WikiLeaks persegue uno scopo sociale fondamentale per la fruizione di notizie di interesse pubblico

L’organizzazione internazionale nasce nel 2007 con un preciso intento: permettere a quante più persone possibili di conoscere la verità. L’attività di WikiLeaks è caratterizzata da un piglio molto deciso e per certi versi aggressivo. Assange e i suoi collaboratori non hanno paura di rischiare in prima persona, non temono le lunghe cause che, comunque, ci sono sempre state e sempre ci saranno, non hanno alcun problema a confrontarsi con le superpotenze mondiali e con le loro fonti di potere.

L’obiettivo ultimo è troppo importante per arrendersi, c’è in gioco il destino mondiale, c’è in ballo l’esigenza di smascherare i segreti nelle principali relazioni internazionali. WikiLeaks, inoltre, collabora con altri mass media (giornali, tv, radio e siti internet) per diffondere quanto più possibile i suoi messaggi. Un contenitore di documenti online, con video, notizie, informazioni che sono verificati meticolosamente prima di essere diffusi. Sono diversi i giornali e i siti web che hanno inserito all’interno della propria struttura online vere e proprie mappe interattive dove è possibile raggiungere tali tipi di documenti.

“Si può dunque definire una organizzazione contro la segretezza (ripetiamo: di informazioni ritenute di interesse pubblico), e infatti il giornalista Andy Greenberg che ha scritto un libro su WikiLeaks la definisce la ‘macchina che uccide segreti’. Del tutto sbagliato invece definirla, come a volte ha fatto la stampa, organizzazione anti-privacy. WikiLeaks - i cui fondatori vengono dalla cultura cypherpunk - pensano infatti che tanto le organizzazioni di potere devono essere trasparenti quanto i singoli cittadini devono poter proteggere la propria privacy. E questo per una questione di rapporti di forza e di bilanciamento degli stessi. Però ha introdotto alcune innovazioni tecnologiche e metodologiche che l’hanno differenziata dalla maggior parte dei media. A cominciare da una piattaforma online per ricevere segnalazioni, soffiate e appunto ‘leaks’ garantendo l’anonimato delle fonti. Inoltre, diversamente da molti media, ha sempre pubblicato online i documenti alla base delle proprie rivelazioni, in un’ottica di trasparenza” (Carola Frediani, Che cosa è WikiLeaks. E che ne è di Assange, “lastampa.it”, 24 giugno 2015).

La trasparenza è alla base dell’attività di WikiLeaks e rappresenta proprio il suo punto di forza. Bisogna superare la teoria, antiquata, in base alla quale, nelle relazioni diplomatiche e internazionali, sarebbe necessario mantenere il segreto. Se un rapporto è basato sulla lealtà e rispetta i canoni della legalità, nulla deve essere temuto, nemmeno la rivelazione di dati, informazioni e documenti. Nel ventunesimo secolo la sovranità appartiene ai cittadini, che hanno il diritto di sapere cosa fanno i loro Governi, per loro conto, e di misurarli su questo. Democrazia e trasparenza devono camminare sempre insieme, dicendo basta alla diplomazia del segreto. WikiLeaks esiste proprio perché sussistono ancora troppi segreti e perché la politica internazionale ha palesemente fallito.

“Il caso Wikileaks può essere positivo per l’affermazione dell’open government. Non può parlarsi di trasparenza per Wikileaks, poiché in questo caso si è trattato soltanto di rivelazione di informazioni riservate. La fuga di notizie riservate è fonte del giornalismo investigativo, ma non dell’open government; infatti, un’amministrazione davvero aperta è quella che pubblica spontaneamente i propri dati, intavolando una costante discussione con i cittadini, in modo da sentire quello che hanno da dire per prendere le decisioni più adeguate” (Ernesto Belisario, Wikileaks fa bene o male all’open government?, “apogeonline.com”, 13 gennaio 2011).

WikiLeaks non cade nel volgare, nel pettegolezzo, nel trito e ritrito, sceglie con particolare cura il materiale, che deve soddisfare un interesse politico, storico, etico o diplomatico e deve essere segreto, censurato o riservato. Le voci di corridoio non sono accettate. Riceve ben 30 dossier al giorno da fonti anonime e non ha preferenze sui soggetti da colpire. Sono diverse anche le aziende private su cui si concentra, in prevalenza case farmaceutiche che si sono macchiate di comportamenti eticamente poco condivisibili.

Tuttavia è la politica ad essere, per ovvi motivi, bersagliata maggiormente, come nel caso delle ultime elezioni americane, dove i democratici hanno accusato Wikileaks di un hackeraggio alle loro email personali. Deciso ed ironico il commento del presidente degli Usa, Donald Trump: “Come e perché sono così sicuri dell’hackeraggio? È una caccia alle streghe politica”. Ed ancora si è lamentato della detenzione del materiale alla Nbc: “Chi glielo ha dato? E perché? Politica….”.(Usa 2016, Cia: "Funzionari russi dietro le incursioni degli hacker". Trump: "E' caccia alle streghe", “repubblica.it”, 6 gennaio 2017).

