Riforma presidenzialista dello Stato italiano

In Italia, il dibattito su una revisione in senso presidenzialista dello Stato si è aperto nel 2013, dividendo studiosi e politici. In linea generale, i partiti di destra sostengono questo modello, a garanzia di una maggiore governabilità, la sinistra invece ne contesta la rigidità e l’inadeguatezza.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - La riforma in senso presidenzialista dello Stato italiano è in grado di fronteggiare le situazioni di crisi

La crisi istituzionale dello Stato italiano può essere superata con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e dandogli un ruolo meno neutrale. Tale necessità è provata dalla scarsa efficacia delle ultime riforme. Nei momenti di crisi è necessaria la presenza di grandi personalità, che abbiano un progetto politico in grado di interpretare il presente e disegnare il futuro.

La riforma presidenzialista è inadeguata per superare la crisi istituzionale italiana. Il presidenzialismo ha dei limiti di efficacia. Il modello USA è rigido quando è necessario liberarsi di un Presidente incapace o che ha violato i limiti della legalità. Anche nel semipresidenzialismo ci sono elementi paralizzanti, come la coabitazione di un Presidente e un premier di parti politiche diverse.

02 - La riforma presidenzialista dello Stato garantisce governabilità

Il presidenzialismo garantisce governabilità attraverso un rafforzamento delle competenze e dei poteri di chi governa. Ciò che contraddistingue il sistema presidenziale è il rapporto diretto tra persona e istituzione, mai tanto stretto come nel presidenzialismo. In Italia un modello di questo tipo è quello del Sindaco: soggetto vicino al popolo e direttamente controllabile nelle sue iniziative.

Il presidenzialismo potrebbe ledere la governabilità, soprattutto per la rigidità della durata del mandato, prestabilita e inalterabile, insufficiente alla realizzazione del programma. Il sistema presidenziale, affidando il potere a un uomo solo, non risolve il problema della rappresentanza. L’Italia ha caratteristiche culturali che potrebbero travisare la governabilità in forme di decisionismo.

03 - La riforma presidenzialista non assicura l’identificabilità tra il Presidente e i suoi elettori

Nel presidenzialismo c’è un rapporto diretto tra Presidente ed elettori, che garantisce identificabilità e responsabilità degli eletti: l’eletto sarà responsabile della sua politica. Ciò dà la possibilità di esercitare il diritto di voto in modo consapevole e razionale. Inoltre, il rapporto tra presidente e assemblee rappresentative, entrambi eletti dal popolo, impedisce derive antidemocratiche.

Il sistema presidenziale rischia di tradursi in una forma di decisionismo, come in Sudamerica. Ciò accade in contesti privi di quella cultura liberale che ispira il costituzionalismo nordamericano. Il Presidente della Repubblica in Italia potrebbe trasformarsi in un decisore solitario, cui la legittimazione popolare rischierebbe di consentire un’azione indiscriminatamente autonoma.

04 - Il presidenzialismo non è un sistema democratico, con meccanismi rappresentativi

L’elezione diretta del Presidente della Repubblica assicura che questi sia scelto dai cittadini, rappresentando, dunque, la nazione, anziché i partiti. Rispetto alla forma parlamentare, questo sistema ha maggiore connotazione rappresentativa. Nei sistemi presidenziali il Presidente è rappresentativo del popolo che lo sceglie e al quale egli deve rispondere, benché goda di autonomia decisionale.

Il presidenzialismo è in contraddizione con la democrazia partecipativa, definita dalla Costituzione. La sovranità, secondo i padri costituenti, non deriva dal popolo ma gli appartiene, e continua ad appartenergli, non trasferendosi con l’elezione. Nella democrazia italiana non c’è il trasferimento della sovranità, ma il suo esercizio da parte del popolo anche attraverso i suoi rappresentanti.

