ cambiato opinione, sono più laico – continua il magistrato – Sarei contrario a una legalizzazione totale. Ma c’è questo argomento, evitare contatti di giovani con ambienti della criminalità organizzata”. Cantone precisa che il controllo sulla produzione, lavorazione e distribuzione avrebbe effetti positivi anche a livello sanitario, eliminando i rischi di contaminazioni chimiche, per l’uso di pesticidi, fungicidi e di altre sostanze non verificabili (Cannabis, Cantone si schiera: “Legalizzazione intelligente per evitare contatti tra giovani e mafie”, “La Repubblica”, 18 agosto 2016).

Il pm della Procura di Napoli, Henry John Woodcock, con una lettera inviata a “La Repubblica” il 5 maggio 2017, si è schierato a favore della legalizzazione della cannabis e della proposta di legge ferma in Parlamento. Il magistrato ha riacceso il dibattito sulla regolamentazione delle droghe leggere affermando che “il problema non è legalizzazione sì o no, perché quella della legalizzazione è una scelta obbligata, un problema solo di tempo. Speriamo che non ci sopravviva e che i tempi siano i più brevi possibili”. Per Woodcock, che vive e lavora nella Napoli delle paranze dei bambini, la scommessa più grande è “quella di immaginare, di sognare che le straordinarie energie che questi ragazzi mettono in quella che adesso è un’attività illecita, possano essere in qualche modo sfruttate per attività diventate legali” (Antonio Di Costanzo, Cannabis di Stato, il procuratore antimafia Roberti: “Favorevole ma solo ai Monopoli coltivazione e vendita”, “La Repubblica”, 6 maggio 2017).

Roberti: sì a legalizzazione ma con Monopoli di Stato

Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, si è espresso a favore di una legalizzazione della cannabis, purché ad occuparsi della produzione e della vendita siano i Monopoli. Per Roberti la strada da seguire è ormai obbligatoria, in quanto ci sono priorità da rispettare, “e non può che essere prioritario concentrarsi nella lotta contro gli imperi criminali dei narcos e le droghe pesanti e sintetiche”. Bisogna dunque razionalizzare l’impiego delle forze dell’ordine sul fronte della cannabis. Il procuratore, inoltre, non ha dubbi sulle giuste modalità di gestione dei processi di produzione e distribuzione: “Deve essere lo Stato nella sua centralità, e in via esclusiva, a occuparsi della coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis e dei suoi derivati. Così sottrarremmo spazi di mercato alle organizzazioni criminali come n’drangheta e camorra, o ai clan nord africani, afgani, albanesi” (Conchita Sannino, La battaglia sulla marijuana. Roberti, procuratore nazionale antimafia, spiega il suo sì, “La Repubblica”, 6 maggio 2017).

Alessandro De Sanctis, 6 luglio 2017

Alfano e gli emendamenti contro il Ddl Cannabis Legale

Il ministro Angelino Alfano e i politici di Area Popolare (che muterà nome in Alternativa Popolare-Centristi per l’Europa, in seguito all’uscita dell’UdC), da sempre dichiaratisi contro ogni apertura in tema di droghe, hanno presentato più di 1300 emendamenti a carattere soppressivo in riferimento a Ddl dell’intergruppo Cannabis Legale, rallentandone il cammino. Alfano, ai microfoni di “Radiouno”, nel programma “Radio Anch’io”, ha chiarito le posizioni del suo schieramento: “Noi non voteremo mai la legalizzazione della cannabis”, precisando che si creerebbero gravi attriti con il PD se decidesse di andare avanti con la legge, sfruttando altre alleanze. “La legalizzazione – ha aggiunto Alfano – sarebbe qualcosa di pessimo per la salute dei ragazzi e per l’unità delle famiglie. È un colossale errore” (Cannabis, Alfano: “Noi non voteremo mai la legalizzazione”, “Adnkronos”, 26 luglio 2016).