Il repubblicano John McCain, che ha guidato la commissione delle forze armate del senato istituita per le minacce informatiche straniere, ha posto l’accento, più che altro, sul ruolo della Russia: “Ogni americano dovrebbe essere preoccupato per l'attacco senza precedenti della Russia alla nostra Nazione”. (Usa 2016, Cia: "Funzionari russi dietro le incursioni degli hacker". Trump: "E' caccia alle streghe", “repubblica.it”, 6 gennaio 2017).

Particolare attenzione è prestata alla riservatezza delle fonti. I documenti che sono depositati nella cassetta elettronica di Wikileaks sono cifrati con un sistema di criptazione e la stessa Wikileaks sostiene di non conservare i file di log relativi agli invii di materiale. Altra accortezza è quella di non accettare file Word in quanto facilmente riconducibili al proprietario del pc. “Il problema, si dice, è la fuga di informazioni segrete che potrebbe mettere in difficoltà le relazioni tra paesi. In realtà bisognerebbe paragonare questo rischio a quello che si corre nascondendo ai cittadini la verità sulle guerre che gli stessi cittadini pagano e subiscono” (Manuel Castells, La ciberguerra di Wikileaks, “internazionale.it”, 16 dicembre 2010).

“Wikileaks ha reso tutto disponibile, facilmente, senza particolari conoscenze. Ma la stragrande maggioranza della popolazione mondiale è troppo abituata a ricevere in pasto informazioni continuamente mediate, rimpastate, riassunte, rese digeribili, dalla stampa tradizionale. Proprio la medesima stampa che (se diamo adito alla visione neoilluministica) ha ‘camuffato’, fino ad oggi, la verità. Ed è li una contraddizione di fondo che sta rendendo più debole il fenomeno Cablegate, trasformandolo in una ‘accozzaglia’ di gossip e notiziole da ‘pomeriggio di Rete4’. Quando invece ci sono delle cose molto ma molto gravi e importanti (mi riferisco, per esempio, alla situazione mediorientale, davvero incredibile)”.(Paolo Ratto, Wikileaks: terrorismo o nuovo illuminismo?, “paoloratto.com”, I dicembre2010).

Una delle operazioni meglio condotte da WikiLeaks è l’acquisizione di informazioni sulla Cia, circa lo spionaggio di governi e semplici cittadini. La divisione segreta degli hacker della Cia - è l’accusa di Wikileaks - ha condotto “illegalmente” attacchi che hanno messo a rischio molti top manager dell'industria, membri del Congresso, il governo americano e persino l'account Twitter di Donald Trump.

“Le tecniche di sorveglianza sono divenute sempre più complesse, tanto da essere paragonate a 1984 di George Orwell, il programma Weeping Angel della Cia è di sicuro la più emblematica realizzazione di questo disegno. Il programma infesta le smart Tv, trasformandole in microfoni. Le tv attaccate vengono messe in modalità Fake Off in modo che il proprietario pensi che la tv sia spenta. Nella modalità Fake Off la tv registra le conversazioni nella stanza e le invia al server della Cia. Nell'ottobre 2014 la Cia ha valutato anche di infestare i sistemi di controllo usati sulle auto e sui mezzi pesanti moderni”(Wikileaks contro la Cia: spia iPhone, Android, tv Samsung. E i tweet di Trump, “ilsole24ore.com”, 7 marzo 2017).

Claudio Alessandro Colombrita, 10 aprile 2017

L’attività di WikiLeaks si è rivelata, più di una volta, una vera e propria bomba ad orologeria, in grado di compromettere i già fragili equilibri fra Stati.
La diplomazia si basa su un rapporto delicato, curato nei minimi dettagli, che cresce ogni giorno di più e che può essere rovinato da un momento all’altro. I rapporti diplomatici si possono e a volte si devono basare sulla segretezza, per non diffondere dati, opinioni, pareri e informazioni delicati. WikiLeaks usa dunque le stesse armi dei terroristi, come gli attacchi hacker, effettua un’operazione di terrorismo mediatico, rivelando particolari scottanti ma aprendosi anche ai semplici gossip e alle notizie confidenziali.

“L’attività di Wikileaks è illegale perché incita la sottrazione di documenti riservati o coperti da segreto e li pubblica. Per questo motivo all’inizio di dicembre 2010 PayPal, il più diffuso sistema per il trasferimento online di fondi, ha smesso di offrire i propri servizi a Wikileaks” (Che cos'è e come funziona Wikileaks in 15 domande e risposte, “focus.it”, 13 dicembre 2010).

Assange ex giornalista australiano, è da sempre appassionato di informatica. Ha fondato un gruppo di hacker chiamato "International Subversives" che è riuscito a introdursi nel sistema informatico del Dipartimento della Difesa USA. Sulle sue buone intenzioni è lecito muovere dubbi.
Il segreto di stato, nei rapporti diplomatici e nelle operazioni militari, deve essere rispettato ed è strumento imprescindibile in qualsivoglia democrazia.
Esemplare un documento di 50 pagine in cui si fanno i nomi dei funzionari russi che avrebbero hackerato i documenti dei democratici durante le elezioni presidenziali per fornirli a Wikileaks.

