Lo Stadio di Roma è un ecomostro

Lo Stadio della Roma è un progetto di trasformazione urbana di eccellenza

Roberto Della Seta, fondatore di Green Italia evidenzia gli aspetti di sostenibilità ambientale del progetto dello Stadio della Roma. Della Seta sostiene che il progetto si è evoluto, in quanto si presenta come un processo di trasformazione urbana di eccellenza, dal punto di vista della minimizzazione dell’impatto ambientale e della valorizzazione delle risorse ambientali. Un altro aspetto di eccellenza dello stadio di Tor di Valle, riguarda la scelta di certificare LEED quanto verrà costruito, lo stadio, gli uffici, l’area commerciale accanto. LEED – spiega Della Seta – è un marchio che rappresenta l’eccellenza dal punto di vista della certificazione ambientale degli edifici. La certificazione LEED di tutto l’intervento di Tor di Valle rappresenta la prova più convincente della trasformazione urbana di assoluta eccellenza prevista, non solo italiana, ma europea. (Roberto della Seta, Stadio Roma, Della Seta: ‘Sarà un esempio di sostenibilità energetica e ambientale’, in www.forzaroma.it, 12 dicembre 2016).

Perché non è un ecomostro

Più recentemente Della Seta, in qualità di consulente di parte del promotore del progetto, in una intervista ha indicato in dettaglio i motivi per i quali il progetto dello stadio non può essere considerato un ecomostro. E’, in primis, firmato da architetti che hanno realizzato opere considerate belle nel mondo. Nello specifico il progetto dello stadio prevede la realizzazione del secondo o terzo parco verde di Roma, il parco fluviale. A questo si aggiunga che per la prima volta un progetto di queste dimensioni non avverrebbe allargando ulteriormente Roma fuori dal raccordo anulare, ma risulterebbe invece un intervento di rigenerazione di un pezzo di città che già esiste.

Non è un ecomostro inoltre perché, in base al progetto, lo stadio e i servizi commerciali nascerebbero certificati leed, ovvero si tratterà di edifici realizzati secondo criteri di eccellenza ecologica per quanto riguarda il risparmio energetico, la produzione di energie rinnovabili, l’uso dei materiali e il collegamento con il trasporto pubblico. In questo modo lo stadio di Roma sarebbe, insieme a quello di Bilbao, il primo in Europa certificato leed. Infine non avrebbe un copertura di cemento armato ma di pannelli fotovoltaici per produrre energia pulita. (Stadio della Roma, reportage sulle pessime condizioni dell’area di Tor di Valle e della tribuna dell’ippodromo, su pagine romaniste, 21 febbraio 2017).

Il disegno paesaggistico del progetto dello Stadio

Andreas Kipar, architetto e Founding partner dello Studio LAND, che si è occupato della progettazione di tutti gli spazi aperti e del coordinamento del Masterplan dell’opera ha parlato dello stadio della Roma, descrivendolo così: “Il progetto Tor di Valle, dal disegno paesaggistico, metà dell’intera area è destinata a nuovi paesaggi, articolati in 5 polmoni. Il grande parco urbano di 7 ettari è la sfida particolare di chi sta al centro dell’intera area perché è dentro, mentre il parco fluviale, di quasi 15 ettari, è continuo, entra ed esce. Quella fascia di parco fluviale ancora a vocazione agricola che va ordinato, va ripreso in mano, cominciamo ad avere tre grandi nuovi parchi. Cominciamo a vedere due spalle legate all’infrastruttura verde. Una spalla lungo via Ostiense, circa 6 ettari, e una spalla lungo gli accessi infrastrutturali e i parcheggi. Le infrastrutturazioni verdi richiedono accessibilità e promuovono mobilità. Nel richiedere accessibilità il parco fluviale viene alimentato da due nuovi attracchi e già questo è epocale se vogliamo perché per la prima volta si accede in un’area di prospettiva completamente nuova”. Secondo l’architetto su questa planimetria si comprende la particolarità del verde dei parcheggi: si tratta di parcheggi alberati, che consentono massimo comfort e sicurezza e sono immediatamente nella vicinanza dell’uscita dal sistema urbano. A questo si può aggiungere che il parco urbano offre occasioni per sport, svago, tempo libero, un piccolo anfiteatro.(Kipar (Studio LAND): ‘Lo Stadio della Roma sarà un nuovo modello di sostenibilità per la città. Metà del progetto di Tor di Valle è area destinata a nuovi paesaggi, articolati in 5 polmoni. I parcheggi sono alberati, consentono il massimo comfort e sicurezza’, su pagine romaniste, 21 febbraio 2017).

Lo Stadio della Roma è un ecomostro

Paolo Berdini, professore universitario, ex segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, boccia il progetto sostenendo che la scelta dell’area di Tor di Valle è strategicamente sbagliata e che il milione di metri cubi concessi dall’amministrazione comunale è sproporzionato. Appare evidente che ci sia stata chiaramente una forzatura rispetto alla legge sugli stadi. Berdini ritiene che il luogo sia sbagliato. In primo luogo si tratta di una zona classificata ad alto rischio idrogeologico, come dimostra il fatto che.tante altre strutture nella stessa area già in passato hanno subito danni e allagamenti. Quindi costruirci uno stadio è una decisione miope. Inoltre pensare di costruire in un’area così un colosso da un milione di metri cubi di cemento destinati a uffici e hotel è davvero arduo, non essendoci gli spazi adeguati.

