Democrazia digitale

La democrazia è in crisi e la modernità impone un suo ripensamento: il web ha modificato i rapporti in ambito politico. Oggi si parla di “democrazia digitale”, in riferimento all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in ambito politico, che eliminano la mediazione dei partiti, ma anche di democrazia “diretta”, “partecipativa”, fino ad arrivare all'“iperdemocrazia”.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Lo spazio digitale incrementa la partecipazione democratica

La rete tende a influire sui sistemi politici: può integrare e migliorare l’attuale democrazia rappresentativa. Almeno teoricamente, infatti, può riavvicinare i cittadini alla partecipazione della cosa pubblica, favorendo il dialogo con i rappresentanti e ampliando i momenti della consultazione. Dopo la crisi dei partiti di massa, la rete rende possibili nuovi spazi di partecipazione.

La possibilità di condividere e comunicare in rete non aumenta la partecipazione alla politica: l’astensionismo e la sfiducia nelle Istituzioni persistono. Anzi, la rete può configurarsi come strumento di controllo. esistono, inoltre, problemi di ordine tecnico, come il digital divide e la carenza di piattaforme idonee: anche quella del M5S presenta carenze, come denunciato da Davide Barillari.

02 - La “democrazia” digitale replica i poteri forti

I nuovi media hanno permesso a esperienze locali e sociali periferiche di connettersi, al di fuori del controllo dei soggetti politici e dei media tradizionali. Il sociologo Manuel Castells, nel suo libro, Reti di indignazione e speranza. Movimenti sociali nell'era di Internet analizza i movimenti di protesta nati “dal basso” sul web e ne evidenzia il carattere di autonomia dai poteri forti.

Il filosofo Alberto Burgio individua nell’antipolitica e nella richiesta di iperdemocrazia la genesi di una personalizzazione del potere e una deriva plebiscitaria. Nella storia non esiste “alcun esempio di esercizio della sovranità da parte di un'intera popolazione”. “[è] evidente l’incoercibile scivolamento della pretesa partecipazione diretta alla sovranità verso l’affidamento al capo”.

03 - La realtà digitale garantisce la trasparenza e la tracciabilità, valori indiscussi della democrazia

La rete crea uno spazio di diffusione e comunicazione che garantisce inclusività, universalità e trasparenza. L'auspicio è che ciascuno possa avere libero accesso alle decisioni politiche. La trasparenza che si crea è “simmetrica”: se è vero che il cittadino rientra in uno spazio virtuale sempre più controllato, anche l'operato dei politici può essere controllato dai cittadini.

La possibilità che il cittadino entri nelle aule del governo non è sempre positivo per la democrazia. Per Roberto Casati “la costruzione democratica ha bisogno di spazi di invisibilità e di oblio”. Anche dal lato opposto: quando lo Stato o le organizzazioni possono entrare nella vita pubblica e privata dei cittadini, il limite che divide trasparenza e controllo si fa sempre più sottile.

04 - Non può esistere una democrazia diretta, nemmeno nell'era digitale

Antonio Sgobba, collegandosi alle tesi di Norberto Bobbio, ripercorre le voci critiche dell'idea di democrazia diretta. Egli confuta la sua stessa possibilità nella società complessa, poiché nella storia esperienze tali non sono mai esistite, neanche la polis greca era completamente democratica. Ugualmente critica è l’idea di Massimo Fini, nella sua analisi del fenomeno del M5S.