Quote rosa nella legge elettorale

L’introduzione delle quote rosa nella legge elettorale è ritenuta, da parte dei sostenitori, garanzia di una maggiore rappresentatività della composizione sociale a livello parlamentare. Per i detrattori, invece, questa normativa produrrebbe una discriminazione alla rovescia rispetto alle altre minoranze non ugualmente tutelate.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Le quote rosa sono lo strumento che garantisce la parità di genere

Il Parlamento italiano non è mai riuscito a raggiungere una presenza femminile superiore al 50%. Per raggiungere la parità di genere è necessario introdurre nella legge elettorale il 50% dei capilista donne e l'alternanza di genere. Le quote rosa rappresentano, inoltre, un primo passo per un effettivo riconoscimento del ruolo svolto dalle donne nella vita politica del paese.

Le quote rosa non garantiscono la parità di genere, poiché il superamento delle barriere culturali non può avvenire con l’approvazione di una legge. È inoltre irrazionale riequilibrare la parità su un’idea di differenziazione. Nel caso d’introduzione dell’obbligo del 50% di donne capolista, la selezione avverrà all’interno delle segreterie dei partiti, senza garanzia di una scelta per competenza.

02 - Le quote rosa rappresentano l’attuazione di un principio costituzionale di parità

Nel diritto alla parità di genere si riflette il diritto di eguale partecipazione alla rappresentanza politica, in conformità con gli articoli 3 e 51 della nostra Costituzione. L’introduzione delle quote rosa è dunque coerente con una visione della democrazia nella quale tutti devono poter godere del diritto di essere presenti e rappresentati a livello politico, di votare di poter essere eletti.

Le quote rosa rendono la legge elettorale incostituzionale, poiché sono fondate su una spinta emotiva, strumentalizzata politicamente. L’art. 51 della Costituzione, infatti, fa riferimento a un concetto di parità in una logica antidiscriminatoria, che presuppone una situazione di diseguaglianza che non può essere riconosciuta nella competizione elettorale.

03 - Le quote rose limitano il diritto di scelta dell’elettore

Secondo Lorenza Carlassarre laddove non si mantenga il sistema delle liste bloccate devono esserci le quote rosa (doppio capolista o doppia preferenza). Questo garantisce la piena parità di chance. L’eurodeputata Silvia Costa ricorda la modifica dell’articolo 51 della Costituzione, che ha consentito di ottenere pari opportunità nella rappresentanza in lista e nella possibilità di essere eletti.

Così come le liste bloccate, anche le quote rosa rappresentano una forzatura al diritto di scelta dell’elettore, poiché impediscono ai cittadini di esprimere le proprie preferenze, rendendo il sistema elettorale antidemocratico. Secondo i contrari, la parità di genere deve essere garantita nella composizione della lista, non nell’espressione della preferenza.

04 - Le quote rosa producono delle “riserve indiane”

Il paragone delle quote rosa alle riserve indiane è un’argomentazione ideologica. Le quote rosa sono uno strumento atto a garantire un principio di civiltà: la parità tra i sessi. Tale discussione mostra l’arretratezza italiana, la quale sconta un deficit culturale che ha impedito di garantire la rappresentanza di genere sia nelle istituzioni politiche che nelle posizioni apicali della società.

L’inserimento delle quote rosa in Italia aumenta e non riduce la disparità tra sessi, creando una specie di riserva indiana. Questo perché esistono delle differenze tra la situazione italiana delle donne in politica e quelle delle categorie svantaggiate, agevolate con sistemi simili a quote in altri paesi. Inoltre, altrove le donne hanno raggiunto la parità in ambienti sociali e di lavoro da sole.

05 - Le quote rosa sono spia di un’arretratezza del sistema di rappresentanza democratica

L’inserimento delle quote rosa nella legge elettorale segna l’emancipazione culturale e politica della donna. L'art. 51 della Costituzione prevede che il legislatore promuova con "appositi provvedimenti" le pari opportunità perché queste non si realizzano spontaneamente. Per questo diversi paesi hanno adottato quote, altri sono andati oltre, affermato il criterio della parità di donne in lista.

Il dibattito sull’inserimento delle quote rosa in Italia prova l'arretratezza culturale del paese. Con tale inserimento si riconoscere che le donne sono una specie da proteggere. Non è l’alternanza dei sessi nelle liste elettorali che garantisce il rispetto della donna nella politica. La presenza di entrambi i generi dovrebbe essere la naturale conseguenza di una votazione libera e democratica.

06 - Le quote rosa vanno a discapito dei meriti effettivi

I favorevoli all’inserimento delle quote rosa ritengono che queste non andrebbero a discapito del merito, ma permetterebbero alle donne di avere la stessa opportunità d’inserimento nelle istituzioni, dove esiste un predominio maschile. Il tema del merito negato è un alibi per nascondere le discriminazioni: è proprio tale atteggiamento che tiene fuori dalle Aule parlamentari competenze preziose.

L’introduzione delle quote rosa produce effetti negativi in relazione al merito. Può succedere che ci siano donne candidate non perché competenti, ma in quando donne. Non si può pensare che una donna competente non riesca a fare politica per merito e sia necessario riconoscerle una corsia preferenziale. Se si riuscisse a imporre la meritocrazia effettiva non ci sarebbe bisogno di alcuna quota.

07 - Le quote rosa sono un tema condiviso da ampie porzioni di tutti i partiti

La battaglia per l’inserimento delle quote rosa è condivisa dalle donne presenti in tutti i partiti, come dimostra l’appello del 7 marzo 2014 delle 90 deputate ai rispettivi leader di partito per l’inserimento di garanzie per la presenza paritaria delle donne in Parlamento. Inoltre, quasi tutti i modelli di legge elettorale sono compatibili con tecniche di garanzia della parità di genere.

La trasversalità della proposta delle parlamentari di inserire le quote rosa nella legge elettorale non riflette l’omogeneità dei consensi sul tema. In realtà, la proposta divide molto. Lea Melandri evidenzia la debolezza che sta alla base dell’unione politica trasversale sulle quote rosa, che è rappresentata dall’appartenenza al medesimo genere, fatto che mette in secondo piano le idee politiche.