Riforma costituzionale

Dopo l’approvazione alla Camera del disegno di legge sulla riforma costituzionale, la parola è passata al popolo, chiamato ad esprimersi attraverso un referendum confermativo. La consultazione referendaria del 4 dicembre 2016 ha visto la vittoria del No, con il 59,12%. Il disegno di legge votato era ritenuto valido e semplificativo da alcuni e ingarbugliato e mal scritto da altri. La mancata approvazione della riforma ha portato alle dimissioni del premier Matteo Renzi e la nomina del nuovo governo Gentiloni.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Il superamento del bicameralismo perfetto è passo fondamentale e improcrastinabile per una Repubblica parlamentare. Previsto solo il voto di fiducia alla Camera

La riforma costituzionale avrebbe superato il sistema istituzionale attuale basato su un bicameralismo perfetto. Essa prevedeva alcuni cambiamenti, tesi ad una differenziazione delle due Camere. Si andava verso un bicameralismo imperfetto, con il Senato che avrebbe rappresentato le autonomie regionali e partecipato solo marginalmente all’iter per l’approvazione delle leggi.

La riforma costituzionale avrebbe creato uno stravolgimento della Costituzione e dell’assetto istituzionale. Il bicameralismo non sarebbe stato superato ma reso più confuso, ingenerando conflitti di competenza fra Stato e Regioni e tra Camera e Senato. Quest’ultimo avrebbe avuto un ruolo non ben definito: il procedimento legislativo non sarebbe stato semplificato ma reso più complesso e l’assetto regionale risultato fortemente indebolito.

02 - La riforma costituzionale avrebbe reso più snello e veloce il procedimento legislativo

Il disegno di legge Boschi mirava a semplificare il procedimento legislativo, responsabilizzando la Camera e liberando il Senato da competenze “doppioni”. Il nuovo Senato avrebbe avuto un potere legislativo pieno su alcune materie, mentre in generale avrebbe potuto sottoporre qualsiasi testo di legge a un esame. L’ultima parola spettava però alla Camera, che avrebbe potuto accettare o rifiutare le eventuali proposte del Senato.

La riforma, concepita per snellire il procedimento legislativo, avrebbe realizzato l’effetto opposto. Si configuravano, infatti, sino a dieci iter possibili diversi, con competenze non ben definite per il nuovo Senato. Si rischiava di sovraccaricare la Corte Costituzionale con nuovi ricorsi e di privare i senatori della possibilità democratica di incidere sui testi di legge.

03 - Sarebbe stato diminuito il numero dei parlamentari e abolito il CNEL, realizzando un notevole risparmio

Le unità in Parlamento sarebbero state ridotte di 220 e abolito il CNEL, realizzando dunque una razionalizzazione dei costi auspicata ormai da molti anni. Sarebbero state soppresse definitivamente le Province e qualsiasi riferimento ad esse nel testo costituzionale.

La riforma avrebbe inciso solo parzialmente sui costi, ridotti molto meno di quando il fronte del Sì voglia far credere. A parte l’abolizione del CNEL, esistono modi più efficaci per tagliare la spesa pubblica e realizzare un maggior equilibrio tra tutti i soggetti protagonisti della scena politica italiana.

04 - Con l’introduzione di istituti come il referendum propositivo, la riforma avrebbe incrementato le forme di democrazia diretta

La riforma mirava a rafforzare la democrazia diretta, elemento indispensabile e fondante di ogni repubblica. Sarebbe stato introdotto il referendum propositivo e sono aumentate in generale le garanzie in tal senso, indirizzando il nostro paese verso un maggior equilibrio democratico.

La sovranità popolare non veniva ancora una volta realizzata. Quorum più alti, complessità e incremento del numeri di cittadini necessari per dare impulso all’attività legislativa sono punti controversi su cui il fronte del No ha fatto leva per mettere in discussione il testo della riforma costituzionale.

05 - Il nuovo Senato sarebbe diventato una camera di compensazione tra Stato e Regioni, diminuendo così i casi di contenzioso

La riforma avrebbe inciso sul Titolo V della Costituzione, armonizzando le competenze statali e quelle regionali. Sarebbero stati ridotti i casi di contenzioso. Attraverso la nuova struttura del Senato, il ruolo delle Regioni, che sono inoltre sgravate da compiti che si sono rivelati in passato difficili da eseguire, sarebbe stato valorizzato. Sarebbero state soppresse le materie a la legislazione concorrente.

Il disegno di legge Boschi avrebbe rafforza oltremodo l’autonomia statale a scapito di quella regionale. Sarebbero state eliminate le competenze concorrenti, con rinuncia alla leale cooperazione tra Stato e Regioni, privilegiando un modello competitivo. Gli errori della mancata riforma del 2001 non sarebbero stati corretti ma accentuati. La riforma non avrebbe coinvolto però le Regioni a statuto speciale.

06 - La riforma non sarebbe stata legittima perché era sostenuta da una maggioranza ristretta e frutto di una legge elettorale dichiarata incostituzionale

Il testo della riforma è stato frutto di convergenze tra maggioranza e opposizione. La non completa uniformità di vedute è derivata da un atteggiamento ostruzionista dei partiti dell’opposizione che hanno sin dall’inizio rifuggito il dialogo. Inoltre, la polemica sul Porcellum non è fondata perché la Corte Costituzionale ha affermato la non incidenza della decisione sui poteri del Parlamento attuale.

La riforma costituzionale è stata frutto di un accordo tra una maggioranza variabile e flessibile e non è un compromesso tra tutte le parti politiche. Essa, inoltre, sarebbe stata illegittima poiché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale. Critiche anche alla nuova legge elettorale, l’Italicum, che consegnerebbe il Parlamento nelle mani di pochi.

07 - Il testo di legge era poco chiaro e controverso. Un unico quesito su materie eterogenee poteva generare confusione nell’elettorato

La riforma era coerente ed unitaria e il referendum cui sono stati chiamati gli elettori a dicembre ha offerto un quesito chiaro e di cambiamento rispetto ad una Carta Costituzionale percepita come statica. Il testo era complesso ma razionale.

Il disegno di legge Boschi era contraddistinto da confusione e pressappochismo. Un unico quesito, troppe scelte diverse tra loro, il tutto ingenera grande confusione in un elettorato già poco esperto in materia. Auspicabile sarebbe stata la moltiplicazione dei quesiti e la chiarificazione di alcuni aspetti controversi del testo di legge.

08 - La riforma avrebbe portato un accentramento di potere in capo al governo e il referendum che non avrebbe dovuto subire condizionamenti politici

Il fatto che sia stato il governo a proporre la riforma costituzionale non rappresenta né una novità né uno scandalo. La decretazione d’urgenza subisce delle opportune limitazioni per evitarne l’abuso. L’ultima parola spetta sempre al Parlamento, unico detentore del potere legislativo.

Il governo è stato protagonista indiscusso della riforma costituzionale. Il suo potere si sarebbe rafforzato con disegni di legge più facili da presentare e una maggioranza più compatta da poter manipolare. La proposta è nata dal governo e Matteo Renzi ne ha fatto una questione personale da cui dipendeva la sua permanenza.

09 - L’esito del referendum e la conseguente bocciatura della riforma costituzionale non ha conseguenze irreparabili per la maggioranza di governo

10 - La larga vittoria del No impone un periodo di riflessione e un governo di transizione. No alle elezioni immediate

11 - La vittoria del No al referendum porta conseguenze negative sull’UE e sui mercati europei