In secondo luogo esiste una ragione di tipo strategico ed economico, ovvero che a Tor di Valle c’è il deserto urbano e il nuovo mega-complesso, quello che le associazioni ambientaliste hanno definito “ecomostro”, sorgerebbe in mezzo al nulla. In questo modo anche gran parte degli investimenti di cosiddetta “pubblica utilità” rischiano di essere soldi buttati o comunque a esclusivo vantaggio dei privati. Secondo l’urbanista ci sarebbero soluzioni alternative tra le quali quelle di Roma Est, dalla Romanina all’area di Tor Bella Monaca, oltre a Tor Vergata, che sicuramente è meglio servita dal punto di vista dei trasporti e delle infrastrutture viarie ed è zona dove esistono tessuti urbani veri, non come a Tor di Valle. Per questo motivo Berdini sostiene che si tratti di un’operazione che va fermata per tutelare gli interessi della città(Intervista a Paolo Berdini, Stadio della Roma, parla Berdini: è un ecomostro, in Globalist, 12 marzo 2014).

Lo Stadio è un progetto irricevibile.

Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente, fin da subito aveva definito, in una intervista a “Il Messaggero”, ecomostro lo Stadio di Roma, nonché irricevibile per il Comune, perché intorno è destinato a sorgere un colosso di cemento, che garantisce a un unico costruttore una mega operazione edilizia da 1 milione di metri cubi e 700 milioni di euro di guadagni. Nello specifico Zanchini evidenzia i limiti del progetto, che dopo le numerose modifiche fatte, è diventato solo una operazione immobiliare e finanziaria, non chiarissima. In particolare così la descrive Zanchini: “Accanto allo stadio sono spuntati uffici per 920mila metri cubi e costruzioni turistico/alberghiere per 48mila. Anche escludendo le previsioni commerciali, per ristoranti e bar, pari a 62mila metri cubi perché sono quelle proprie dello stadio, ci troviamo di fronte a 960mila metri cubi di nuove previsioni che nulla hanno a che fare con lo stadio. È come se fossero realizzati 9 Hotel Hilton. E mancano completamente i rafforzamenti annunciati del trasporto pubblico. È sparito il prolungamento della metro B alla Muratella, di cui avevano parlato sia l'assessore Caudo che il costruttore Parnasi. Di fatto ora chi vorrebbe spostarsi con i mezzi avrebbe a disposizione solo la Roma-Lido, che attualmente offre solo 2 corse all’ora di domenica e che invece, secondo il progetto, saranno portate a 8”.

Zanchini inoltre solleva il problema del traffico, che a suo parere potrebbe nascere a livello di accessibilità, in ragione della previsione della prevalenza netta dell’uso del mezzo privato. (circa il 75 %). Questo complica una situazione già difficile, che vede oggi un traffico intenso sulla Via Ostiense e in generale su quell’area della città. Questo in altre parti d’Europa non accade, perché dove c’è lo stadio, di solito c’è una fermata di metro. Per queste ragioni per il vicepresidente di Legambiente questo progetto sembra più “un Cavallo di Troia per una colossale operazione immobiliare, con evidenti vantaggi per il costruttore, molto meno chiari per la città”. Aggiunge inoltre che se non ci fosse stata la legge sugli impianti sportivi questa operazione sarebbe stata vietata dal Piano regolatore e chi costruisce avrebbe dovuto aspettare anni solo per i permessi (Intervista a Edoardo Zanchini, Lorenzo De Chicco, ‘Fermate l'ecomostro di Tor di Valle’ Legambiente boccia il nuovo stadio della Roma, “Il Messaggero”, 11 luglio 2014).

La scelta dell’area sbagliata

Più recentemente Zanchini ha confermato questa posizione in un’altra intervista, concentrandosi in particolare sul tema della scelta dell’area. Zanchini in particolare ribadisce che lo stadio dovrebbe sorgere su un’ansa del Tevere ed è a rischio idrogeologico. Il problema tuttavia non riguarda solo il suolo, ma anche i collegamenti. L'Arsenal, il Bayern Monaco hanno fatto stadi in zone dove ci si arriva con la metropolitana, mentre Tor di Valle oggi è raggiungibile o dalla impraticabile via Ostiense o con la linea ferroviaria Roma-Lido, che è la peggiore d'Italia. Secondo Zanchini per risolvere il problema dei collegamenti si dovrebbe attuare la delibera della giunta Marino che prevedeva anche il potenziamento della Roma-Lido con 16 treni l'ora. In questo modo la costruzione del nuovo stadio porterebbe anche un vantaggio alla mobilità cittadina (Intervista a Edoardo Zanchini, Monica Rubino, Edoardo Zanchini: ‘Cemento e rischio idrogeologico, ecco perché così lo stadio della Roma è una scelta sbagliata’, “La Repubblica”, 9 febbraio 2017).

 

Anna Maria Tanda, 8 maggio2017