L’Italicum porta novità di rilievo come capilista bloccati, soglia di sbarramento al 3% e pluricandidature, frutto del contemperamento tra le parti

Capilista bloccati

Ciascun partito deve individuare un capolista “bloccato” in ogni collegio. Lo stesso soggetto non può essere capolista per più di 10 collegi.
Ci saranno quindi cento capilista, scelti direttamente dai partiti. Prima sono eletti i capilista, poi – se avanzano posti – i candidati eletti con le preferenze. Dal secondo eletto in poi intervengono dunque le preferenze e ogni elettore o elettrice ne potrà esprimere due.
Renzi ha trovato una spalla in Silvio Berlusconi che non ha ostacolato il suo progetto di far scegliere agli elettori il proprio candidato preferito ad eccezione del capolista che è già scelto e che nei partiti più grandi ha garanzia di elezione. La Camera ha bocciato un emendamento che voleva introdurre il voto di preferenza contro le liste bloccate.
L’ex premier, il 20 gennaio 2015, scriveva su Twitter: “Con Italicum preferenze e singoli candidati di collegio. Spariscono le liste bloccate. Ballottaggio è garanzia antiinciucio #lavoltabuona”.

Le preferenze non rappresentano in realtà un problema perché l’elettore sceglie semplicemente il proprio preferito e le modalità con cui lo fa, generalmente, non sono di suo interesse. Anche ripristinando i collegi uninominali, ci sarebbero comunque obblighi e nomi imposti dall’alto, senza garanzia di trasparenza. La regola vuole che comunque prevalga il volto più conosciuto, quello che ha investito di più in campagna elettorale. Il cosiddetto “Renzusconi” con lista corta, con candidati riconoscibili, abbinata a primarie per consentire ai cittadini di scegliere chi candidare e in quale ordine di lista potrebbe essere la soluzione giusta.
“La conclusione sul nodo preferenze, dunque, è che esse non vanno né esaltate né demonizzate. Esattamente come le liste bloccate, che esistono in Germania, senza che nessuno si scandalizzi: solo che qui liste bloccate e preferenze coesistono e questo potrebbe essere un esempio da seguire anche in Italia, per mettere a tacere i sostenitori contrapposti delle une e delle altre”. (Paola Caporossi, Ecco tutti i pro e i contro dell’Italicum, “europaquotidiano.it”, 27 gennaio 2014). Sui capilista bloccati, la commissione democratica indica invece la preferenza per la scelta di un sistema di collegi. Il bersaniano Federico Fornaro, critica però il documento, perché “non si indica se i collegi siano uninominali maggioritari (candidato di coalizione) oppure uninominali proporzionali (candidato di partito)" (Intesa nel Pd per modificare l’Italicum. Senatori e collegi: ecco che cosa può cambiare, “La Stampa”, 6 novembre 2016).

In realtà è necessario distinguere tra la lista che ottiene il premio e le altre. Nel primo caso, l’alto numero di seggi certamente favorirà l’elezione, oltre che dei capilista scelti direttamente dai partiti, anche di altri rappresentanti indicati dagli elettori. Negli altri casi la possibilità di ottenere il seggio per chi non è capolista si riduce radicalmente. Per tutti i partiti medi o piccoli è certamente esclusa la possibilità che riescano a essere eletti altri oltre ai primi delle rispettive liste.
“Come mai le preferenze sono il male assoluto quando si vota per il Parlamento e poi le utilizziamo per le europee, le regionali, le comunali e le circoscrizionali? Forse dovremmo iniziare a occuparci seriamente della selezione della classe dirigente da parte dei partiti, anziché prendercela di volta in volta con le preferenze e le liste bloccate” (Luigi Di Gregorio, I pro e i contro dell’Italicum, “istitutodipolitica.it”, 11 maggio 2015).

 

Soglia di sbarramento al 3%

L’ultima versione dell’Italicum non prevede poi più tre soglie di sbarramento ma un’unica del 3% su base nazionale per garantire accessibilità al governo a tutti i partiti.
La maggioranza si è quindi adeguata, ritenendo troppo alta la soglia del 5% che impediva l’ingresso dei partiti più piccoli in Parlamento. Per i partiti che correvano da soli, poi, proibitiva era la quota dell’8%. I sondaggi davano dunque inizialmente in Parlamento solo Pd, M5S e FI. Col Salva Lega si è poi proposto di far entrare in Parlamento i piccoli partiti con un forte radicamento sul territorio, cioè i partiti che ottengono il 9% in almeno tre regioni. Poi si è anche parlato di un possibile recupero del miglior perdente all’interno della coalizione.
La richiesta di Napolitano di maggiori tutele per i partiti più piccoli ha fatto la differenza verso il raggiungimento della soglia di sbarramento al 3%.
In realtà però, anche questa soglia non è poi così rilevante dato che la percentuale europea oscilla dal 3% al 5%.
“Col 3% si eviterebbe che i partitini che non raggiungano la soglia facciano, di fatto, i portatori di voti all’interno della coalizione a favore del partito maggiore: la loro percentuale sarebbe chiara al primo turno e spendibile solo all’eventuale secondo turno con accordi trasparenti”. (Paola Caporossi, Ecco tutti i pro e i contro dell’Italicum, “europaquotidiano.it”, 27 gennaio 2014).