L’ostruzionismo di Forza Italia e Lega Nord

Decisa la posizione di Forza Italia in merito al Ddl sulla cannabis, ben sintetizzata dalle parole di Maurizio Gasparri, nel giorno della discussione alla Camera: “È veramente strano che alcuni organi di informazione non prendano atto che FI è decisamente contraria alla proposta di legge. Lo ha ribadito oggi il capogruppo alla Camera, Brunetta, lo hanno detto in Commissione tanti nostri esponenti. Una posizione chiara e anche vincente. La proposta di legge non andrà avanti di un millimetro. Quindi sconfitta totale del fronte pro droga e dei suoi intellettuali di riferimento, che oggi su due quotidiani hanno fatto inutilmente rullare i loro tamburi. E anche se poi la Camera avesse qualche bizzarra tentazione, il Senato sarebbe la tomba di una dissennata scelta. I Saviano, i Mieli e i loro corifei sono stati sbaragliati”.

Anche Renato Brunetta ha espresso il suo dissenso a una proposta di legge arrivata in aula alla Camera, a suo parere, con “un’indecente forzatura”. Per il deputato di Fora Italia, infatti, è inammissibile che un decreto di simile portata sociale e sanitaria sia approdato alla Camera senza prima essere stato analizzato dalle Commissioni Giustizia e Affari Sociali: “Forza Italia si opporrà a questa prova di forza avallata dal governo – ha ribadito Brunetta – I sostenitori del provvedimento hanno poco di che esultare, perché il testo, precipitosamente spinto in Aula è destinato a tornare in Commissione, per un più che necessario approfondimento, nel merito dell'articolato e di tutti gli emendamenti presentati” (Cannabis, scontro alla Camera su legalizzazione. FI: “Non passerà”. Ddl torna in commissione, “La Repubblica”, 25 luglio 2016).

La Lega Nord è un altro dei partiti decisamente contrari al Ddl sulla legalizzazione. Matteo Salvini aveva chiarito la linea del partito subito dopo la presentazione della proposta di legge, nel luglio del 2015: “Io sono personalmente contrario – aveva dichiarato il leader del Carroccio - sarei per la legalizzazione e la regolamentazione della prostituzione, perché fino a prova contraria il sesso non fa male, la cannabis sì” (Cannabis, 218 parlamentari firmano per legalizzarla. Salvini: prostitute sì, marijuana no, “La Repubblica”, 15 luglio 2015).

Magistrati contro la legalizzazione

Il dibattito è acceso anche tra i magistrati e le posizioni non sono univoche. Alle parole di apertura pronunciate da Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, e all’appoggio al Ddl dichiarato dal procuratore antimafia Franco Rovelli, si oppone Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, impegnato da più di trent’anni nella lotta alla ‘ndrangheta: “Uno Stato democratico si deve occupare della salute e della libertà dei suoi cittadini – ha dichiarato in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa” – noi sappiamo invece che qualsiasi forma di dipendenza genera malattie, in particolare psichiche, ma genera anche ricatto. Non possiamo liberalizzare ciò che fa male”.

Il procuratore di Catanzaro è più che convinto che la legalizzazione della cannabis sottrarrebbe davvero poco all’economia criminale, che trae i suoi maggiori guadagni dal traffico di cocaina ed eroina: “Un grammo di eroina costa 50 euro, un grammo di marijuana 4 euro. Non c’è paragone dal punto di vista economico” (Gaetano Mazzuca, Gratteri: “Legalizzare la marijuana non colpisce le cosche, “La Stampa”, 8 luglio 2016).

Alle stesse conclusioni giunge il pm della DDA di Napoli, Catello Maresca: “Ero e resto fondamentalmente contrario. Le ragioni del sì non mi convincono. Prima di tutto perché ritengo auspicabile una legislazione armonica a livello comunitario per evitare un fastidioso turismo della droga di cui il nostro Paese non credo davvero abbia bisogno. Ma il motivo fondamentale è che non credo alla possibilità di sottrarre davvero la vendita delle droghe leggere alla criminalità organizzata. Non siamo ancora pronti”. Il problema principale, secondo Maresca, è nella particolare realtà italiana, caratterizzata da organizzazioni criminali già abituate a sfruttare canali legali per aumentare e ripulire i propri guadagni: “Lo abbiamo visto nei settori del gioco e delle scommesse – precisa il pm – il mio ufficio ha fatto arrestare centinaia di persone che operavano in questi affari grazie a collusioni con la camorra, guadagnando contemporaneamente dalle scommesse ‘legali’ e da quelle clandestine” (Vincenzo Iurillo, Cannabis, il pm anti camorra Maresca: “No a legalizzazione. Traffico rimarrebbe alle mafie, ma con una veste legale, “Il Fatto Quotidiano”, 18 agosto 2016).