05 - Il presidenzialismo produce degenerazioni personalistiche

La cultura politica italiana cerca di evitare l’affermazione di una leadership forte. L’opposizione nasce dall’esperienza mussoliniana e dalla paura della riduzione del potere dei partiti. Tuttavia, le degenerazioni personalistiche e la mediatizzazione della politica in Italia sono indipendenti dalla forma di governo. Il problema non è la struttura istituzionale, bensì la pessima classe politica.

In assenza di un sistema di partiti solido, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica può portare verso il plebiscitarismo. Per alcuni costituzionalisti, si estremizza la tendenza al leaderismo già presente nel nostro sistema. Infatti in Italia non vi è un problema di debolezza istituzionale del governo, ma di assenza di maggioranze che si formino sui programmi e non intorno ai leader.

06 - La riforma in senso presidenzialista non escluderebbe la presenza di forme di garanzia

Il sistema presidenziale non esclude forme di bilanciamento dei poteri che limitano quelli del Presidente della Repubblica. È confutabile la tesi del cosiddetto “complesso del tiranno”, che paventa l’instaurarsi di un sistema decisionale unilaterale in capo a un soggetto senza alcuna forma di controllo e/o garanzia. Nulla vieta l’elezione di un Presidente-governante e di un Presidente-garante.

La riforma presidenzialista elimina la figura di garanzia costituita dal Presidente della Repubblica, il quale, nel nostro sistema, è capace di influenzare i processi politici. Mancherebbe la sua posizione super partes di rappresentante dell’unità nazionale. Questo ruolo non potrebbe essere svolto da un Presidente eletto direttamente, in quanto sarebbe espressione e capo della maggioranza.

07 - In Italia esiste un sistema presidenziale di fatto

In Italia si è realizzata una presidenzializzazione del Capo dello Stato garante. Ciò sarebbe avvenuto poiché i poteri della presidenza sfuggono a una precisa definizione e sono destinati ad ampliarsi quanto maggiore è il discredito che colpisce i partiti e il sistema politico. La svolta in senso presidenziale, quindi, sarebbe l’ufficializzazione di una realtà istituzionale già presente.

Il Presidente della Repubblica è protagonista delle vicende di governo, poiché i suoi poteri non dipendono dalla legittimazione popolare, bensì da un accordo tra le forze politiche. Egli non è espressione di una parte, bensì interprete delle esigenze profonde del paese, che fa leva più sulla propria qualifica di rappresentante e garante dell’unità nazionale che su quella di capo dello Stato.

08 - In Italia non ci sono le stesse condizioni storiche, economiche e sociali dei Paesi che hanno sviluppato forme statali presidenziali

Il prof. Quagliarello, ha comparato la situazione italiana e quella francese, partendo dalla trasformazione della Francia da Repubblica parlamentare a presidenziale. A fronte di due costituzioni simili, la ragione della diversificazione potrebbe stare nell’assenza di personalità che potessero avere in l’Italia il ruolo che ha avuto in Francia De Gaulle, di ricomposizione dell’unità nazionale.

Benché Francia e Italia avessero costituzioni simili all’epoca di De Gaulle, la percezione del presidenzialismo era differente. In Italia l’affermazione di un Presidente era vista negativamente, poiché avrebbe turbato il sistema dei partiti. Il presidenzialismo non crea problemi di accentramento dei poteri in paesi dove il capo del governo è il prodotto di partiti che hanno una vita democratica.

09 - Il presidenzialismo è un tema bipartisan

La proposta di riforma presidenzialista del governo era appannaggio della destra. C’è stata però una svolta negli ultimi decenni, che hanno visto questa opzione condivisa da personaggi di più parti politiche come Romano Prodi, che si è dichiarato a favore del semipresidenzialismo francese per la capacità di dare al paese un governo stabile. La convergenza su questo tema appare dunque bipartisan.

Il presidenzialismo è un tema tradizionale della destra autoritaria, cavallo di battaglia già del Movimento Sociale Italiano, poi portato avanti da Berlusconi. È invece estraneo alla visione democratica della sinistra e dei partiti cattolici. Questi ultimi si sono sempre opposti alla concezione politica che il potere poteva incarnarsi nell'uomo solo al comando.