Claudio Alessandro Colombrita, 26 gennaio 2017

Le opposizioni non condividono i capilista bloccati

Le opposizioni e soprattutto la minoranza del Pd non hanno mai condiviso i 100 capilista bloccati: "La minoranza Pd ribadisce netta contrarietà al modello elettorale proposto per quanto riguarda l’aspetto dei cento capilista bloccati. Non si può sottrarre ai cittadini la scelta dei parlamentari che la Consulta gli ha restituito". Lo dice Alfredo D’Attorre, al termine della riunione alla Camera.
"I nostri delegati, circa una ventina, saranno quasi tutti assenti, giustificati dallo scarso preavviso della convocazione. Più volte abbiamo contestato questo metodo, facendo notare come una convocazione improvvisa renda impossibile la partecipazione a chi non si trova già a Roma e non fa il parlamentare. Come al solito, inoltre, non ci è pervenuto alcun testo da valutare per preparare la riunione, è tutto nella testa di Renzi al quale facciamo tanti auguri per gli incontri, sicuramente molto più approfonditi, che dedica a Berlusconi e Verdini", spiega Paolo Cosseddu, braccio destro di Civati e membro della direzione nazionale Pd. (Raffaello Binelli, La minoranza del Pd boccia l'asse Renzi-Cav: "No ai capilista bloccati" “il Giornale”, 12 novembre 2014).
La questione non piace affatto ai partiti più piccoli della coalizione, per la ragione che chi supera di poco la soglia di sbarramento è in grado di eleggere al massimo i capilista. Chi è secondo in lista non ha possibilità.

D’altronde, “le pluricandidature si sarebbero potute evitare. Non è un grande spettacolo vedere accapigliarsi i candidati arrivati secondi in diversi collegi in attesa che il loro capolista scelga per quale collegio optare e far eleggere così un altro candidato del proprio partito. Così come non è un grande spettacolo vedere qualcuno che si presenta in 10 territori diversi. Il famoso legame col territorio che pretendiamo in un’ottica maggioritaria viene decisamente indebolito”. (Luigi Di Gregorio, I pro e i contro dell’Italicum, “istitutodipolitica.it”, 11 maggio 2015).
Non c’è un’idea chiara nell’Italicum: il capolista bloccato non equivale alla lista bloccata che volevano i partiti e si crea dunque un ibrido che sa molto di contentino.
Le preferenze chiamano anche comportamenti non proprio ortodossi come corruzione e voto di scambio. La maggioranza non si è assunta la responsabilità di una scelta radicale ed univoca.
Il coordinamento dei senatori ex M5S si è così espresso: "Quella dei capilista bloccati è una stortura inaccettabile sia per i cittadini, che rischiano di vedere compromesso il loro sacrosanto diritto di voto, sia per gli stessi futuri candidati al Parlamento, che diventano vittime di disuguaglianze pesanti". (L.voto,ex M5S:no capilista bloccati, “tgcom24.mediaset.it”, 20 gennaio 2015).

Al contrario del Mattarellum, che assegnava il seggio solo al candidato più votato di un collegio, in questo caso sarebbero eletti quasi tutti i capilista, sicuramente quelli dei partiti maggiori. Un candidato può ottenere più preferenze del capolista ma sarà solo quest’ultimo a salire. Una contraddizione clamorosa che non lascia affatto contenti gli oppositori. Inoltre parecchio controversa risulta anche la possibilità di candidarsi in massimo 10 collegi, una pluricandidatura solo di facciata e che non rispecchia il voto che via via esprimeranno gli italiani.
Non risparmia critiche Gaetano Azzariti, politico e costituzionalista: “In conclusione sul profilo dei capilista vorrei esprimere l’opinione che – al di là di eventuali incostituzionalità del sistema prescelto – la soluzione adottata non appare per nulla lineare. Un ibrido insensato tra sistema di lista e quello uninominale. Se non si voleva adottare un tipico sistema di lista plurinominale, meglio sarebbe stato scegliere il classico sistema uninominale. Almeno, senza fingimenti, si sarebbe trovato un equilibrio tra scelta dei partiti e quella degli elettori. I primi indicano le persone da cui farsi rappresentare nei singoli collegi, ai secondi rimane la possibilità di scegliere se votare per uno o l’altro tra i candidati presentati. I partiti scelgono chi vogliono far eleggere, mentre gli elettori scelgono chi votare” (Seminario, i pro e i contro dell’Italicum, “Nomos”, a cura di Alessandro Gigliotti, consultato il 10 gennaio 2017).
La soglia di sbarramento al 3% nazionale appare troppo bassa e debole, sicuramente in contraddizione con il premio di maggioranza per il primo partito. Si stima dunque che subentreranno circa 7 partiti in Parlamento.