Intelligenza artificiale, un rischio per l'umanità

Come funziona l’intelligenza? Esisteranno mai macchine veramente intelligenti? Dobbiamo preoccuparci per il futuro sviluppo di tali tecnologie? Il dibattito è più vivo che mai, e assistiamo alla nascita e allo sviluppo di nuove discipline e campi d’indagine che a loro volta producono interpretazioni specifiche nate da specifici background culturali, che arricchiscono il tavolo del confronto.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Gli sviluppi estremi dell’intelligenza artificiale saranno fatali per la specie umana

L’intelligenza artificiale ha il potenziale per cambiare il destino dell’umanità, sia in meglio che in peggio. Non potremo competere con entità potenzialmente in grado di riprogettarsi e migliorarsi autonomamente e in modo più efficiente di quanto non facciano i sistemi biologici. Bisogna agire in anticipo sviluppando strutture in grado di canalizzare gli sviluppi futuri in direzioni positive.

Eric Schmidt, uno dei dirigenti di Alphabet, ritiene che i progressi dell’IA saranno a beneficio dell’umanità. Un esempio di questo trend sono alcuni recenti studi volti a combattere la povertà estrema. La soluzione, secondo Demis Hassabis, CEO di Deepmind, potrebbe arrivare con la creazione di intelligenze artificiali di tipo generico, che porterebbero una visione planetaria dei problemi.

02 - Una lettera contro le armi intelligenti unisce scienziati e imprenditori contro una nuova corsa agli armamenti

La paura dell’avvento di armi controllate da forme di intelligenza artificiale ha spinto migliaia di scienziati e imprenditori del settore a sottoscrivere una lettera con l’intento di proporre la messa al bando delle armi “intelligenti”. La questione, dall’ambito militare si sta allargando ad altri settori in cui l’intelligenza artificiale potrebbe presto giocare il ruolo principale.

Non tutti gli esperti del settore dell’IA sono d’accordo con l’allarmismo sollevato dalla lettera aperta, firmata da migliaia di scienziati e imprenditori, contro lo sviluppo di armi autonome. Sistemi intelligenti armati potrebbero diventare più bravi degli uomini a salvare vite umane. Esisterebbe già il potenziale per prefigurare un futuro dove i robot saranno soldati migliori degli uomini.

03 - L’IA sarà il prossimo digital divide e creerà una spaccatura insanabile tra chi ha e chi non ha accesso a tali risorse

L’impatto dell’IA sul mondo del lavoro e dell’economia potrebbe generare una nuova forma di digital divide tra chi riuscirà a sfruttarne i vantaggi e chi no. Le grandi aziende dell’IA stanno aprendo la strada ai piccoli sviluppatori di prodotti commerciabili, ma ciò potrebbe giungere al punto da rendere superfluo il lavoro umano e creare nuove sacche di povertà.

Ci sono degli applicativi del machine learning in via di sviluppo e che potrebbero permetterci di mappare le situazioni di povertà estrema sparse in giro per il mondo, al fine di intervenire in maniera mirata ed efficace. Si tratta di tecnologie giovani ma promettenti, le quali potrebbero far pendere l’ago della bilancia verso un utilizzo etico dell’intelligenza artificiale.

04 - Il Postumanesimo e il ruolo centrale della tecnologia

Anche per il postumanesimo la tecnologia gioca un ruolo centrale nel processo poietico umano. Postumanesimo e transumanesimo sono diversi nei presupposti teorici: riporre aspettative nella tecnologia non vuol dire affidarsi in toto a essa a discapito della connotazione biologica. Il Postumanesimo non considera gli oggetti tecnici come meri strumenti, ma come partner nel processo ontologico umano.

05 - Il Transumanesimo e la fiducia nel mezzo tecnologico

Il transumanesimo, di tradizione umanista e illuminista, tende a riaffermare l’idea di una supremazia della ragione. In ambito di intelligenza artificiale, la propensione transumanista è quella di lavorare per una fusione che permetta all’uomo di oltrepassare i limiti impostigli dalla natura e che generi una nuova forma di intelligenza, dove biologico e tecnologico siano pressoché indistinguibili.

06 - I robot sottrarranno lavoro e dignità all’uomo

Dall’American Association for the Advancement of Science arriva il monito: il 50% dei posti di lavoro potrebbe essere a rischio. È in gioco non solo il lavoro come fonte di benessere economico, ma anche il suo dare una dignità alla vita degli uomini. Il lavoro umano non può reggere il confronto con quello robotico in termini di convenienza, e il tema non è ancora stato affrontato con serietà.

L’umanità si è trovata ad affrontare cambiamenti le cui conseguenze si sono protratte per secoli. Così è stato per le rivoluzioni agricola e industriale, le quali hanno apportato benefici alla vita degli uomini, ma non senza intoppi. È noto il caso dei luddisti, un gruppo di lavoratori del settore tessile che nel XIX secolo si connotò per la forte avversione alle innovazioni di tipo tecnologico.

07 - I robot ci ruberanno il lavoro

È diffusa la paura che un domani i robot sostituiscano gli umani in molti contesti lavorativi. È un tema complesso del quale discutono anche le Nazioni Unite e la Banca Mondiale. C’è, tuttavia, chi vede nell’automazione del lavoro una prospettiva di crescita. Ciò non significa che l’impatto sarà meno traumatico, ma che se prepariamo le nuove generazioni, potremmo subire un contraccolpo minore.

Jeffrey Dorman sostiene che le macchine non possano sostituire l’uomo, poiché incapaci di svolgere attività creative. L’automazione si imporrà in sempre più contesti, ma spesso le rivoluzioni che possono sembrare foriere di crisi, favoriscono la crescita sociale ed economica. È stato il caso dell’agricoltura, il cui sviluppo a partire dal XIX secolo avrebbe dovuto produrre una situazione di crisi.