 "I russi brindarono all'elezione di Trump come una vittoria di Mosca. Una fonte vicina al dossier ha dichiarato alla Cnn che il legame tra le email rubate dalla Russia e Wikileaks è stato dimostrato. Il rapporto dei servizi segreti contiene stralci di intercettazioni di decine di funzionari del Cremlino che festeggiano la vittoria di Trump su Hillary Clinton, vista come un importante cambiamento geopolitico in favore di Mosca”. (Usa 2016, Cia: "Funzionari russi dietro le incursioni degli hacker". Trump: "E' caccia alle streghe", “repubblica.it”, 6 gennaio 2017). Obama aveva dedicato gran parte del suo intervento del 16 dicembre alla Russia, definendola "responsabile dell'attacco hacker al partito democratico". (Usa 2016, Cia: "Funzionari russi dietro le incursioni degli hacker". Trump: "E' caccia alle streghe", “repubblica.it”, 6 gennaio 2017).

I fondatori di WikiLeaks vogliono ergersi a paladini della giustizia e a detentori della verità, in realtà la situazione è profondamente diversa e non sono pochi i pasticci causati dall’organizzazione internazionale. Le rivelazioni diventano dunque dei veri e propri boomerang che si ritorcono contro i governi e i soggetti che li riguardano.
Anche un Paese sempre molto aperto e precursore della libertà d’informazione come gli Stati Uniti, si sono dovuti confrontare con un sistema pericoloso e sprezzante di ogni regola del vivere civile e democratico.

“Di primo acchito, potrebbe sembrare che le rivelazioni di Wikileaks possano nuocere alla causa del movimento open. Innanzitutto, a essere colpito è proprio il Paese che più di tutti si era fin qui impegnato in strategie di open gov, utilizzando le nuove tecnologie e gli strumenti del Web 2.0 per la gestione della conoscenza e la comunicazione con i cittadini, anche nel settore diplomatico e della difesa. Ora, a causa del Cablogate, tali strategie potrebbero essere gravemente compromesse: come noto, il materiale pubblicato da Wikileaks proviene da un network della difesa americana chiamato Siprnet (ironicamente, Secret Internet Protocol Router Network) nato negli anni ’90 e rivitalizzato dopo l’11 settembre 2001 in modo da consentire la trasmissione di documenti riservati nell’ambito dell’amministrazione statunitense.

Vi avevano accesso circa 2 milioni e mezzo di dipendenti federali. Questa fuga di notizie ha sicuramente incrinato la fiducia delle altre diplomazie, ma anche quella dei cittadini, sia in relazione alle scelte effettuate dal Governo sia in relazione all’incapacità di proteggere la riservatezza dei propri dati. La prima risposta dell’Amministrazione americana, ed è comprensibile, è stata quella di avviare un processo che dovrebbe portare alla revisione delle regole di segretezza delle informazioni. Il rischio è che vi sia una marcia indietro, che gli Stati Uniti si chiudano. Non solo: il fenomeno Wikileaks potrebbe rappresentare una facile scusa per tutti coloro che già non vedevano di buon occhio la liberazione dei dati, rafforzando l’inclinazione tipicamente burocratica al controllo delle informazioni”. (Ernesto Belisario, Wikileaks fa bene o male all’open government?, “apogeonline.com”, 13 gennaio 2011).

A fronte dei primi anni, dove veniva premiata la novità e la freschezza, il 2016 è stato un anno particolarmente difficile e problematico per WikiLeaks, in particolare a causa di un leak sul partito di Erdogan, AKP, sull’archivio mail contenente diverse informazioni sensibili su privati cittadini turchi e un link, postato su Twitter e contenente a sua volta altre informazioni personali su privati cittadini e cittadine in Turchia. Ma non basta. Diverse critiche sono state mosse per la presunta presenza di malware nei documenti, attivati una volta scaricati gli allegati delle mail.

Anche sul fronte americano, WikiLeaks è stata accusata di aver diffuso informazioni confidenziali per nulla di interesse pubblico, a volte banali e per molti raccolti tramite un presunto attacco hacker orchestrato dal governo russo al fine di indebolire la corsa di Hillary Clinton alla Casa Bianca. Anche WikiLeaks sembra dunque in crisi: “Sia nel caso turco che in quello dei DNC Leaks, WikiLeaks ha inoltre risposto in modo sempre molto duro tramite il suo profilo Twitter, rimandando al mittente tutte le critiche e le accuse e dimostrando allo stesso tempo però poca propensione all’accountability verso se stessa, attaccando anche supporter di lunga data, compreso Edward Snowden, che avevano criticato WikiLeaks nel merito di queste due pubblicazioni. A differenza del passato si sta isolando, non coinvolgendo i mass media in questo 2016” (Philip di Salvo, I primi 10 anni di WikiLeaks, “wired.it” , 4 ottobre 2016).